Orgoglio e pregiudizio

Claudio Cafarelli
05/10/2016

Orgoglio e pregiudizio

Maurizio Sarri Napoli

È bastata la prima sconfitta stagionale per mettere Maurizio Sarri al centro del fuoco nemico (ma soprattutto amico). La dura vita di un allenatore di calcio, soprattutto in Italia, specialmente a Napoli.

Da maestro ad incompetente. Da guru ad inadeguato. Dopo l’ovazione post Benfica, per Maurizio Sarri arrivano le critiche. Feroci, amare, discutibili. Un “pesantissimo” 1-0, un macigno insostenibile che si abbatte sul percorso del Napoli e mette in dubbio il futuro della squadra. L’infallibile Petagna delle ultime partite ha castigato anche la difesa azzurra, cosa ne sarà di questo Napoli si chiede la stampa locale? Ma il vero colpo del ko è arrivato dalle dichiarazioni post partita:

“La Juve è di un’altra categoria e sta facendo il campionato di una squadra di un’altra categoria. Non abbiamo mai avuto l’idea che il nostro campionato dovesse essere in parallelo a quello della Juve. Se loro dovessero inanellare una serie di partite negative clamorose, di ‘cazzate’, allora forse… Ma loro non lo fanno mai. Comunque non voglio più parlare della Juventus”.

L’atroce reato della verità

Da quel momento, agli occhi di tanti giornalisti ed opinionisti, Sarri non è più l’uomo che attraverso il gioco è arrivato ad un passo dal sogno scudetto. Dimenticati gli elogi europei (Napoli incoronato come squadra sexy dall’Equipe) ora secondo la critica è proprio Sarri l’unico ostacolo che divide il Napoli dal terzo titolo nazionale. Turnover minimo? Nuovi acquisti non ancora inseriti? Impossibilità a trovare contromisure al dinamismo dell’Atalanta? No, l’atto di ingenuità davanti alle telecamere pesa più di tutti. L’allenatore toscano si è macchiato di un atroce reato, ammettere la superiorità della Juventus. Una conferma schietta della forza di una squadra capace di strappare alle dirette concorrenti i migliori giocatori. Parole trite e ritrite da mesi e che invece proferite da Sarri diventano motivo di vergogna.

L’esempio di Garcia e il lontano concetto di Benitez

Come può un allenatore ammettere lo strapotere degli avversari? Eppure è successo, in contrapposizione a Rudi Garcia che dopo una sconfitta proprio contro i bianconeri annunciava con arroganza un futuro successo. Lui sì che avrebbe vinto lo scudetto. Da quel momento iniziò il suo declino giallorosso. Giusto o sbagliato che sia, appare evidente comunque che Napoli sia ancora schiava dei suoi limiti. L’ossessione Juventus e un ambiente poco compatto pronto a puntare l’indice ad un minimo cenno di cedimento. Quanto è lontano il concetto di “spalla a spalla” chiesto a più riprese da Rafa Benitez.

Il sistema mediatico partenopeo

Altro che compattezza, è evidente a tutti quel sistema mediatico-intricato presente attorno al Napoli. È sempre lì famelico, pronto a creare dibattito dal nulla per alimentare il chiacchiericcio e le polemiche, nel vano tentativo di inseguire un briciolo di visibilità. Arriva il primo ostacolo ed ecco una lunga rassegna di opinionisti baldanzosi, giornalisti allo sbaraglio ed ex addetti ai lavori sul piedistallo costruito dal nulla. Divisioni nette, argomentazioni sterili e gara a chi fa la voce più grossa.

Non parlarmi, non ti sento

L’errore però nasce dalle radici. Per sostenere un clima simile, la società dovrebbe conoscere la stampa, renderla parte integrante e coltivare rapporti amichevoli. Invece ora si limita ad evitare ogni possibile forma di contatto. Allo stesso modo ci dovrebbe essere un reparto comunicazione presente e pronto a sostenere un allenatore poco avvezzo alle parole, magari anche con qualche suggerimento per migliorare il suo rapporto con i media. Stesso trattamento per i calciatori, liberi di poter parlare solo ed esclusivamente quando convocati nelle rispettive Nazionali. Tutto questo purtroppo rappresenta il vero tallone d’Achille della società e sembra strano anche solo pensarlo, considerando che a capo della società c’è uno straordinario uomo di comunicazione come Aurelio De Laurentiis.