Euro 2016: sornione e letale, il Portogallo adesso fa paura

Euro 2016: sornione e letale, il Portogallo adesso fa paura

Tutta l'esultanza di Ricardo Quaresma autore della retee qualificazione per il Portogallo Fonte - Account Twitter @UEFAEURO
Tutta l’esultanza di Ricardo Quaresma autore della retee qualificazione per il Portogallo Fonte – Account Twitter @UEFAEURO

Non chiamatelo Portugol (4 gol segnati in altrettante gare, a secco con Austria e Croazia) ma l’impressione è che chi punta al bersaglio grosso nella finale del 10 luglio a Parigi, dovrà fare i conti ancora una volta con il Portogallo, semifinalista anche nell’ultima edizione dell’Europeo 2012 in Polonia e Ucraina (eliminato dalla Spagna futura campione ai calci di rigore).

MOSSA VINCENTE Per lo spettacolo, meglio ripassare, nonostante il talento eclettico dei tanti giocatori a disposizione di Fernando Santos, ex tecnico della Grecia agli ultimi Mondiali brasiliani. Squadra compatta, linee strette, pressing esasperato ma mai disordinato e fine a se stesso, grande capacità di sacrificio da parte di tutti gli effettivi in campo: così l’esperto tecnico portoghese ha imbrigliato la corazzata di Cacic, incapace di prendere le misure agli avversari e beffata proprio quando i calci di rigore sembravano inevitabili. Modellato sulla base dello schieramento croato, con la rinuncia a Vieirinha (terzino destro adattato, colpevolmente distratto in fase difensiva) e soprattutto a Moutinho, fino a ieri tra le delusioni più grandi della truppa di CR7 e compagni, l’uomo capace di impostare l’azione e innescare le punte. Attaccanti nati ali offensive, poco abituati a tenere palla e far salire la squadra, più portati ad allargarsi per favorire l’inserimento centrale di gente dal futuro assicurato come Andrè Gomes e Joao Mario. La Croazia, forse spiazzata da tanto attendismo, ha accettato il confronto uomo contro uomo (Cèdric, terzino bloccatissimo, ha francobollato il pericolo numero uno Perisic per 120′), finendo per pagare dazio sul piano fisico.

VERSO PARIGI Al resto ci hanno pensato gli stessi croati, abbandonati da Modric e Rakitic, sempre più nervosi e poco lucidi nelle fasi calde del match, traditi dalla troppa voglia di evitare la lotteria di rigori, vero obiettivo dei portoghesi. Una condotta di gara magistrale quella degli uomini di Fernando Santos, squadra di cui è sempre meglio diffidare, capace di adattarsi all’avversario e farlo giocar male, sotto ritmo. Monumentale la partita di Pepe, orfano di Ricardo Carvalho, ma leader e dominatore assoluto della propria area di rigore nonostante la presenza di Mandzukic, ridotto a semplice comparsa; superba la personalità con cui Renato Sanches, classe ’97, è entrato in campo sovrastando fisicamente la tecnica delle fonti di gioco avversarie. Un contesto nel quale Cristiano Ronaldo ha deluso perchè stranamente avulso dalla partita, salvato dal tap-in vincente di Quaresma nell’unica, e qual punto colossale, opportunità concessagli dalla retroguardia croata. Lo scollamento tattico del Portogallo dal suo fuoriclasse appare evidente, ma risolvere l’equivoco potrebbe rappresentare l’unico tassello mancante per guardare alla finale come a una possibilità concreta; ecco perchè, ora più che mai e visto il tabellone (Polonia ai quarti, probabilmente Belgio in semifinale), sognare in grande si può.