Entusiasmo e maturità

Entusiasmo e maturità

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Fonte: repubblica.it

Quattro reti al Benfica e primato nel girone di Champions League. E’ un Napoli da sogno? Forse. Ma per continuare a sognare manca ancora qualcosina.

Un’atmosfera incantata quella del San Paolo. Non c’è il pienone delle grandi occasioni, ma non si percepisce neanche per un secondo. Cori, applausi e quel ruggito che tanti ha fatto emozionare. “The Champioooooons”, gli avversari tremano, gli azzurri annuiscono soddisfatti. Come ha detto Pierluigi Pardo in telecronaca: “Giusto per mettere in chiaro le cose”.

Le cose le mettono in chiaro anche i giocatori, con Milik che dopo meno di 30 secondi si ritrova a tu per tu con Julio Cesar. Il Napoli è carico e sulle ali dell’entusiasmo pressa a tutto campo provando ad attaccare la profondità con la sua punta centrale più e più volte. Questo entusiasmo, però, provoca degli improvvisi cali di tensione, che si trasformano in occasioni d’oro per gli avversari.

Il Napoli visto contro il Benfica ha dato sfoggio di tutti i suoi lati positivi e negativi. Ha mostrato di non avere rivali se spinto dall’adrenalina, ma di concedere occasioni con improvvisi cali di concentrazione. Ha sfoggiato maturità nel rispettare ed attendere un avversario competitivo, ma è risultato essere ingenuo nel non saper ancora gestire un match ormai chiuso. La partita contro il Benfica è stata in pratica per il Napoli come guardarsi allo specchio ed osservare la sua reale identità.

La carica del San Paolo

Il Napoli è una squadra che in casa difficilmente perde. Sarà per il supporto del pubblico, per la conoscenza del terreno di gioco, per i miracoli di San Gennaro…ma in ogni caso tra le mura del San Paolo chiunque ha difficoltà a mettere sotto gli azzurri. Anche il Benfica viene da subito arginato per quanto riguarda intensità e fluidità di gioco, con l’entusiasmo degli uomini di Sarri che la fa da padrone. Il gol di Hamsik fa da apripista alla goleada uccidendo letteralmente la tensione che poteva appesantire le gambe degli 11 in campo. La squadra si diverte e quando si diverte diventa pressoché inarrestabile.

L’entusiasmo dà, l’entusiasmo toglie. Le occasioni concesse nel primo tempo sono frutto di una combinazione tra timidezza nel pressare alti e cali di concentrazione nello scivolare in tempo da parte degli esterni. La carica, la voglia di strafare, l’ansia di arrivare al gol quanto prima possono giocare e giocano tutt’ora al Napoli dei brutti, bruttissimi scherzi.

Mentalità vincente

Anche dal punto di vista mentale il Napoli si rivela squadra dai due volti. Nel primo tempo mostra maturità nel controllare l’iniziale momento di euforia e rimettersi rapidamente a posto. Le scorribande del Benfica vengono arginate, si soffre il dovuto e si riprende il controllo del gioco in maniera esemplare. Il gol di Hamsik facilita di certo le cose, ma la reazione della squadra è da grande ed in altri momenti storici il pressing avversario avrebbe portato a sbandate clamorose.

La goleada fa però tornare l’euforia ed il controllo mentale sulla gara torna a passare in secondo piano. Bastano due cambi al Benfica per far saltare il banco ed il calo di concentrazione porta ai due gol che fanno imbestialire Maurizio Sarri. “Il modo migliore per gestire un vantaggio è continuare ad attaccare facendo il nostro gioco” continua a ripetere il tecnico toscano, ma le energie non sempre lo permettono. Bisogna quindi tornare ad essere lucidi e far girare la palla, magari anche soffrendo il dovuto se necessario. Manca dunque l’ultimo passettino decisivo, quello del pragmatismo. Uccidere l’entusiasmo della “squadra rivelazione” ed abbracciare il cinismo della grande italiana ed europea.

Sia chiaro, la qualità degli uomini c’è tutta. La difesa respinge, il centrocampo filtra, l’attacco segna. Sempre. Contro chiunque. Ma a fasi alterne. Il primo passo è prolungare il più possibile la fase positiva, riducendo quella negativa. Quello successivo, eliminarla completamente. A quel punto toccherà agli altri essere più bravi e toccherà esclusivamente a loro.