MotoGp, Marquez torna sui fatti di Sepang

Intervistato da Tuttosport, il pilota della Honda Marc Marquez è tornato a parlare del finale della passata stagione. Tra i temi affrontati anche i cambiamenti tecnici in MotoGP e la crescita a livello personale dopo le difficoltà dello scorso anno.
IL NUOVO MARQUEZ – Sono andato dallo psicologo? No no, è bastato parlare con Emilio, il mio manager, il mio team e soprattutto me stesso per capire cosa ho sbagliato. Sono lo psicologo di me stesso: dovevo imparare dai miei errori dell’anno scorso, sto provando a gestire al meglio le difficoltà. Pesa avere due personalità? Pesa, ma la chiave è trovare l’equilibrio tra rischiare e gestire. Poi però l’errore è sempre dietro l’angolo. Ti capita quando meno te l’aspetti, come a Le Mans, quando sono caduto. Qui speriamo di fare meglio. Il Marc uomo è cambiato? No, solo quello in pista. Anche Sepang tra gli errori? No. Ho sbagliato tante cose, ma in quell’occasione resto convinto di non aver sbagliato niente. L’unico mio errore è stato di provare a vincere la gara a Sepang. Adesso non mi pesa, in inverno onestamente sì. Era tutto difficile, non mi piaceva quello che succedeva. Ma per me è passato, ora sto bene. In futuro? Non lo so, ma alla fine è lo spettacolo che vince, non il resto. Anche qui.
SICUREZZA – “Guardie del corpo? Siamo in un circuito, non è necessario. E’ tutto un po’ esasperato, bisogna tornare a una situazione normale. La gente compra il biglietto per lo spettacolo, non per le polemiche o altro. Io corro per questo. Cosa mi piace dell’Italia? Il mangiare, la pasta soprattutto. Ma anche la mentalità, il calore. Alla fine italiani e spagnoli non sono molto diversi, quindi qui mi sento come a casa. Qui senza il mio fan club? Sì. Finora non è stato un GP diverso dagli altri. La gente mi cerca per foto e autografi, non per altro. So che il circuito sarà tutto giallo, ma ci proverò lo stesso. E poi qualche bandiera rossa col 93 l’ho vista. Meglio far parte del calcio, spagnolo? Eh, davvero. Ha vinto il Siviglia e ora c’è la finale di Champions madrilista. Tiferò Atletico. Sono del Barça e vorrei poter dire che ha vinto chi ci ha eliminato. Rivalità con Valentino copre quella tra spagnoli? Sinceramente non sento una rivalità particolare con qualcuno. Quando corri il primo obiettivo è battere il tuo compagno, poi vuoi battere i tuoi connazionali, ma alla fine il vero obiettivo è battere tutti. Vuoi essere il migliore. Ma non lo faccio contro qualcuno, lo faccio per me”.
MOTO GP E FORMULA 1 – “Verstappen? Ha fatto un garone. Essere così giovane ti dà tranquillità, ti fa dire: io ci provo comunque, tanto se non vinci non è la tua ultima gara. Lui come me? Sì. E’ come quando sono arrivato in MotoGP nel 2013. Avevo vent’anni, l’unica cosa che avevo in testa era provarci. Come lui. Però c’è una differenza, che non mi fa piacere la F1: il pilota conta poco. Max lottava tra 6° e 10° posto, poi è salito su un’altra macchina e ha vinto subito. Da noi anche se non hai la moto migliore almeno in qualche gara te la giochi. Quanto vale il pilota? Il 60%. Ma se vuoi essere al top serve essere 50 e 50. Pochi sorpassi anche in MotoGP? Vero, c’è il rischio di diventare come la F1. Siamo sulla strada sbagliata, specie sull’aerodinamica. Con le ali quando sei in scia la moto diventa nervosa. E perdi un po’ di carico. Era molto meglio prima. Non mi diverto più? Eccome se mi diverto, ma dobbiamo riflettere su quello che sta succedendo. Per lo spettacolo non va bene”.
SU VALENTINO ROSSI – “Un giudizio su me stesso? A me continua a piacere la grinta che ho, il provarci anche se non sono a posto, se la moto si muove ed è rischioso. Ma mi piacerebbe anche essere come Valentino e Lorenzo, più morbido. Il rinnovo con Honda? Prima volevo ritrovare me stesso sulla moto. Abbiamo incominciato a parlare ad Austin, qui siamo ai dettagli. Cambiare? No. E’ una cosa che devi sentire. Io invece sento ancora che la Honda è il mio posto. Yamaha? Sapete, m’hanno detto che là non potevo andare… Un giro al ranch di Valentino prima di Misano? Eh, mi sa di no. Quest’anno no. Diciamo che è troppo scivoloso…Stretta di mano? Non dipende da me. Io avevo detto subito, alla fine dell’anno scorso a Valencia, che era meglio chiuderla lì, proprio per non creare tutto questo. Non è successo, ma non posso obbligare nessuno. Però basta polemiche, penso che prima o poi succederà. Io ho voltato pagina, davvero”