Marquez il dominatore, la MotoGP ha un nuovo padrone
Numeri clamorosi e un talento in continua evoluzione. Nel firmamento della MotoGP c’è una sola stella destinata a brillare per anni, quella di Marc Marquez.
NUMERI DA CAPOGIRO
Per anni ci si è interrogati sul pesante vuoto che avrebbe lasciato Valentino Rossi al momento del suo addio alle corse. Ebbene la forza, il talento e la maturità dimostrati da Marc Marquez durante il percorso che lo ha portato al titolo 2016 consegnano alla storia l’unico vero erede del Dottore. A dirlo sono innanzitutto i numeri mostruosi che il fenomeno spagnolo ha fatto registrare dal suo debutto ad oggi. Svariati record di precocità uniti ad una costanza di rendimento impressionante.
Soltanto in MotoGP Marquez ha uno score che indica 42% di gare vinte (quasi una ogni due). Ma soprattutto 72% di podi conquistati. Nonostante una stagione ricca di cadute come quella passata, praticamente da quando è sbarcato nella top class Marquez è salito sul podio 3 volte su 4. Numeri stratosferici, numeri che negli ultimi 15 anni ha messo in pista solamente un altro fenomeno, Valentino Rossi. A 23 anni Marc Marquez ha conquistato il quinto titolo in carriera. Gli stessi di un fuoriclasse come Jorge Lorenzo, per dire, e con un anno di anticipo rispetto alla “Tabella Rossi”.
Con ancora svariati anni a disposizione e una concorrenza non esattamente all’altezza, è lecito immaginarsi almeno un avvicinamento ai numeri di Rossi. Numeri che il fenomeno di Tavullia non potrà ritoccare all’infinito causa carta d’identità impietosa. Ma che comunque garantiscono ancora un margine di tutto rispetto. Certo è che lo scarso ricambio generazionale in termini di fenomeni della top class, rischia di dare a Marc la stessa opportunità che ebbe Rossi nei primi anni 2000.
LA LEGGENDA DEL CABRONCITO
La stagione 2016 passerà alla storia come quella del “Marquez ragioniere”. Una definizione dettata dalla costanza di rendimento con cui il campione di Cervera ha conquistato il titolo numero 3 in MotoGP. Si è parlato tanto di un Marquez nuovo, di un Marquez maturato, di un Marquez che ha imparato dal 2015 costellato di errori. Lo stesso campione del mondo ha confermato di aver spesso e volentieri tirato i remi in barca, guidando sempre in funzione della classifica.
L’operazione gli è riuscita con maggiore efficacia nel finale di stagione, quando la Honda aveva ormai colmato il gap iniziale con Yamaha. E’ passato in secondo piano invece il Marquez di inizio stagione. Il 93 nella prima parte di campionato più che un’evoluzione di se stesso è parso quello delle origini. E per origini si intende l’inizio della carriera nel motomondiale, quando il suo talento ha cominciato a brillare in 125. Buona parte del titolo 2016 dunque è da assegnare al Marquez “cabroncito” e non solo al “ragioniere”.
Il soprannome se l’è guadagnato agli esordi nella quarto di litro, quando pur con un mezzo inferiore teneva testa a piloti più quotati. L’esperienza maturata ad inizio carriera si è rivelata fondamentale nella gestione del complicato inizio di 2016. Per diverse gare infatti la Honda ha pagato dazio ad una Yamaha nettamente superiore. Un divario che sembrava il preludio dell’ennesimo capitolo della faida Rossi-Lorenzo. Marquez ha invece costruito il proprio trionfo proprio nel momento di maggiore difficoltà, tenendo duro in tempi di magra e piazzando l’allungo appena la sua Honda è tornata ad essere competitiva.
POCA CONCORRENZA ALL’ORIZZONTE
Scacciati i fantasmi del 2015, il futuro per Marquez sembra più che luminoso. La concorrenza del resto non sembra essere di quelle assai complicate da battere. In termini di personalità infatti soltanto Valentino Rossi sembra poterlo impensierire. Il Dottore però, ha forse soltanto un paio d’anni ancora per dare la caccia al decimo alloro in carriera. Jorge Lorenzo invece rappresenta una grossa incognita. Il maiorchino è forse il pilota più completo del motomondiale, ma il passaggio in Ducati mette un grande punto di domanda sulle prossime stagioni.
Il futuro ducatista inoltre, ha palesato evidenti difficoltà nei momenti in cui tutto non gira alla perfezione. Il 99 a differenza di Marquez non ha ancora dimostrato di saper guidare sopra i problemi, ma ad oggi è ancora il capofila dei possibili guastafeste. Da valutare poi l’impatto con un top team di Maverick Vinales. Il classe ’95 ha dimostrato di essere veloce e tosto in sella alla Suzuki, ma dal 2017 dovrà imporsi con costanza per fregiarsi del titolo di primo sfidante al campione Marquez.
Il re catalano dunque, sembra lontanissimo dal dover cedere lo scettro di re della MotoGP. Una condizione che certamente farà dormire sonni tranquilli ai vertici del motomondiale. Il problema del post-Rossi sembra definitivamente risolto. La MotoGP ha un nuovo catalizzatore di attenzione, un nuovo fuoriclasse che ambisce ai record di Rossi e di Agostini. Poco importa se sarà “ragioniere” o “cabroncito”, la concorrenza sembra destinata a finire nel tritacarne. Che piaccia o meno, è tempo di dare a tutti gli appassionati un caloroso benvenuto nel regno di Marc Marquez.