Manolo Gabbiadini – Una serie di sfortunati eventi

Manolo Gabbiadini – Una serie di sfortunati eventi

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Non ce ne voglia Lemony Snicket, pseudonimo di Daniel Handler, ma utilizziamo il titolo del ciclo dei suoi romanzi per ragazzi, “A Series of Unfortunate Events” – Una serie di sfortunati eventi, per tentare di descrivere al meglio la stagione di uno dei più promettenti prospetti del calcio italiano: Manolo Gabbiadini.

Una serie di sfortunati eventi per il giovane attaccante azzurro, o forse un solo sfortunato “evento”, ovvero la presenza in rosa di uno degli attaccanti più forti a livello mondiale, Gonzalo Higuain. L’argentino sta vivendo la stagione più importante della sua carriera, inanellando record su record. Con la doppietta del San Paolo contro il Genoa, il Pipita supera se stesso e migliora lo score realizzativo collezionato nella stagione 2009/10 con la maglia del Real Madrid: 29 gol totali, 27 in Liga e 2 in Champions League con la maglia delle merengues. Ora Higuain ha toccato quota 31 marcature stagionali, 29 delle quali in campionato, oltre alle 2 realizzate in Europa League. E mancano ancora otto giornate alla fine. Gabbiadini? Sfortunato, verrebbe da dire. Sfortunato a dover contendere il ruolo di prima punta ad un attaccante mostruoso, ma al contempo fortunato a condividere con l’argentino momenti, giocate, emozioni e un’avventura che, malgrado tutto, ricorderà per sempre.

Certo, perché Manolo è ragazzo intelligente. Mai una protesta, mai una critica, mai una dichiarazione fuori posto o comportamenti sopra le righe. Mai insofferente, o almeno sa mascherarlo bene il giovane attaccante bergamasco. In estate non è mancata qualche dichiarazione del suo procuratore, Silvio Pagliari, che aveva scosso un po’ l’ambiente e lo stesso Gabbiadini, che da professionista ha abbassato il capo e si è prontamente calato nella nuova dimensione e nel suo nuovo ruolo di comprimario, di riserva di lusso: in queste 30 partite di campionato, Manolo ha collezionato solo 2 gol e 3 assist in 17 presenze, 16 da subentrato ed una da titolare. Eravamo appena alla seconda giornata, 2-2 ad Empoli e due assist per l’ex Sampdoria, poi da quel giorno il campo non l’ha mai più visto dal primo minuto. Ad oggi sono addirittura 9 le gare in cui è rimasto a scaldare la panchina, poi una distorsione alla caviglia tra fine novembre ed inizio dicembre lo costringe ai box per 4 partite. Mai una polemica, certo un muso lungo quanto il lungomare di Mergellina e la voglia di spaccare il mondo, così come la porta del Matusa, al rientro in campo dopo l’infortunio. Un gol spettacolare, un sinistro a giro all’angolo alto di destra, applaudito dagli stessi sostenitori ciociari. Quella è stata l’ultima rete di Gabbiadini in campionato, era l’11 gennaio, un gol che aveva il profumo di addio: prima i 17 milioni del Newcastle, poi i 25 offerti dal Wolfsburg, ma Giuntoli e De Laurentiis non ne hanno voluto sapere. Manolo resta a Napoli, elemento necessario e fondamentale, malgrado il minutaggio, per questa squadra e per un progetto sempre più ambizioso. Nonostante il sorriso triste.

Sorrisi che però sono arrivati dall’Europa per Gabbiadini: due partite out per quella maledetta distorsione, poi 6 gare, 4 da titolare e 2 da subentrato, con 4 reti messe a segno. Gol e giocate per il giovane italiano in Europa, l’incubo Higuain in panchina ad osservarlo, lui a divertirsi spensierato come un bambino con il pallone tra i piedi. Attimi di felicità, piccoli spazi di  meritata gloria, in una dimensione che l’ha galvanizzato in più occasioni. Poi la serataccia del San Paolo contro il Villareal e l’eliminazione dalla competizione europea. Ed ora si che si fa ancora più difficile per Manolo. Da quello splendido gol al Matusa sono passate 11 partite, 4 delle quali ad osservare i suoi compagni dalla panchina ed altri ancora entrare in campo, mentre sono 74 i minuti totali collezionati nelle restanti 7 uscite. Contro il Genoa appena 16 giri di lancetta, un quasi gol con un Perin che si è superato su una spaccata aerea di Gabbiadini deviata sulla traversa e un assist per El Kaddouri che, se non regala fiducia allo sfortunato Manolo, rende tutto un po’ meno pesante, smorzando un sorriso che è difficile da disegnare su un volto provato dallo scarso utilizzo. Quell’assist che sembra gridare a tutti: “Io ci sono”, per poi rendersi conto che è inutile, o almeno impossibile, combattere contro i mulini a vento. E, in questo caso, il “mulino” non è spagnolo e nemmeno olandese, ma argentino, ed è anche molto in forma. Lotta impari. Nemmeno il Don Chisciotte della Mancia di Cervantes oserebbe tanto, per restare nell’ambito della lettura. Gabbiadini ci prova, continuando a lavorare, ad imparare dal mostro Higuain e a sperare: in un minutaggio maggiore, nella convocazione in azzurro, quello della Nazionale, e nel sogno scudetto. Per ritrovare il sorriso.