Graziano Pellè, carnefice e vittima

Dario Marotta
07/10/2016

Graziano Pellè, carnefice e vittima

Graziano Pellè in piena gioia dopo il gol alla Spagna - FOTO: account ufficiale Twitter Vivo Azzurro
Graziano Pellè in piena gioia dopo il gol alla Spagna – FOTO: account ufficiale Twitter Vivo Azzurro

Atteggiamenti da divo ed errori. Il day after Italia-Spagna

La chiave della serata in un gesto mancato. La mano di Ventura lasciata lì. Lo sguardo perso nel vuoto e le imprecazioni. Sessanta minuti per Pellè in campo, dieci secondi per riconquistare la gogna mediatica. Italia Spagna come Italia Germania, atteggiamenti da divo ed errori, tecnici ma soprattutto comportamentali. Si passa sui primi, non si transige sui secondi. Il day after scopre le carte, dopo una notte di insulti, di critiche, di punizioni paventate e magari applicate dal tecnico che sì, ci è rimasto davvero male. Sono arrivate le scuse, ancora una volta, un po’ goffe ma apprezzabili: “Eh sì! Purtroppo, mi capita nuovamente di fare una cavolata. Un comportamento inaccettabile, nei confronti del mister in primis e di riflesso ai miei compagni, che hanno sempre dimostrato di avere dei valori importanti all’interno di un fantastico gruppo Italia del quale facciamo parte. Come ogni errore grave, si subiscono sempre delle conseguenze. Ed è giustissimo che io mi prenda delle responsabilità sull’accaduto. Era doveroso rivolgere le scuse di cuore a tutti. Graziano”.

Responsabilità

L’ammissione di colpa allenta una morsa divenuta violenta, tanto stringente da soffocare finanche i numeri, gli stessi che giustificano fiducia e considerazione: nove centri in venti apparizioni. Il volto “buono” di Pellè si era però già perso qualche mese fa, dopo la sfida lanciata a Neuer, a colpi di cucchiaio. Anche allora arrivò il mea culpa: “Non volevo fare lo sbruffone, volevo solo tenerlo fermo. Neuer non se n’è neppure accorto per l’adrenalina che avevamo, ci guardavamo negli occhi. Mi dispiace per quelli che mi vogliono bene e per tutti gli italiani, chiedo scusa”. L’umiltà del giorno dopo può colpire positivamente in una prima circostanza ma diventa melensa quando assume forme abitudinarie. La prima si perdona, la seconda meno. E ora come si regolerà Ventura? Rispolvererà un rivisitato codice etico o basteranno le scuse pubbliche, le seconde nel giro di pochi mesi? La risposta è arrivata e si porta dietro una clamorosa esclusione. Pellè è stato rispedito a casa e non parteciperà al match con la Macedonia, in programma domenica sera. Una decisione forte, destinata a far discutere.

Regole per tutti?

Errare è umano, perseverare è diabolico, recita un vecchio adagio. La seconda –stavolta- è peggio della prima e apre un imprevedibile squarcio in un gruppo che ha fatto (e fa) della coesione la sua forza autentica. Presupposto che ha spinto verso la sanzione, proprio per preservare le caratteristiche di una squadra debole ma dal cuore grande. Ma il rischio, in un senso o nell’altro, resta dietro l’angolo. La teoria del “lasciar correre” avrebbe potuto trasmettere un immagine di debolezza ed è ciò di cui non aveva bisogno un allenatore alla sua prima grande esperienza. A fare da contrappeso la sanzione, che oggi funge da esempio per tutti. Ma Ventura sarà in grado di applicare il medesimo regolamento per tutti oppure si passerà in breve tempo ai due pesi e alle due misure? Una prova concreta, in questo senso, è offerta proprio dal caso Pellè che per una stretta di mano mancata è finito nel tritacarne mediatico, più di ogni altro ex azzurro. Perché questo accanimento?

Pellè è da nazionale?

Al di là di ogni discorso etico-comportamentale, si stagliano i dubbi sulle qualità di un calciatore che, per dirne una, non ha mai raggiunto la doppia cifra in Italia. Pellè merita l’azzurro? Le perplessità sono divenute ancor più ingombranti quando il calciatore ha deciso di andare a giocare in Cina. Il campionato italiano non offre niente di meglio? I subentranti Immobile e Belotti hanno confortato le opinioni di coloro che non ritengono Pellè all’altezza del compito, nonostante i gol, nonostante alcune prestazioni maiuscole. E’ questo “ostracismo”, più o meno giustificabile, ad alimentare il desiderio di condanna, a spingere verso l’esclusione forzata. Piace poco il personaggio (costretto suo malgrado a pagare il confronto con i centravanti del passato) e non piace il calciatore, generoso ma poco bello da vedere. Si aggiungono, in subordine, le pecche comportamentali di cui sopra che tracciano il profilo di un atleta poco apprezzato. La risorsa rischia di trasformarsi in una patata bollente per Ventura che ha così optato per la sospensione a tempo determinato. Un provvedimento durissimo per riscrivere le sacre regole del gruppo