Mkhitaryan apre alla Serie A: “Tutto è possibile, mai dire mai”
Il suo Borussia Dortmund è l’unica squadra che tiene testa al Bayern Monaco in Bundesliga e sta volando in Europa League. Henrikh Mkhitaryan, dopo un paio di stagioni d’ambientamento è letteralmente esploso: 19 reti e 20 assist sono un bottino straordinario per un centrocampista, seppur offensivo. Il talentuoso armeno si è raccontato alla Gazzetta dello Sport, aprendo le porte ad un possibile approdo in Italia, lui che fu ad un passo dal Chievo quando era ragazzino: “Fui sconsigliato. Evidentemente doveva andare così”.
ALLENATORI – “Aiutavo Lucescu a parlare con i giocatori brasiliani, visto che nel mio stage al San Paolo a 13 anni avevo imparato il portoghese. E presi confidenza con l’italiano grazie a lui. Ma soprattutto nello Shakhtar ho scoperto il grande calcio. Con Klopp il nostro era un calcio forsennato: pressing e contropiede. Invece Tuchel ci ha cambiato la vita: ora comandiamo noi il gioco e io ho più libertà per attaccare. Grazie a lui adesso so rendermi più utile. Con Lucescu giocavo da numero 6, poi ho agito da 8 e da 10. Sono state tutte esperienze utili, ora mi ritengo completo ma so bene che ogni giorno devo impegnarmi per essere più veloce, più concentrato e provare a migliorare sempre la tecnica.
FUTURO BIANCONERO? – “È una stagione esaltante per il Borussia, voglio dare il massimo per questo club. Qui mi trovo benissimo. Ma nella carriera di un calciatore tutto può cambiare in fretta. In questa vita tutto è possibile, io alla Juventus non si sa mai. Ecco perché non dico nulla sulla Juve o altre squadre. In estate vedremo. È più importante scegliere bene il club in cui puoi dare il meglio di te. Non sono sostituto di Pirlo, lui è stato unico, un dio del calcio. Oltre che per la tecnica mi impressiona per la capacità di fare gioco. Quest’anno aubameyang e Reus davanti si integrano alla perfezione: io ho la libertà di svariare da destra a sinistra per giocare tra le linee. Così segniamo tutti tanto e io mi diverto a mandarli in gol”.
PASSIONI – “Sono molto legato a mia madre Marina e mia sorella Monika. Con loro sono sempre in contatto e le consulto per tutte le decisioni importanti. Ma alla fine scelgo io. Mia madre lavora per la Federazione armena e mia sorella all’Uefa. A volte capiscono più loro di calcio di alcuni uomini. Raiola è crazy, io ho un carattere riservato, ma sin dal primo momento ci siamo intesi su un fatto: accetto i suoi consigli ma anch’io sono “crazy” a mio modo. E non mi può imporre nulla. La passione per gli scacchi aiuta perché allena a pensare rapidamente: come in campo. Mi manca un solo esame, in estate conto di tornare in Armenia per laurearmi. Mi sono sacrificato in questi anni perché sono convinto che a fine carriera avrò più chance: il mondo dell’economia mi piace. Spesso molti miei colleghi pensano solo a divertirsi con il telefonino. Io provo ad avere altri interessi. Torno volentieri a Erevan, è una gran bella città. Mi piacerebbe tornare a vivere lì. Con l’aiuto di mia madre, che si occupa di calcio giovanile, quest’inverno ho incontrato tanti bambini, anche per regalare loro un momento di felicità. Mi auguro che in Armenia nascano calciatori più forti di me. Gli armeni sono orgogliosi per chi ha successo all’estero. Lì la vita non è facile, è bello che abbiano messaggi positivi.