Un Barcellona zoppo verso il Clasico con tanti dubbi
Sabato prossimo al Camp Nou alle ore 16.15 andrà in scena il Clasico tra Barcellona e Real Madrid
Il clima ventoso di una San Sebastián bagnata dall’Oceano Atlantico è avverso al Barcellona dal 2007, anno dell’ultima vittoria ottenuta ad Anoeta. E se nemmeno Pep Guardiola è riuscito mai a tornare da quel campo, Luis Enrique ne torna ridimensionato ancor di più di un paio di anni fa, quando la sconfitta per 1 a 0 con un Messi a mugugnare in panchina rischiò di far saltare la sua panchina. In quell’occasione fu Xavi a fare da pompiere e a pagare per tutti fu Zubizarreta. Eppure ieri, nonostante il risultato finale sia stato un pareggio, i blaugrana sono apparsi ancor più scoloriti che in quell’occasione. Vela ha fatto il Messi e solo i legni e l’arbitro hanno esautorato la Real di una vittoria meritatissima, con Piqué l’unico del Barça a metterci la faccia dopo aver goffamente messo in porta il gol del provvisorio 1 a 0 di Willian José. Eppure la prestazione negativa di Anoeta è solo l’ultimo dei nodi venuti al rovente pettine in mano al tecnico blaugrana, che al di là di una mancanza generale di proposta di gioco, è scontroso con la stampa e non trova soluzioni neanche con un calcio cinico.
L’importanza di Iniesta
Nonostante sia ormai sempre più vicino ai 33 anni, Andrés Iniesta rappresenta una doppia perdita nell’economia del gioco blaugrana. Perché, oltre ad essere il capitano è l’anello di congiunzione d’oro tra centrocampo e attacco e, inoltre, conosce perfettamente il momento di cambiar marcia nei rapporti della bici catalana ed è l’unico a completarsi perfettamente sia con Busquet sia con Messi. Senza il manchego il centrocampo è monco, carente di fantasia e di tempi giusti, che André Gomes sembra non possedere. Il salvagente di Luis Enrique con su scritto MSN non sempre riesce a tenere a galla tutti, e gli sprazzi isolati di quei tre lì davanti risultano sempre meno sostenibili per un corpo appesantito la cui difesa vive dell’autorità di un Piqué costretto a mettere pezze ovunque e del carisma di un Mascherano che fa più leva sull’esperienza che sulla solvenza.
Un Clásico scricchiolante
Il Barça, a differenza del Real Madrid, non è concepito per vincere giocando male. Indi per cui il duello di sabato in casa contro l’attuale capolista si profila come una possibile trappola. Il comando del gioco dovrebbe tornare in mano a un Iniesta recuperato in extremis, ma qualsiasi risultato che non sia una vittoria non solo avvelenerà ancor di più l’ambiente ma permetterà ai madrileni di mantenere una distanza importante. Il match di sabato al Camp Nou, alle ore 16,15, poco prima di quelle fatidiche cinco de la tarda di taurina memoria, sarà un esame importantissimo per Luis Enrique, che dovrà far ricorso alle sue doti di motivatore più che di stratega, dato il raddoppio dell’importanza dello scontro diretto. E non basterà scuotere la MSN, perché il fuoco di Cristiano e soci è più ardente di quello della Real, e non risente del clima freddo di un Camp Nou da sempre troppo distaccato.