@MDC, Oliva: “La potenza economica del Suning Group, ecco come cambierà l’Inter”
In esclusiva per Mai dire Calcio, l’intervista a Alessandro Oliva, giornalista di “Linkiesta” e esperto di economia legata al mondo del calcio. L’approdo all’Inter del Suning Group e l’effetto che avrà sul calcio italiano
L’approdo di investitori stranieri nel calcio italiano, ultimo il Suning Group con l’Inter, spesso ha diviso l’opinione pubblica, e in generale quella di chi fa informazione, in due parti: da un lato i favorevoli, che vedono in maniera positiva questa apertura ai mercati esteri e dall’altro lato i nostalgici, che rimpiangono il mecenatismo presidenziale degli anni 90 e non nascondono un velo di timore per il futuro di questi club. Tu da che parte stai?
“Io sono più per il primo che per il secondo. Posso capire la nostalgia e chi rimpiange i presidente mecenati, che spendevano soldi per la squadra e di fatto non guadagnavano a livello economico dal mondo del calcio ma solo di prestigio e immagine personale, Berlusconi su tutti. E’ anche vero però che il business del calcio è cambiato, questo sport è diventato una vera e propria azienda a livello globale e ciò vuol dire rispettare la prima legge dell’economia: fare profitti. Nel calcio di oggi s’investe e ci si aspetta di avere un ritorno economico. Oggi sono veramente pochi gli imprenditori “liquidi”, per questo bisogna affidarsi a capitali stranieri. La Cina in questo momento ha un programma d’investimento nei piani di governo, e quindi ben vengano questi investimenti, anche perché il nostro calcio ne guadagna indubbiamente”.
Il Suning Group, sconosciuto fino a poche settimane fa, adesso è sulla bocca di tutti dopo l’acquisizione delle azioni di maggioranza dell’Inter. Rispetto anche a Erick Thohir, qual è il reale potere economico di questo gruppo e cosa cambierà nella gestione del club.
“Il potere economico di Suning è nettamente maggiore rispetto a quello di Thohir. Si tratta di una holding che fattura 15 miliardi di euro all’anno, che è davvero una grandissima cifra. E’ un gruppo che, a differenza di molte aziende cinesi, non è statale ma è privata, come Alibaba per esempio. Questo fa capire il loro grande potere. Sono legati al governo per rapporti personali ma non dipendono economicamente dal governo stesso. Per la gestione del club ci sarà sicuramente molta attenzione legata al mercato del brand, che quello cinese si continua a definire “nuovo” ma non lo è poi così tanto, visto che già da diversi anni il calcio in Cina si sta consolidando. Cambierà quindi lo sfruttamento del brand, nel senso che non saranno più loro a venire da noi ma saremo noi che andremo ad esportare le nostre competenze. Si tratta di uno scambio, loro porteranno i capitali economici, noi esporteremo le competenze tecniche, come le scuole calcio per esempio. Molte squadre inglesi si sono mosse in questo senso già da tempo, il Chelsea ha aperto un academy in Corea del Sud, il Manchester United in India. Questo a loro serve per crescere e per dotarsi di una squadra che possa essere più competitiva a livello mondiale. Se vogliono ospitare i Mondiali di calcio del 2026 devono presentarsi con una squadra che sia almeno in grado di arrivare agli ottavi”.
Come giudichi il triennio nerazzurro di Thohir, al di là dei risultati sportivi, ma nello specifico nel modo in cui ha gestito l’azienda Inter e anche a livello personale, visto che qualcuno ha parlato di flop.
“Non ho un giudizio negativo su Thohir. Nei confronti della squadra e della società ha realizzato una grandissima ristrutturazione. Con Moratti c’era una gestione completamente diversa. Thohir ha portato all’Inter squadre di dirigenti esteri, con ampi curriculum di esperienza internazionale e questo fa sicuramente presa su investitori che vogliono impiegare capitali in una società importante come l’Inter. Su tutti Bolingbroke, che lavorava al Manchester United e veniva soprannominato il “mago dei ricavi” soprattutto per lo stadio. L’Old Trafford è diventato una fonte di guadagno pazzesca grazie al suo lavoro. Non solo, Thohir ha ristrutturato anche il debito perché ha ottenuto un prestito molto importante da Goldman Sachs. Avere le spalle coperte da un gruppo così importante dà più sicurezza a chi vuole investire, anche in riferimento al debito importante che aveva l’Inter. A livello personale si è comportato da businessman. Ha guidato l’Inter, nel momento in cui ha trovato un investitore forte ha ceduto parte delle sue quote guadagnandoci, perché di fatto incasserà più soldi di quanti ne aveva investiti all’inizio, realizzando quindi una plusvalenza. Pertanto è riuscito a fare sia i suoi interessi ma in generale anche quelli dell’Inter”.
E’ da diverso tempo che grandi fondi internazionali investono nel calcio europeo. Basti pensare al Chelsea con Abramovich, oppure gli sceicchi di City e Psg e ultimo il Leicester con la proprietà thailandese. Ci sono stati però anche dei casi in cui queste imprese si sono rivelate fallimentari, come nei casi di Malaga e Anzhi, o restando in Italia anche con lo stesso Pavia, con gli investitori cinesi che hanno lasciato il club in una situazione anche peggiore di quella iniziale. Non potendo ovviamente prevedere il futuro, pensi che i tifosi dell’Inter possano dormire sonni tranquilli o c’è qualche rischio per il futuro della società?
