Odiati e fieri

Odiati e fieri

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Fonte: bundesliga.de

Odiati, evitati, accusati e criticati. I giocatori del RB Lipsia portano ormai da tempo il fardello dello sponsor stampato sulla loro maglia. Ed oggi la Bundes è una cassa di risonanza ancora più grande. Nonostante tutto, sul campo non si sono mai tirati indietro.

C’è chi li chiama “Tori Rossi”, per l’ostinazione e la determinazione mostrate sul campo di gioco. C’è invece chi continua a chiamarli “Lattine”, come segno di scherno per il loro “asservimento” al dio denaro. In ogni caso dietro il soprannome dei giocatori del RB Lipsia c’è l’ombra della Red Bull. Il colosso che ha acquistato la società ha creato una potente deviazione nel modo di concepire il calcio in Germania. Si è parlato molto dei motivi per cui la RB Lipsia sia la squadra al momento meno gradita al pubblico tedesco. Nonostante tutto non sono soltanto i soldi a creare una squadra forte e temibile sul campo, specialmente facendola partire dalle leghe inferiori. C’è bisogno di tenacia e tanta forza di volontà. Per dimostrare di non essere solo una squadra di cartone ma un gruppo vero, capace di vincere e tenere testa alle mille critiche.

La proprietà sembra aver scelto gli uomini giusti ed oggi la RB Lipsia guidata da Rangnick (fino all’anno scorso allenatore, oggi ds) e Hasenhuttl è una squadra vera, decisa e concreta contro qualsiasi avversario. E’ proprio sulla Lipsia in campo che oggi vogliamo concentrarci. Cercando di lasciarci alle spalle le carte, gli sponsor e i cavilli burocratici scendendo sul terreno di gioco con i “Tori Rossi”.

Semplicità e compattezza

L’asse Rangnick/Hasenhuttl sembra esistere da sempre. Due uomini di calcio forti, con idee simili e una innata mania per i dettagli e la tattica. Modulo di gioco: 4-4-2. Sembrerebbe il tipico modulo all’italiana. Ma negli ultimi anni un numero sempre maggiore di squadre tedesche ha iniziato a riscoprire e riconsiderare questo sistema. Si pensi al Moenchengladbach, lo Schalke, il BVB a tratti e la maggior parte delle neo promosse nella massima serie. E’ un modulo affidabile, che garantisce copertura in tutte le zone del campo ed assicura compattezza sia in fase offensiva che difensiva. Il Lipsia ne ha fatto la sua identità sin dalla quinta serie ed oggi, nonostante i cambi in panchina, sembra applicarlo quasi alla perfezione.

In fase di possesso palla il gioco difficilmente viene gestito dai centrali di centrocampo, più frangiflutti che registi. Si provano a sfruttare al meglio le catene laterali, con gli esterni di centrocampo che fungono più da trequartisti che ali pure. Gestiscono palla, servono in profondità le punte, innescano i terzini e vanno a chiudere in area di rigore in caso di cross dalle fasce. Le caratteristiche tecniche degli attaccanti sono complementari tra loro. C’è chi sa attaccare la profondità, chi è più dedito a giocare la palla, chi ad occupare al meglio gli spazi nell’area di rigore. In ogni caso è una squadra predisposta alla verticalizzazione rapida. Con poco possesso del pallone e con una ricerca continua del fondo campo o dello spazio alle spalle della difesa avversaria.

Uomo contro uomo

La fase di non possesso è forse l’arma in più di questa squadra. E’ la molla che fa scattare un rapido recupero palla e l’attacco improvviso con ripartenze e verticalizzazioni fulminanti. Il 4-4-2 si presta molto a plasmarsi in base al sistema avversario. I giocatori inoltre hanno una flessibilità tale da poter aggredire puntualmente il portatore di palla. I 4 elementi offensivi sono i primi difensori, andando a pressare in massa i 4 giocatori arretrati dell’altra squadra e chiamando sostanzialmente i tempi di pressione delle altre due linee.

Il pressing può alzarsi subito sul primo giocatore in possesso, o partire al primo passaggio. In questo modo non solo si dosano le energie, ma si può indirizzare il gioco avversario in una determinata direzione. Mettendo il match sui propri binari pur senza avere il possesso di palla. Il pressing alto delle punte porta il centrocampo ad alzarsi a sua volta. La difesa rimane però bassa, per togliere profondità in caso di improvvisi lanci lunghi atti ad evitare la grande pressione. Questo modo di difendere si trasforma in un costante uomo contro uomo, che porta ogni portatore di palla a dover affrontare un difensore in qualsiasi parte del campo si trovi.

