Roma, tutto un altro Dzeko: gol, sponde e una voglia mai vista

Roma, tutto un altro Dzeko: gol, sponde e una voglia mai vista

Dzeko batte Handanovic - FOTO: account ufficiale Twitter AS Roma
Dzeko batte Handanovic – FOTO: account ufficiale Twitter AS Roma

Un grosso fiasco subissato di fischi. Una topica clamorosa e onerosa. Un pachiderma con scarso senso del gol e poca cattiveria in campo. Edin Dzeko, trentenne gigante bosniaco, è stato una delle più grandi delusioni della passata stagione, terminata rimuginando sui milioni di euro spesi per portarlo via dal Manchester City nell’estate 2015. Lento, goffo e impacciato, era stato definitivamente accantonato da Spalletti, tra gli artefici della rimonta Champions, grazie al tridente leggero El Shaarawy-Perotti-Salah. Qualche mese dopo però, il “diamante” di Sarajevo sembra tornato a brillare. Ha illuminato la scena nella serata spartiacque di una stagione complicata, dopo la brutta batosta di Torino che aveva fatto allontanare Juventus e Napoli, alimentando una volta di più i dubbi attorno alla reale competitività dei giallorossi per i piani alti della classifica.

Centravanti moderno

Preservato ad arte dalle fatiche europee, Dzeko ha lasciato la scena all’eterno capitan Totti. Salvo riprendersi il palcoscenico più importante, ispirando i convinti applausi dei suoi tifosi al termine di 94 minuti giocati con il coltello tra i denti. Migliore in campo in assoluto. Primo per numero di occasioni da gol e tiri totali verso la porta avversaria (5). Presenza fissa e tremendamente dannosa per i centrali dell’Inter, travolti dalla sua forza fisica già sulla trequarti campo, laddove Dzeko ha dominato tra sponde e duelli vincenti. Dati e statistiche che raccontano progressi insperati, dettati dalla precisa volontà dello staff tecnico di ricostruire (nel morale prima che nel fisico) un giocatore in evidente crisi d’identità, scottato dal passaggio alla serie A e poco abituato ad agire da unica punta in un tridente offensivo.

La prima volta

“In carriera ho sempre giocato con un attaccante al mio fianco. Qui faccio la prima punta”. Queste le parole nel post-partita come a rimarcare il fatto che cambiare il modo di giocare può aver influito in passato sulle sue insufficienti prestazioni. Diverso anche nell’atteggiamento. Sempre predisposto a ricevere palla, cercare la sponda e proporsi immediatamente al centro dell’area di rigore. Premiato dai compagni di squadra. Cercato più volte nel corso della gara per alleggerire la pressione dei nerazzurri protesi in avanti alla ricerca del pareggio. La Roma ha infatti preferito i lanci lunghi (20) alle azioni manovrate (soltanto 14 contro le 25 degli uomini di De Boer).

Dzeko è un calciatore completo. Lui può fare anche quello più di movimento, gli manca solo un po’ di carattere. Ogni tanto abbassa questo livello di cattiveria agonistica che poi è quella che nutre la prestazione. Bisogna farlo diventare più cattivo“, Luciano Spalletti.

Il ritorno del diamante bosniaco

Piuttosto che “cieco”, Dzeko è tornato a farsi sentire sotto porta, nonostante manchi del killer instinct proprio dei grandi bomber. Contro l’Inter ha sbloccato la partita alla prima occasione. 5 gol e un assist decisivo in 540’ disputati, evidenziano i progressi compiuti. Inutile invocare paragoni con Higuain, cui basta poco per essere letale, piuttosto meglio concentrarsi su un presente finalmente roseo. Foriero di buone indicazioni in vista del prosieguo della stagione. Quando ormai anche i più ottimisti sembravano aver perso le speranze, Dzeko ha fatto ricredere tutti. Una prestazione da top player, piuttosto che da grosso fiasco subissato di fischi.