Cara Fiorentina, il silenzio è d’oro…

Cara Fiorentina, il silenzio è d’oro…

della valle-fiorentina

Un mese, ecco quanto tempo distanzia la Fiorentina dall’ultima vittoria ufficiale. Un’enormità nel calcio moderno (e non) per qualsivoglia squadra cerchi di spiccare il volo nella Serie A più combattiva di sempre, o almeno degli ultimi 5 anni. Il pari del Matusa è l’emblema del momento no gigliato: pali, traverse, miracoli di Leali (mai così reattivo in tutta la stagione) e tanto nervosismo con, addirittura, Sousa che a fine primo tempo rischia le botte cercando di dividere i litiganti. In questo caso il terzo non gode, tutt’altro.

SILENZIO D’ORO Ripartiamo proprio dal tecnico della Fiorentina che a fine gara spiega: “Hanno cercato di provocare alcuni nostri giocatori durante il primo tempo, mentre nel secondo tempo ci siamo concentrati di più sulla partita”, il che è un bel dire sapendo che per la prima mezz’ora si è intravista, o forse no, una viola semi-inesistente e un Frosinone battagliero; del resto cosa ci si aspettava da una squadra che lotta per la salvezza? Un lasciapassare a costo zero? Manco per sogno, e infatti la grinta degli uomini di Stellone, simpatica o meno, si è vista in mezzo al campo, quella dei viola decisamente meno sebbene i toscani, a fronte del risultato di Roma-Inter, avrebbero dovuto “mangiarsi l’erba” con tanto di strisce, pallone e spalti. Visto che i gol non arrivano ci pensano allora le parole a rincuorare i tifosi: “Siamo a cinque punti dalla Champions ma mancano ancora molte gare. Sono certo che verrà fatto di tutto per realizzare qualcosa di straordinario” firmato Andrea Rogg, DG Fiorentina. Oggi la conferma da parte della società di voler puntare in alto, crederci fino in fondo, per strappare il maledetto 3° posto. Tutti bellissimi slogan che nessuno si affanna a mettere in pratica perchè sembrano autoavverarsi da soli, almeno tra i corridoi di Viale Fanti, mentre nella testa dei supporter e, soprattutto, in classifica zero riscontri, vuoto pneumatico e silenzio assordante da parte della Fiorentina (squadra) che non solo non riesce a mettere a verbale punti, tutt’altro, denuncia uno stato febbrile di tristezza generale, combinato disposto di: pochi gol, altrettante idee e scarsa personalità. Insomma deriva completa, o quasi, che nemmeno il tecnico portoghese sembra essere in grado di arginare, un qualcosa che deve far riflettere e non poco in ottica futura.

FIORENTINA A PAROLE Eppure nella prima parte di stagione tutto bene, anzi benissimo: il gioco non mancava e la fortuna era un dato da studiare (l’avesse avuta Montella). Ora che a latitare è proprio la Dea bendata tutti stanno facendo il verso dell’urlo di Munch; niente di tutto ciò quando in passato si sbandieravano candidature importanti e, all’epoca, Babacar, attualmente uno dei più criticati, regalava 6 punti (poco meritati) tra Genoa e Carpi, o ancora i viola vedevano mettere sul giusto binario i match a colpi di sentenze firmate Ilicic (punizioni e rigori, do you remember?) o da evenienze particolari (Handanovic che sgambetta Kalinic, o Rebic in gol su tiro cross al Franchi contro il Frosinone). In quei tempi passati tanti parlavano e cantavano dalle tv ai giornali il “te deum” a “Sousa il magnifico”, alle scelte societarie financo al carattere e la mentalità dei giocatori finalmente evoluta in quella dei veri campioni. Forse per il bene della Fiorentina, e dei suoi tifosi, sarebbe stato meglio andarci piano, avanzando a piccoli passi senza eleggere in fretta e furia salvatori della patria e affini. “Le acque chete rovinano i ponti” diceva il saggio, ecco chissà allora se la Fiorentina riuscirà a riscoprire anche il ruolo delle parole e della comunicazione, a lungo fin troppo abusato: “Il silenzio è d’oro…”.

Stefano Mastini