Il capolavoro di Conte, dalla voglia di campo al club Italia

Il capolavoro di Conte, dalla voglia di campo al club Italia

Antonio Conte, Commissario Tecnico Nazionale Italiana
Antonio Conte, Commissario Tecnico Nazionale Italiana

Scatenato, invidiato, vincente. Antonio Conte è certamente l’uomo del momento, fuoriclasse assoluto della Nazionale azzurra approdata ai quarti di finale di Euro 2016 contro i favori del pronostico, il tecnico capace di ridare identità e anima allo spaurito gruppo uscito con le ossa rotte dal Mondiale 2014. Eppure, quando lo scorso marzo il presidente Figc Carlo Tavecchio ne ufficializzò il divorzio subito dopo l’Europeo, qualcuno aveva storto il naso fino a perdere tutte le speranze dopo l’annuncio dell’accordo con il Chelsea di Roman Abramovich in vista della prossima stagione.

UOMO DI CAMPO “Gli manca la quotidianità, il profumo dell’erba, è la cosa più importante che mi ha detto. Non è questione di soldi, è questione d i lavoro. Questo è quello che mi ha detto. La mattina si sveglia e gli manca il campo”, disse Tavecchio, che fino all’ultimo aveva tentato invano di trattenere l’uomo fortemente voluto per rilanciare il nostro movimento calcistico. Impossibile restare, per un allenatore soltanto prestato alla causa della Nazionale, scelta provvisoria, prima di proseguire la sua carriera alla guida di una squadra di club di primo livello dopo i successi ottenuti sulla panchina della Juventus. “In questo momento la nostra concentrazione massima è rivolta unicamente all’Europeo dove cercheremo con il lavoro e il sacrificio di sfruttare al meglio le nostre potenzialità. Chi mi conosce sa che il mio impegno sarà totale. Successivamente sento di dover tornare a fare l’allenatore in un Club avendo così la possibilità di allenare tutti i giorni”. Così parlo lo stesso Conte, quasi a giustificarsi della sua voglia di tornare a respirare antiche sensazioni, quelle che solo il lavoro quotidiano è in grado di regalare a chi da sempre vive e respira calcio. Abbandonata dal suo condottiero, ridotta all’osso dalle defezioni di Verratti e Marchisio, l’Italia sembrava destinata al ruolo di comparsa, pronta a fare le valigie non appena avesse incontrato sulla sua strada un avversario più quotato; uno strano senso di smobilitazione generale aveva accompagnato le fasi di avvicinamento all’Europeo di Francia, acuito al momento delle convocazioni, quando puntare su gente dallo scarso pedigree internazionale e poco considerata durante tutta la stagione nelle squadre di club, era parso un azzardo, preludio all’ennesimo fallimento annunciato.

CLUB ITALIA Curioso che proprio dal passaggio relativo all’abitudine da parte del nostro ct al lavoro quotidiano sul campo, sia partita la riscossa di un gruppo che ha coinvolto e commosso una nazione intera. Meticoloso, intransigente, instancabile, Conte ha ribaltato i pronostici disfattisti tipici della cultura calcistica italiana, dimostrandosi superiore a molti dei suoi colleghi selezionatori. Non semplice il ruolo del commissario tecnico, chiamato a unificare più che creare, armonizzare piuttosto che allenare, alla ricerca della giusta empatia madre di tutte le imprese. In questo senso, quella dell’Italia, rappresenta un eccezione unica nel panorama calcistico continentale, dove un tecnico poco incline a vestire i tipici panni del selezionatore, è riuscito a mettere in piedi una vera e propria squadra che, non a caso, sul campo si muove come un sol uomo, quasi teleguidata dai suoi dettami tecnico-tattici. La preparazione e lo studio dei minimi particolari messi in atto da Conte e il suo staff hanno sorpreso prima il Belgio, poi la Spagna, spaventando non poco la Germania, sempre sconfitta nei precedenti con l’Italia nelle manifestazioni  internazionali. Sorprende in questo senso, l’approssimazione con la quale, anche a questi livelli, alcune rappresentative si presentano, pagando puntualmente dazio; un vantaggio in più per noi italiani, l’ennesima conferma del valore espresso da un movimento sempre troppo bistrattato, massima espressione di una scuola che all’estero, per nostra fortuna, continuano a snobbare.