Un problema di nome Cristiano Ronaldo

“Il problema del Real Madrid in questo momento è Cristiano Ronaldo”. Le parole che non ti aspetti arrivano dirette dalla bocca di Fabio Capello
Solamente tre reti nelle prime sei uscite stagionali (con il Real) ed una condizione fisica ancora non ottimale. Questi numeri e problemi di un Cristiano Ronaldo in versione diesel che al momento tarda ancora a carburare. CR7 ha infatti da sempre abituato i suoi tifosi a valanghe di goal e prestazioni da urlo ma in questo primo scorcio d’annata qualcosa ancora non gira in maglia merengues. Il fenomeno portoghese ha infatti risentito del brutto infortunio patito nella finale di Euro 2016. Tanto lavoro tra palestra e piscina per tornare il prima possibile in campo. Cristiano ritorna e lo fa a modo suo. Sei giri d’orologio e nella prima uscita stagionale con la sua numero 7 sulle spalle è subito goal. Due centri anche in Champions ma qualcosa nelle ultime gare sembra non andare nel Real Madrid. I Blancos non riescono ad uscire da un vortice di pareggi iniziato tre gare fa in Liga. Quattro addirittura i segni ‘X’ considerando il 2-2 di Dortmund.
CR7 il problema del Real Madrid
Uno che dalle parti di Madrid è riuscito al contempo a farsi amare ed odiare per la sua filosofia è di certo Fabio Capello. Due Liga portate a casa in due stagioni a dieci anni di distanza l’una dall’altra. Proprio Capello, intervistato da Radio Onda Cero ha detto la sua sul momento negativo del Real individuando un colpevole. “Il problema del Real Madrid in questo momento è Cristiano Ronaldo. Non sta bene fisicamente ed è il loro miglior giocatore”.
Stoccata al Barça
Una frase che di certo non ti aspetti ma esemplificativa dell’importanza del fenomeno di Funchal nei meccanismi del Real. Capello ha poi rifilato stoccate alla cantera blaugrana: “Si parla sempre della cantera del Barça. Ma io mi chiedo: quanti giocatori della cantera sono in grado in questo momento di giocare anche in prima squadra?”
Una panchina per Don Fabio
Capello ha poi concluso: “Mi era stato offerto di allenare l’Italia, ma io ho detto di no. Ho lasciato perché la Federazione inglese voleva che togliessi la fascia a John Terry, ma io ho sempre detto che il capitano lo sceglie l’allenatore, cioè io.”