Tallone d’Achille

Quali sono i punti deboli di questo sistema? Essendoci dei dettami tattici molto ferrei per quanto riguarda il posizionamento in campo, rapidi scambi nello stretto e movimenti senza palla possono mandare in confusione le linee di centrocampo e difesa. I giocatori rischiano di finire ammassati nella stessa zona. Se gli scivolamenti non vengono fatti con i tempi giusti, gli avversari si ritrovano senza marcatura. Altra falla presente nel sistema è la mancanza di coperture efficaci nel caso entrambi i mediani escano in pressione. E’ molto facile che ci siano 1 vs 1 contro i difensori ed i raddoppi sono quasi inesistenti specialmente sugli esterni.

Gli interpreti

Nonostante i “big money” a disposizione, la squadra di Lipsia ha puntato su un organico giovane ed operaio. Ad immagine e somiglianza del suo tecnico, già capace di stupire lo scorso anno alla guida dell’Ingolstadt. Le uniche eccezioni sono il terzino destro Bernardo ed il centrocampista centrale Naby Keita. Entrambi classe ’95, entrambi pagati intorno ai 10 milioni di euro, entrambi acquistati dalla stessa squadra. Quale? Salisburgo, altra compagine targata Red Bull. Difficile credere che il loro acquisto a quelle cifre sia un’operazione prettamente tecnica. Tant’è che i due giocatori stanno da subito dando il loro contributo all’11 di Hasenhuttl.

I due centrali di difesa sono il veterano Compper, che abbiamo conosciuto in Italia con la maglia della Fiorentina, ed il giovane Willi Orban. Il classe ’92 è un centrale piuttosto roccioso. Nonostante la giovane età, non si tira mai indietro quando c’è da marcare con cattiveria ed “esperienza”. Se centrocampisti come Demme e Ilsanker non fanno venire la pelle d’oca pur essendo tatticamente importantissimi, è in fase offensiva che troviamo i punti di forza del team. A partire dal capitano Domink Kaiser. Classe ’88, ha sposato il progetto RB dal 2012. Di professione trequartista, può ricoprire tutti i ruoli del centrocampo assicurando qualità in attacco e anche tanto sacrificio nell’aiutare i compagni.

Le stelle

In attacco la stella è di certo il classe ’94 Yussuf Poulsen. Danese “anomalo di 193 cm, sta già attirando l’attenzione dei top club europei. Sa abbinare all’atletismo una buonissima tecnica individuale, oltre ad un’agilità che sembra assurda vista la stazza fisica. E’ uno dei migliori ad attaccare la profondità, pur facendosi rispettare palla al piede ed in area di rigore. A coadiuvarlo nel reparto offensivo ci sono altri due attaccanti piuttosto interessanti. Timo Werner, ex Stoccarda molto tecnico ma altrettanto tenace nel recupero palla, e Davie Selke, classe ’95 acquistato lo scorso anno dal Werder per 8 milioni di euro. Stella dell’under 21 tedesca, è stato tra i trascinatori della Mannschaft che si è assicurata l’argento alle ultime Olimpiadi.

Da non trascurare i gregari. Papadopoulos è tra i giovani di prospettiva più interessanti del panorama europeo, purconsiderando i semi-fallimenti con le maglie di Schalke e Bayer Leverkusen. Sabitzer e Forsberg sono due esterni di enorme qualità, accentratori di gioco e dotati di cinismo e cattiveria sotto porta.

Odiati e fieri

Insomma, questa squadra sta facendo in modo di farsi odiare oltre che sulla carta anche sul campo. Giocando partite alla baionetta e mandando in crisi anche le squadre più talentuose. A prima vista ricorda vagamente il Leicester di Ranieri. Sottovalutato, ben messo in campo, inesauribile sotto il profilo atletico, con individualità da seguire per il futuro. Il secondo posto attualmente occupato probabilmente non durerà a lungo. Di certo, però, le potenzialità della squadra hanno ampi margini di crescita. Mentalità, impegno ed un sano progetto tecnico possono essere la chiave per abbandonare il titolo di “squadra di cartone”. Le “lattine” sono dunque pronte a scatenarsi diventando “tori rossi”: le altre squadre saranno pronte a domarli?