Roo-ined

Gli steward consegnano le distinte per il match contro il Leicester. Old Trafford scalpita. Stupore dei giornalisti presenti, la notizia fa il giro della rete in pochi secondi. Dagli States al Giappone: Rooney in panchina. Lo storico capitano, numero 10 dei Red Devils, fuori per scelta tecnica. La gara racconterà di una mossa azzeccata. I campioni in carica del Leicester vengono sotterrati. Pogba, fino a quel momento un corpo estraneo, most valuable player. Foto di rito col premio a fine match per il francese. E Wayne? In campo per 8 minuti, poi qualche calcio al pallone con i figli nel post gara.
This is the end?
I giornali inglesi non sono teneri. Il calcio inglese ha riposto in Rooney le sue speranze a livello di nazionale, spesso disattese. Nella grandi kermesse l’Inghilterra ha sfigurato spesso, per non dire sempre. Colpa di Rooney? No, o almeno non solo. Basti pensare all’ultimo Europeo, dove le bislacche scelte di Hodgson l’hanno dirottato in cabina di regia. Centrocampista centrale. Gli attacchi della stampa nell’immediato post gara sono stati molti e feroci. Aperta la caccia al titolo, pratica portata all’estremo in Inghilterra. Così nel giro di una giornata si è letto di tutto. Il Manchester United ha (stra) vinto perché Rooney non ha giocato.
Gli attacchi sono arrivati da moltissimi fronti, anche da ex compagni di squadra. “La sua assenza ha liberato Pogba, che ha giocato una grande partita”. Rio Ferdinand. Mourinho nel frattempo minimizza: “Lui è un mio uomo, è felice in questo momento quanto lo sono io”. Gli fa eco il centrale difensivo Smalling: “Ho visto Wayne sereno. Scherzava come sempre nello spogliatoio, stare in panchina non lo cambia”.
Zlatan il cannibale
Va da sé che è assurdo affermare che una squadra funzioni a meno grazie alla presenza (o all’assenza) di un singolo calciatore. La scelta di Mourinho è stata chiara, ed ha rimescolato carte e compiti dell’XI titolare. Sulle fasce due giovani in grado di spaccare la partita con la loro velocità, Lingard e Rashford. Juan Mata riportato nella sua posizione originaria, quella di trequarti alle spalle del grande accentratore Zlatan. Con Wayne in campo Mata era forzato al dirottamento sull’esterno. La presenza di un giocatore in grado di venire incontro ai centrocampisti invece di attaccare la profondità ha liberato mr. 100 milioni Paul Pogba, che è finalmente riuscito a fare la differenza.
Titolare al suo posto nell’XI è stato Marcus Rashford. Il giovane che fino all’anno scorso non poteva cambiarsi nello stesso spogliatoio dei grandi. Il golden boy, a testa bassa e lavorando, si è guadagnato a sportellate la presenza in prima squadra. Il ruolo di prima punta non può essere in discussione con la presenza di un cannibale come Zlatan Ibrahimovic, decisivo come sempre in carriera. Il grande accentratore svedese ha già dirottato sull’esterno Cavani al PSG, ed è pronto a ripetersi ad Old Trafford.
Come i grandi del passato
L’alchimia di Mourinho ha funzionato. I Red Devils hanno spazzato via il Leicester di Ranieri con il nuovo assetto. Considerare Wayne Rooney un calciatore finito, ad appena 30 anni, è un’affermazione quantomeno pericolosa. L’inglese è un giocatore dalle caratteristiche uniche, che riesce a coniugare fisicità, strappi e fiuto del gol come pochi al mondo. Probabile che, più avanti, vada a chiudere la carriera nel suo Everton, la squadra per la quale fa il tifo sin da bambino, ma non è ancora il momento di pensare al finale di carriera.
Resta il fatto che con l’assetto anti Leicester nello United non c’è spazio per le qualità di Rooney, a meno di infortuni dei titolari. Il numero 10, ad oggi, rischia di accomodarsi in panchina anche nelle partite a venire. Lo stesso percorso di Alessandro Del Piero, fenomeno part time. Nel 2006 Pinturicchio, all’età di 32 anni, è stato relegato in panchina dalla presenza di un giovane (ancora lui) Zlatan Ibrahimovic.