Jesse Lingard, il diavolo rosso delle finali e la profezia di Ferguson

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Jesse Lingard in goal contro il Leicester (Foto: Twitter ufficiale Manchester United)

L’esplosione tardiva, il colpo di fortuna che non arrivava e la profezia di Sir Alex Ferguson: Jesse Lingard, l’uomo delle finali per il Man United.

Talento, duro lavoro, applicazione, perseveranza e senz’altro anche un pizzico di fortuna sono fondamentali per riuscire ad esplodere nel mondo del calcio. Per molti il processo è rapido, breve o addirittura naturale. A parecchi infatti basta avere quella scintilla, quel talento che tutti vorrebbero avere per trovarsi il mondo letteralmente ai propri piedi. Non tutti però hanno il privilegio di essere coccolati e riconosciuti immediatamente come campioni. Il talento da solo non basta di certo e lo sa bene soprattutto il classe 1992 Jesse Lingard, esterno del Manchester United che ha dovuto lottare e sudare moltissimo prima di incappare in quel colpo di fortuna che gli ha spalancato le porte del sogno. L’ambizione del ragazzo cresciuto nell’Academy è chiarissima: giocare un giorno per la prima squadra del Manchester United. Un desiderio legittimo che però il fato continua a rimandare per troppo tempo prima che si concretizzi realmente. Paradossalmente Lingard respira l’aria pura dei Red Devils solamente con Louis Van Gaal, in una delle annate probabilmente peggiori della storia recente del glorioso club di Manchester. La trafila è stata lunghissima e più volte lo stesso Jesse ha certamente pensato di non farcela.

L’ennesimo boom dell’Academy

Lingard muove i primi passi poco più che bambino nel Penketh United prima di essere notato ad appena sette anni dalla prestigiosa Academy dei Diavoli Rossi. L’osservatore rimane folgorato dalle qualità di quel ragazzino che però sul tavolo pare avere già qualche altra offerta: “L’osservatore ha parlato con mio nonno e mi ha offerto di giocare in prova ma c’era anche l’interesse del Liverpool e ho dovuto scegliere. – disse Lingard a MUTV – Ero ancora molto giovane.” Una scelta subito ardua per un bambino che oltre ad essere precoce dal punto di vista dell’età era in possesso di un fisico ancora troppo minuto e forse non adatto ai ritmi che col tempo gli avrebbe imposto la Premier League: “Ho vinto un sacco di trofei, come la FA Youth Cup e il campionato riserve un paio di volte, ma non sapevo se sarebbe bastato per giocare in Premier League con la prima squadra. Personalmente non pensavo di essere pronto per l’Inghilterra siccome ero molto piccolo rispetto agli altri giocatori”. I timori del giovane Jesse si concretizzano e l’esordio in Premier tarda ad arrivare. Dopotutto Lingard sin dalle giovanili difficilmente riesce ad attirare le attenzioni che gli spetterebbero. L’esempio più lampante arriva nel 2011 quando il ragazzino di Warrington segna nella finale di Youth Cup ma gloria e attenzioni finiscono tutte sui più blasonati compagni di squadra Paul Pogba e Ravel Morrison. Il settore giovanile del Manchester continua dunque a sfornare calciatori di livello, tanto da oscurare anche il piccolo Jesse Lingard, fisicamente ancora non adatto e probabilmente meno appariscente dei suoi colleghi.

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L’esultanza dab, marchio di fabbrica di Lingard e Pogba

