MotoGp, la storia insegna: Rossi e Marquez come Senna e Prost

MotoGp, la storia insegna: Rossi e Marquez come Senna e Prost

Rossi Marquez
MotoGP: La stretta di mano tra Rossi e Marquez dopo la gara di Barcellona

La stretta di mano tra Valentino Rossi e Marc Marquez dopo la gara di Barcellona ricorda per molti versi quella tra Ayrton Senna e Alain Prost nel 1990. La classica quiete prima di una nuova tempesta.

Quella tra Valentino Rossi e Marc Marquez è senza alcun dubbio la rivalità più accesa dell’ultimo decennio in MotoGP. L’italiano 9 volte campione del mondo in passato ha già affrontato più di un pilota dal talento “ingombrante”, ma mai nessuno aveva saputo tenergli testa dal punto di vista psicologico come il 93 della Honda. Persino l’attuale compagno di squadra Jorge Lorenzo, comunque vincitore di 5 titoli mondiali tra 250 e MotoGP e spesso e volentieri più veloce del Dottore, fatica a reggere la pressione imposta dal Valentino Rossi “personaggio”. Non è un caso che nonostante la più giovane età e gli onori da campione del mondo in carica, il maiorchino abbia deciso di lasciare la Yamaha per tentare di riuscire laddove Rossi ha fallito in passato: riportare la Ducati sul tetto del mondo per la prima volta dopo l’era Stoner.

Discorso ben diverso quello relativo a Marquez. Lo spagnolo presenta tutti i caratteri tipici del predestinato ed è sbarcato in MotoGP nel 2013 portandosi immediatamente a casa il titolo, per poi ripetersi l’anno successivo con irrisoria facilità. In molti, a cavallo di quel biennio, scrissero e parlarono di un passaggio di consegne tra il vecchio fuoriclasse ormai non più competitivo in ottica mondiale ed il giovane fenomeno che tanto lo ricordava per velocità e spavalderia. Tra un sorriso e una foto ricordo di qualche anno prima, i due “amiconi” finirono anche per divertirsi insieme al Ranch di Valentino, con tanto di grigliata finale a sancire l’ipotetica investitura. Ma nessuno aveva fatto i conti con il Valentino Rossi cannibale. Nove titoli mondiali non li vinci per sbaglio, soprattutto attraversando vere e proprie epoche motociclistiche e triturando qualsivoglia tipo di avversario e moto concorrente. Nove titoli mondiali Valentino Rossi li ha vinti perchè sportivamente parlando si è sempre comportato da serial killer, pronto a qualunque cosa per aggiungere un altro alloro iridato alla collezione. Ancora: un Valentino Rossi non convinto di poter lottare per la vittoria finale non è contemplato. Quando arriverà, quel giorno coinciderà con l’annuncio del ritiro dalle corse.

La logica conseguenza di una simile visione delle cose è quanto visto nel 2015. Un Valentino Rossi dalla ritrovata competitività e dalle concrete possibilità di portarsi a casa il decimo titolo mondiale in carriera opposto ad un Marc Marquez, reduce da anni da dominatore assoluto, visibilmente innervosito dall’improvviso passo indietro fatto dalla sua Honda rispetto a Yamaha. Il Dottore è costantemente ai vertici e lotta con il compagno Lorenzo, Marquez si ritrova ben presto a fare da terzo incomodo per via dei tanti errori commessi ad inizio stagione, nel tentativo di mettere le ruote davanti ai due piloti in blu. I duelli al limite non mancano, Argentina e Olanda regalano due contatti che portano entrambi alla vittoria del 46. L’aria si fa tesa ed il tutto culmina nel finale di stagione di cui tanto si è parlato negli ultimi mesi. Biscotto o non biscotto, la certezza è una sola: tra Rossi e Marquez è gelo totale. Un simile scontro nel mondo dei motori è paragonabile solo a quanto avvenne in F1 tra Senna e Prost a cavallo tra il 1989 ed il 1990: i due, allora compagni di squadra in McLaren, furono protagonisti di attacchi e scorrettezze reciproche per diverso tempo, culminate con il contatto di Suzuka ’89 – per nulla evitato da Prost, per usare un eufemismo – che consegnò il titolo al francese. Il vero punto d’incontro è però rappresentato dalla stretta di mano. Nel 1990, con Prost nel frattempo passato alla Ferrari, i due si strinsero la mano in quel di Monza, incalzati da un giornalista italiano che chiedeva al brasiliano la pace in vista di un altro mondiale giocato sul filo dei punti, ma con in ballo questa volta una Ferrari. Scena del tutto simile a quanto accaduto qualche giorno fa in Catalogna, con la tragica differenza rappresentata dalla morte di Luis Salom quale causa scatenante della presunta pace.

Ebbene, il mondiale 1990 di F1 si chiuse con il tamponamento di Senna ai danni di Prost nelle prime fasi del gran premio del Giappone – ancora a Suzuka il teatro della battaglia – e la vittoria del mondiale da parte del brasiliano. Senna tempo dopo ammise non solo di aver agito volontariamente ma di aver addirittura programmato la cosa, memore di quanto accaduto l’anno prima. La pace si rivelò un fuoco di paglia, una sorta di contentino da dare a stampa e addetti ai lavori per coprire rabbia e rancori mai repressi. Che il 2016 di MotoGP ci regali un “Sepang bis”? La storia dimostra che non si tratta di un evento poi così improbabile.