Asilo Fiorentina: fantasma Sousa, Corvino ci mette la faccia
SERIE A – Batosta a San Siro per la Fiorentina. Sousa ora rischia il posto, Corvino l’unico a fare la voce grossa.
Chi pensava che la Fiorentina avesse mostrato il peggio di sé in occasione del passo falso commesso contro il PAOK in Europa League, non aveva proprio capito nulla. A Milano è andato di scena un mezzo psicodramma gigliato, almeno per buona parte della prima frazione, con tanto di giocatori svagati, poco attenti e un allenatore più intento a dimenarsi che non a dirigere i suoi. Praticamente un asilo di infanzia. Soltanto che qua siamo in Serie A e che nei conti correnti dei protagonisti ci passino fior fior di milioni. Della serie: cercasi disperatamente professionalità, questa assente.

Sousa si suicida
Settimana da incubo per il tecnico portoghese che riesce ad inanellare, in appena tre giorni, figure meschine, insulti, contestazione dal tifo per non parlare poi delle botte di Milano. Insomma quello che tutti cantavano come il salvatore della patria viola – lingua srotolata mode-on -, è passato dall’essere “rabdomante” a “negromante” resuscitando, rispettivamente, la 10° squadra del campionato greco nonché l’Inter schiaffeggiata dall’Hapoel. Retrogusto di sapone in bocca per tutti i tifosi gigliati e il pensiero che corre subito agli zombi di Romero.
Che Sousa avesse poca voglia di rimanere a Firenze, lo si era capito da quest’estate è però indubbio come un tesserato debba sempre cercare di fare il meglio per la propria squadra – anche controvoglia -. Ne è un esempio la conferenza stampa di mercoledì in cui spiega che la Fiorentina non si pone gli obiettivi adeguati per le doti di Bernardeschi, ergo la Viola è una “squadretta”; si ripete ieri quando, saltando da un lato all’altro dell’area tecnica, inizia ad applaudire l’arbitro. Tutto molto triste.

Corvino ci mette la faccia
Nel mentre, silenzio assordante da parte dei Della Valle che delegano la gestione al factotum Corvino: tremendo deja-vu di qualche anno fa, tutti pensano al calcione di Cerci in Fiorentina-Juventus, i tanti gol subiti, le figure pellegrine messe a verbale e fanno subito il verso dell’urlo di Munch. Il “Mago di Vernole” è l’unico a metterci la faccia, oltre ai giocatori stessi che hanno tentato almeno lo scatto d’orgoglio. Prima deve ingoiare la sconfitta in EL, successivamente ricopre la veste di “badante” per il pestifero Sousa, infine ricorda all’arbitro Damato che i tempi sono maturi e futuri. Nel calcio moderno esistono le tv e i replay: difficile farla franca modello anni 70-80 style.
Giusto ricordare al folto gruppo di arbitri in campo (utilità?) che la giustizia debba essere uguale per tutti. Non bisogna però che ciò diventi un’arma di distrazione di massa. La Fiorentina ha perso le ultime due partite per demeriti propri. Leggera in difesa e caotica a centrocampo, soprattutto fin troppo narcisa. A fare la differenza nel calcio di oggi sono la qualità e la rabbia agonistica. I viola hanno poco dell’una e quasi nulla dell’altra. Se è vero infatti che la rosa può non essere all’altezza di puntare in alto, bisognerebbe interrogarsi sulle motivazioni di chi scende in campo. Attualmente in Serie A, compagini come Atalanta, Lazio e Milan volano grazie alla voglia di stupire, qualcosa che la Fiorentina non ha più da tempo. Occorre riorganizzarsi per ripartire, già dalla prossima contro il Palermo, sperando in un colpo di coda che però potrebbe comunque non bastare.
Stefano Mastini Follow @StefanoMastini1