La scottante panchina dell’Udinese

Negli ultimi anni l’Italia si era innamorata di una squadra. Veniva dal Friuli o forse dal futuro. Oggi resta poco di quell’Udinese, se non il ricordo di uno splendido passato
Le congiunzioni astrali nel mondo del calcio sono tanto puntuali quanto un bomber in area di rigore. Ne abbiamo viste talmente tante che quasi non rimaniamo più stupiti davanti alla “regolarità di alcune casualità”. L’esonero di Francesco Guidolin da allenatore dello Swansea, nella stessa giornata in cui l’Udinese solleva dall’incarico il proprio allenatore, quasi fa ci sorridere. La macchina dei ricordi innesta direttamente la terza, anche perché si tratta di un passato così recente e tremendamente meraviglioso. Guidolin-Udinese: un connubio perfetto che ha scritto una delle pagine più belle del nostro calcio. Il presente però non riesce per niente ad essere all’altezza di quegli anni, e ci racconta una realtà ben diversa.
La primavera friulana, una squadra meravigliosa
Era la primavera del 2010 quando l’Udinese, reduce da un deprimente 15/o posto in campionato, decise di chiamare in panchina Francesco Guidolin. Si trattava di un ritorno per il veneto, sulla panchina friulana già sul finire degli anni 90. Dopo un avvio balbettante, con la squadra ultima in classifica dopo le prime sei giornate, la serie A diventò spettatrice privilegiata di uno spettacolo unico. Una squadra stracolma di giovani rampanti che ogni domenica dettava legge su tutti i campi della serie A, tanto da rimanere in corso per lo scudetto fino alle fine del torneo. Da Handanovic a Benatia, passando per i vari Cuadrado, Armero, Inler. A impreziosire il tutto la strepitosa coppia d’attacco Sanchez-Di Natale, 40 gol in due a fine stagione. Guidolin l’alchimista perfetto per mettere insieme i talenti di mezzo mondo, e farne una macchina perfetta ammirata e studiata in tutta Europa.

Maledetti preliminari, il giocattolo si rompe
Dopo due qualificazioni consecutive in Champions League, entrambe però vanificate dall’eliminazione ai preliminari, il giocattolo Udinese cominciò a perdere pezzi. La cessione di quasi tutti i big, come dettato dalla politica societaria, abbassò molto il rendimento della squadra. Il progetto a lunga scadenza, culminato con la costruzione dello stadio di proprietà, ne risentì nelle prestazioni sul campo. Nel 2014 la separazione con Guidolin sancisce la rottura definitiva dalle parti del Friuli, con risultati sempre più negativi, ben lontani dalle zone alte della classifica.

La panchina che scotta
Dopo le quattro stagioni con Guidolin, la panchina dell’Udinese si è trasformata in una giostra in cui gli allenatori siedono per un po’, prima di lasciare il posto a qualcun’altro. Stramaccioni, Colantuono, De Canio e alla fine Beppe Iachini, esonerato oggi dopo quattro sconfitte nelle prime sette giornate. La panchina dell’Udinese verrà affidata adesso a Gigi Del Neri. Uno che di miracoli ne sa qualcosa anche se un tantino arrugginito con il trascorrere degli anni. Con Guidolin senza panchina e l’Udinese ormai stabilmente nelle zone basse della classifica, agli appassionati resta il ricordo di quella squadra strepitosa, che solo pochi anni fa incantava l’Italia e stupiva l’Europa.