Perché non convocare Torres è stato l’errore più grande di Del Bosque
Ecco perché, secondo noi, la Spagna avrebbe svolto un Europeo diverso nel caso in cui Fernando Torres fosse stato convocato da Del Bosque.
La disfatta contro l’Italia, avvenuta soprattutto in termini di gioco ancor più che di risultato, ha posto dinanzi al mondo l’inadeguatezza di una Spagna moderna che è solo lontanissima parente di quella che fino al 2012 aveva stupito tutti con il tiki taka, la classe, le azioni veloci ma ragionate e un’imbattibilità che pareva quasi impossibile da scalfire. E, anche se questo punto di vista è passato sotto banco, molto probabilmente anche le convocazioni di un Vicente Del Bosque meno lucido che mai hanno avuto un ruolo fondamentale per questo “end of an era” match contro gli Azzurri. Tantissimi i giocatori validi su cui la Spagna avrebbe potuto contare e che invece non sono stati chiamati per la spedizione francese. Una mancata convocazione in particolare, però, sembra gridare vendetta dagli angoli più reconditi dell’inferno: quella di Fernando Torres.
PERCHE’ CONVOCARLO – El Nino che ormai El Nino non è più si avvia in effetti verso le ultime stagioni della sua carriera: a 32 anni e con svariati campionati fallimentari alle spalle Torres a livello di star power non rappresentava il massimo, anche perché davanti a lui in quel ruolo aveva giocatori come Costa e Alcacer decisamente più giovani e lanciati. Dei segnali incoraggianti erano però arrivati sin dallo scorso gennaio, ovvero dall’approdo all’Atletico Madrid dopo una mezza annata disastrosa al Milan. Nel suo contesto chiave Torres si rigenera: segna, fa segnare, gioca bene completandosi con Griezmann. In poche parole: torna ad essere il Torres decisivo che avevamo ammirato fino al trasferimento in maglia Chelsea. E da qui nasce il principale motivo di convocazione: El Nino conosce la Roja più di qualsiasi altra prima punta meritevole di chiamata da parte di Del Bosque. Con la Nazionale l’ex Liverpool ha disputato Europei, Mondiali e Confederations Cup a iosa, segnando anche in finali vinte come quelle contro la Germania e l’Italia. Un attaccante navigato, esperto e nel pieno della sua maturità mentale: il meglio che si potesse chiedere per il ruolo di prima punta. Nemmeno la scusante della tipologia di gioco regge: il tiki taka è ormai morto e sepolto da quando Guardiola ha lasciato il Barcellona e i tentativi di emulazione successivi sono delle copie mal riuscite. In un contesto in cui la Spagna tornava a battere i corner lunghi e a servire cross dal fondo o dalla trequarti, l’esperienza e il senso del gol di Torres sarebbero state decisive in partite secche come quella di ieri. Last but not least, i numeri: Torres è al terzo posto tra i marcatori spagnoli nella storia con 38 reti segnate. Evidentemente uno come lui poteva starci benissimo in questa Nazionale “di transizione”.
COSA POTEVA DARE – Ovviamente l’apporto di Torres sarebbe stato fondamentale in campo in termini di realizzazione e di aiuto per gli inserimenti dei centrocampisti, con un Fabregas o un Iniesta che avrebbero potuto beneficiare di questa situazione per scatenare maggiormente la loro vena offensiva. Certi giocatori sentono sulla pelle le grandi partite e il senso del grande torneo ormai insito nell’attaccante avrebbe potuto aiutare i compagni nel “capire” maggiormente certi contesti: per quanto possano essere bravi, un Nolito e un Aduriz probabilmente non posseggono ancora, o forse non avranno mai, una preparazione adeguata per incontri del genere. Inoltre, pur non essendo stato mai un leader, Torres poteva ottimamente svolgere un ruolo da collante nello spogliatoio tra la vecchia guardia e i nuovi talenti che comporranno la Roja negli anni futuri: una sorta di maestro silenzioso che andava convocato anche soltanto come dodicesimo uomo in campo.
CONCLUSIONI – Probabilmente Torres non vedrà mai più la maglia della Nazionale: l’ultima gara ufficiale è stata quella del Mondiale 2014 contro l’Australia e dopo più di due anni le speranze sono ridotte ormai al lumicino. Molto comunque andrà compreso in caso di cambiamenti di guida tecnica ma sembra comunque complicato immaginare un nuovo C.T. che consegna le chiavi dell’attacco ad un giocatore che in occasione dei prossimi Mondiali avrà quasi 35 anni. Il futuro sarà probabilmente dei vari Paco Alcacer e Diego Costa, che per motivazioni differenti non sono stati chiamati per Euro 2016 ma che gioco forza saranno protagonisti più in là. Torres rappresenta in pieno il passato recente della Spagna: vincente ma ormai fuori età. E se ora la Roja piange sulla sua disfatta, forse questo è il prezzo da pagare per non aver creduto ancora nel Nino e nella sua storia.