Il ragazzo che non cresceva

E’ evidente come in un calcio fisico come quello inglese, una buona struttura sia alla base della formazione di qualunque calciatore che ambisca a ricoprire un ruolo di rilievo in Premier League. Come detto però la fisicità non è proprio il punto di forza del funambolico Lingard che anche secondo l’esperto Phil Brogan ha pagato il tardivo sviluppo: “Ritengo sia un grande talento, è un ’92 e può dare ancora tanto. Ha sviluppato tardi, certo. A 15/16 anni era molto piccolo, il Manchester dovette aspettare che sviluppasse fisicamente. – disse Brogan in un’intervista a GianlucaDiMarzio.com – Leicester, Birmingham, Brighton e Derby County, ha girato un pochino”. Lingard però nonostante il tanto girovagare e il corpo minuto non ha mai peccato dal punto di vista del lavoro e dell’atteggiamento: “E’ sempre stato un giocatore meraviglioso, molto intelligente. Con un atteggiamento grandioso. L’ho visto per la prima volta quando aveva 7 anni nei tornei Under 9. Segnò un bellissimo gol di testa, poi scoprimmo che aveva 2 anni in meno! Un talento!”. Lo stesso ex Penketh sapeva benissimo di dover crescere e migliorare ancora per poter raggiungere l’Olimpo tanto desiderato: “Avrebbero potuto lasciarmi andare a causa della mia altezza e magari ora mi ritroverei a giocare altrove, ma mi bloccarono. Hanno visto la mia capacità e sono grato per questo. Ci sono un sacco di ragazzi con cui sono cresciuto che sono andati in altri club, io invece sono felice di vedermi dove sono ora”

La profezia di Sir Alex

Nonostante qualche piccolo intoppo il materiale sul quale lavorare c’è ed è di prima scelta. Lo sa bene il Manchester che lo spedisce in una lunga serie di prestiti soprattutto in Championship per fargli fare le ossa prima di piazzarlo nuovamente in prima squadra alla soglia dei 23 anni. Un traguardo raggiunto leggermente in ritardo rispetto ai colleghi di un tempo, ma che l’esperto Sir Alex Ferguson che di giovani se ne intende, aveva ampiamente previsto. Oltre tre anni fa infatti il vecchio volpone dello United profetizzò il futuro di Lingard: “Lui ha 19 anni, è cresciuto nel nostro settore giovanile ed è costruito come Jean Tigana è stato per la Francia. Ma non è mai salito alla ribalta lì fino all’età di circa 24 anni, e penso che sarà lo stesso anche per Lingard. Diventerà un giocatore forte quando avrà 22 anni o giù di lì. E’ un calciatore in cui ho grandi speranze.” Mai parole furono più sagge di quelle di Sir Alex che squadrò alla perfezione la situazione di un Lingard all’epoca appena diciannovenne e che oggi si candida ad essere un’arma da lanciare a gara in corso nella nuova corazzata targata Josè Mourinho.

Il minuto che cambiò la storia

Lingard nella sua sin qui breve carriera ha come detto sempre riversato sul terreno di gioco l’innegabile talento, tanto lavoro e una perseveranza invidiabile ma come dicevamo manca ancora un pizzico di fattore fortuna. La dea bendata ha atteso parecchio ma alla fine il momento magico da cogliere al volo è arrivato anche per l’esterno inglese. Siamo al minuto 110 della finale di FA Cup tra Crystal Palace e Manchester United, sul punteggio di 1-1: Valencia lavora un pallone sulla destra che in seguito ad una deviazione in area si alza quel tanto che basta per offrire a Lingard l’occasione della vita. Il ragazzo di Warrington si fa trovare al posto giusto al momento giusto e piazza un destro al volo che incenerisce il Palace, regala di fatto la coppa allo United e come se non bastasse gli apre le porte del paradiso. E’ finalmente il suo momento, a 23 anni come profetizzato da Ferguson, Lingard si libera finalmente del peso di eterno ragazzino da formare per toccare il cielo con un dito rigorosamente in maglia Red Devils. La maturazione è compiuta, ora Lingard può realmente ambire ad un posto in prima squadra e tocca a Josè Mourinho valorizzarne il talento.

L’uomo delle finali

Salutato un tecnico come Van Gaal al quale Jesse deve molto la palla passa a Mourinho. Lo Special One in estate fa collezione di figurine ma un posticino per Lingard in quel di Manchester c’è sempre. Il portoghese sa che l’ex Academy vive il suo momento migliore e lo preferisce addirittura a Mkhitaryan nella finale di Community Shield. La fiducia viene ripagata alla grande con un goal da favola che proietta Lingard dritto nei cuori dei supporters dello United, guadagnandosi al 100% un ruolo importante anche nella corazzata che sotto la guida di Mou dovrà gioco forza lottare per vincere tutto. Il Communiti Shield alla fine lo decide Ibra ma l’uomo delle finali in casa Manchester è uno solo: Jesse Lingard.

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Ibra e Lingard festeggiano il Community Shield (Foto: Facebook Manchester United)

 

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