“Il rischio c’è sempre. Nel mondo degli affari investire dei soldi e poi ricavarne meno di quanto speso è un rischio che si può correre. Il calcio è un business è in quanto tale risponde alle sue leggi. E’ giusto però che i tifosi dell’Inter coltivino delle speranze, ecco. Una società che valuta l’Inter 500 mln e ne spende subito 270, e che ha voglia di crescere e fare profitti grazie all’Inter, è una situazione di base molto positiva. Per guadagnare con il calcio la squadre devono vincere e per fare ciò è necessario fare degli investimenti. I tifosi nerazzurri devono essere molto positivi, anche rispetto agli ultimi anni”.
Prima abbiamo citato Bolingbroke, qualche settimana fa il dirigente nerazzurro aveva dichiarato che la serie A per cercare di diminuire il gap economico che si è venuto a creare con i campionati europei doveva rivedere il “format” della messa in onda delle partite. Magari anticipare al pomeriggio i big match, come avviene in Premier League, per favorire la visione delle serie A anche nel mondo asiatico che è un mercato che garantirebbe enormi profitti. Pensi che con l’arrivo del Suning Group, e anche con questa situazione aperta in casa Milan, possa cambiare qualcosa nel breve tempo e magari vedere un derby di Milano alle 12.30?
“Nel lungo periodo questa cosa avverrà sicuramente. Non sarà per niente facile perché in questo senso in Italia c’è ancora tanta tradizione. Ad esempio le partite nel periodo di Natale. Questa cosa in Inghilterra c’è da sempre con il Boxing day mentre in Italia facciamo molta fatica a introdurla, proprio perché tradizionalmente i giocatori sono abituati ad andare in vacanza. Allo stesso tempi ai tifosi non alletta troppo l’idea di andare in stadi fatiscenti in quel particolare periodo dell’anno. C’è voglia di cambiare ma non è ancora sufficiente. Già con l’introduzione del match alle 12.30 molti storcono ancora la bocca. Vedremo se la Lega sarà capace di recepire questa voglia di cambiamento. Per il momento non basta una proprietà cinese per modificare il format. Se anche il Milan dovesse fare questo passaggio avremmo due grandi squadre in società che spingerebbero in questa direzione e le cose potrebbero cambiare in tempi brevi, e per tempi brevi mi riferisco nell’arco di un paio di stagioni”.
Parliamo proprio di Milan. Da un lato abbiamo visto l’Inter che in pochi anni ha cambiato addirittura due proprietà, mentre per i rossoneri assistiamo a “closing” perennemente rimandati, cordate che arrivano a Milano e poi tornano a casa a mani vuote e in generale si avverte poca chiarezza dall’attuale società.
“La famiglia Berlusconi è convinta di cedere il Milan. Di altro parere resta Silvio, che nonostante le dichiarazioni, è di tutt’altra idea. La prima a chiudere i rubinetti economici di Finivest è stata proprio Marina Berlusconi, che già da qualche anno esercita pressioni sul padre per cedere la società. Berlusconi, fintanto sarà legato al mondo della politica, manterrà sempre il desiderio di tenere il Milan per sfruttare l’influenza del calcio. Il problema è che in questo momento Berlusconi non può permettersi di fare mercato perché la società ha troppi debiti, ha chiuso gli ultimi due bilanci con oltre 90 milioni di debiti, che sono tanti considerando che il Milan sarà ancora fuori dalla Champions. Questo sarà l’anno decisivo, perché Berlusconi deve necessariamente vendere il Milan e uscire dall’ottica di sfruttamento solo a livello personale”.
Nelle ultime stagioni abbiamo assistito a delle belle favole in serie A, come quelle del Carpi e del Frosinone, che poi però sono immediatamente ritornante nel purgatorio del campionato cadetto anche a causa di pochissimi investimenti economici in sede di mercato. Qual è la potenza economica di Cagliari e Crotone, le due squadre che hanno dominato la serie B nell’ultima stagione, e quante speranze hanno di prolungare la loro permanenza nel massimo campionato.
“Il Cagliari è una bella realtà, anche a livello economico. Ha un imprenditore come Tommaso Giulini che ha imparato sul campo come gestire una società di serie A, infatti al primo anno è subito retrocesso. In serie B ha capito come funzionano le cose, risparmiando anche a livello economico e adesso è pronto a rientrare. Sono convinto che il Cagliari con questo imprenditore possa garantirsi la permanenza in serie A. Il Crotone ha lavorato molto bene in serie B con i giovani, bisogna vedere se questo modo di operare potrà ripagare anche in A. Non hanno disponibilità economiche pazzesche, ma sono convinto che il loro metodo possa dare frutti anche nel massimo campionato. Nel tempo hanno coltivato giovani che adesso sono in serie A e anche in Nazionale come Florenzi e Bernardeschi. I club italiani difficilmente puntano sui giovani, salvo rari casi come quello di Donnarruma. A Crotone si può lavorare tranquillamente, lo stadio è molto caldo ma l’ambiente permette di agire con la giusta pressione e quindi penso possa essere una realtà molto interessante. Quindi penso che difficilmente vedremo nuovi casi Carpi o Frosinone”.