Cosa ci insegna la Coppa Italia?
LA COPPA ITALIA NON INTERESSA A NESSUNO?
E’ ripartita ieri la coppa Italia e gli osservatori meno accorti avranno fatto fatica ad accorgersene. Evento passato in sordina, poco pubblicizzato e gare disputate in orari insoliti e proibitivi, tanto per gli spettatori reali quanto per quelli virtuali. La tre giorni è stata inaugurata dal match tra Empoli e Cesena (ore 15), due squadre che non se la passano benissimo: i toscani lottano per la salvezza, i romagnoli, dopo l’esonero di Drago, stanno provando a risalire la china con Camplone. Solita fiera del tun over, o meglio, delle rivoluzioni senza senso. Gli allenatori si scoprono così coraggiosi, danno spazio alle seconde linee oppure ai giovani, mettono insieme un undici raffazzonato, senza idee, di fatto mai provato in allenamento e i risultati, men che mediocri, raccontano una verità inconfutabile. L’Empoli, padrone di casa, si è lasciato battere agevolmente, rinunciando alla possibilità di proseguire il suo cammino nella competizione.
IL REGOLAMENTO DEI FURBI
Perché questo disinteresse? Vale la pena incappare nell’ennesima brutta figura riparandosi dietro il paravento del campionato, unico torneo che realmente conta? Lo dirà il tempo, resta però la felicità del Cesena, quella sì, bella da vedere ed in linea con lo spirito sportivo che spesso, in circostanze del genere, va a farsi benedire. C’hanno messo impegno, carattere, voglia. E c’hanno creduto fino alla fine, portando a casa un risultato importante che consentirà loro di sfidare il Sassuolo agli ottavi di finale. Sempre in gara secca, sempre in trasferta, la stortura più evidente di una competizione che non fa nulla per rendersi più attraente. La formula, così com’è concepita, è destinata a favorire le grandi squadre, salvo eccezioni (come l’Alessandria dello scorso anno). Snobismi e favoritismi sono piuttosto evidenti: partecipazione diretta ali ottavi, gara secca da disputare in casa e così, di grazia, fino alle semifinali. Troppo facile e troppo brutto ma maledettamente comodo.
GLI AFFANNI DI SINISA
Alle 18 si è giocata Chievo-Novara, gara senza storia, dominata e vinta dai veneti con un rotondo tre a zero. Aveva un senso la formazione schierata da Maran, rivista negli uomini rispetto al campionato ma lineare, ordinata, al contrario di quella proposta da Boscaglia che si è così guadagnato l’uscita precoce. Il big match in serata, tra Torino e Pisa, la gara più bella e più attesa, un inno al passato e alla tradizione, la stessa che Gattuso ha provato a rispettare, proponendo una squadra coriacea, mai doma, come nel suo stile, non solo scenografico ma corroborato dai fatti. Così, il modesto Pisa, ha tenuto testa al distratto Torino, costretto a inserire Belotti e Ljajic a gara in corso per spuntarla ai supplementari, con gli avversari in dieci uomini per l’infortunio di Lazzari (Gattuso aveva già esaurito le sostituzioni). Uno sforzo ulteriore, trenta minuti in più per aver preso sotto gamba l’impegno (anche se Mihajlovic non lo ammetterà mai). E chissà come sarebbe finita (ritornando al discorso del regolamento) se il Pisa avesse avuto l’opportunità di giocare in casa.
IL PROGRAMMA DI OGGI
Oggi altre tre gare, a cominciare dalla 15 con Palermo Spezia. Alle diciotto scenderanno in campo Atalanta e Pescara mentre Sampdoria e Cagliari (ore 21) chiuderanno il programma della giornata. Una sola squadra iscritta al campionato cadetto, lo Spezia, già lo scorso anno protagonista fino ai quarti, dopo aver eliminato la Roma all’Olimpico. I liguri ci riproveranno. De Zerbi, già sulla graticola, è avvisato.