Ghana, la leggenda Jabir contro i giovani: “Troppo sesso e poca professionalità”

Ghana, la leggenda Jabir contro i giovani: “Troppo sesso e poca professionalità”

Malik Jabir ©sport.citifmonline.com
Malik Jabir ©sport.citifmonline.com

Malik Jabir, ex leggenda del calcio ghanese tra gli anni ’60 e ’70, ha detto la sua sul momento attuale del movimento del pallone in seno alle Stelle Nere, affermando con certezza ad un motivo ben preciso per il quale i calciatori in epoca moderna non riescono a rappresentare come dovrebbero il proprio Paese: “Il problema, può sembrare assurdo ma invece non lo è affatto, sta nella testa dei giocatori. Questi pensano troppo al sesso! E poi c’è poca professionalità, i giovani specialmente sono troppo pigri”. E se lo dice Jabir c’è da credergli, visto il credito di cui può vantare in Ghana dove la sua opinione è tenuta in grandissima considerazione.

TROPPO SESSO ‘STI GIOVANI

Jabir si è espresso ai microfoni del quotidiano sportivo spagnolo ‘Marca’ e ha rincarato la dose dicendo senza peli sulla lingua: “Il nostro calcio fa schifo, è vero che pensiamo troppo al sesso perché in Ghana ci sono donne bellissime che non vogliono mai lasciare soli i nostri calciatori, ma questo fa si che gli atleti riservino troppe energie al sesso e non si preoccupino troppo di preservare se stessi Dovrebbero farlo magari riposando il giusto, allo scopo poi di poter rendere al massimo in campo”. Jabir, 72 anni, aggiunge: “Non sto dicendo che si dovrebbe costringere i calciatori ghanesi all’astinenza forzata dall’avere rapporti intimi, ma bisognerebbe pensare alle partite che ci sono da giocare quando si è alla vigilia di un impegno ufficiale. Poi c’è un tempo per tutto”.

…E TROPPO POCA PROFESSIONALITA’

Jabir è fortemente preoccupato anche per quello che è l’aspetto della professionalità: “E’ una dote che in Ghana manca del tutto. I ragazzi ai giorni d’oggi non si allenano come dovrebbero e le stesse mancanze le manifestano in aspetti importanti come l’alimentazione. Non mangiano come dei veri atleti dovrebbero fare. Ai miei tempi negli anni ’70 tutti i giorni si facevano doppie sedute di allenamento della durata di due ore ciascuna. Se saltavi anche solo una sessione eri fuori, l’allenatore ti cacciava con l’appoggio di tutta la Federazione. Oggi invece è diverso purtroppo, ai giovani di adesso mancano modelli adeguati cui poter fare riferimento”.