Magnanelli: “Mi chiamavano Manganelli, ero uno sconosciuto”

Magnanelli: “Mi chiamavano Manganelli, ero uno sconosciuto”

(fonte foto: sassuolocalcio.it)
(fonte foto: sassuolocalcio.it)

Francesco Magnanelli, capitano del Sassuolo, esprime tutta la sua gioia per la qualificazione ai preliminari di Europa League a “La Gazzetta dello Sport”. Dalla C all’Europa sempre fedele ai colori neroverdi, ecco tutte le sue dichiarazioni:

EUROPA LEAGUE – “E’ un traguardo strameritato, andiamo in Europa League con un gruppo consolidato e un’identità di gioco ben precisa. E’ una soddisfazione che sento mia perché sono cresciuto poco per volta con questa squadra e questa società. Non abbiamo mai vivacchiato, accontentandoci di vivere di rendita, ogni volta alzavamo l’asticella puntando a un altro obiettivo, poteva essere la promozione o il sesto posto”

SERIE A – “Abbiamo sofferto nel primo campionato di A salvandoci all’ultima giornata. Un periodo difficile anche per me, a un certo punto ho temuto di non farcela”.

INIZI – “Mi chiamavano Manganelli, ero sconosciuto e dopo le delusioni nella Primavera di Chievo e Fiorentina, non sapevo neppure se avrei fatto il professionista. Non ho mollato. Arrivare al Sassuolo è stata la mia fortuna e ora sono qui. Nessuno mi ha dato la Serie A: me la sono presa. E per restare qui ho rinunciato a contratti migliori”.

GIOIE – “Il primo passo è stata la conferma di Di Francesco, andiamo in Europa con lui e un progetto tattico preciso. Ormai ci conosciamo a memoria e sappiamo cosa vuole il tecnico da noi. Certo, serviranno rinforzi. E dovremo fare un altro salto di qualità, abituarci a un secondo campionato, così diverso dal primo”.

EUROPA – “Per quanto mi riguarda, sono pronto, l’avventura in Europa League m’incuriosisce molto anche se dovremo tornare ad allenarci molto presto. Ma lo faremo volentieri e non possiamo lamentarci, le vacanze sono cominciate a metà maggio. Dovremo essere bravi a trovare la concentrazione giusta per superare i playoff. Poi comincerà un secondo campionato”.

TATUAGGIO – “Nel 2007 dopo aver perso i playoff per andare in B (contro il Monza, ndr), con Masucci e Gambadori ci siamo tatuati una fenice: saremmo risorti dalle ceneri, pensavamo, e così è stato. Conquistata l’Europa, ora dovrò decidere il soggetto: penso a un’aquila”.