Croazia, l’eterna incompiuta

La volta buona. L’ultima Croazia ispirava una certa fiducia, dava l’impressione di poter correre e vincere fino in fondo. Si è invece fermata agli ottavi, contro un Portogallo poco più che modesto, arrivato al turno successivo con la miseria di tre punti e con tante grane da risolvere. Gli altri apparivano più forti, più talentuosi (Ronaldo a parte) meglio organizzati e (finalmente!) maturi. Il responso del campo ha raccontato una verità diversa, in antitesi con quanto visto nelle prime due settimane della rassegna continentale.
Non basta l’appello alla sfortuna per spiegare il crollo dell’eterna incompiuta che non centra un risultato di livello dal 1998. Eppure di giocatori fortissimi ne sono passati: una lunga lista di talenti sprecati, di geni alterni, di piedi fatati e di caratteri irascibili. Dal Mondiale di Francia, un’infinita serie di delusioni: qualificazione mancata ad Euro 2000, eliminazione al primo turno in Corea, stessa sorte per Euro 2004 e Germania 2006. Poi un quarto di finale ad Euro 2008, seguito dalla mancata qualificazione per Sudafrica 2010 e dall’eliminazione al primo turno nell’ultimo Europeo.
Il resto è storia nota e più o meno recente: fuori al primo turno nello scorso campionato mondiale ed eliminazione agli ottavi ieri, contro la selezione lusitana. Detto del talento cristallino, accompagnato finanche da una buonissima organizzazione tattica che durante la fase a gironi ha elevato la Croazia sul podio delle squadre più forti della manifestazione, resta da analizzare il perché di un tonfo così fragoroso e inaspettato. Il tecnico Cacic ci ha messo del suo, escludendo dall’undici iniziale Vrsaljko e lanciando in campo dal primo minuto l’ariete bianconero Mandzukic, autore di Europeo in tono minore. Al contrario, Kalinic aveva dato l’impressione di essere in palla, di poter dare qualcosa in più alla nazionale croata, pur avendo avuto poche possibilità per mettersi in mostra.
Il problema delle “decisioni” è solamente superficiale e nasconde a fatica il limite cronico della Croazia: l’assenza di un gruppo forte, consapevole delle sue indiscutibili qualità. Il fattore mentale, unito all’esperienza, fa la differenza, sopperisce talvolta alle lacune tecnico-tattiche e consente ad una squadra di pensare in grande. L’ultimo step per completarsi, per trasformare la favola di inizio giugno in realtà di luglio, per uscire dal limbo dell’eterna incompiuta.