Masiello, silenziosamente decisivo
Sviscerare un argomento, omettendo un particolare. Dici Atalanta e pensi al miracolo sportivo compiuto in queste ultime settimane dai ragazzi di Gian Piero Gasperini (quinti in classifica a -5 dalla Juventus capolista, otto successi nelle ultime 9 giornate, seconda miglior difesa della serie A assieme alla Lazio). Un’ascesa vertiginosa ai vertici del calcio italiano che non ha ovviamente lasciato indifferente il ct azzurro Ventura che per lo stage svoltosi a Coverciano la scorsa settimana ha convocato ben 7 elementi della rosa nerazzurra (Sportiello, Caldara, Conti, Gagliardini, Grassi, D’Alessandro, Petagna), chiamati a rappresentare il futuro prossimo della nostra Nazionale.
Tanti giovani e qualche giocatore più esperto, del quale si preferisce sempre parlare il meno possibile, forse a causa di un passato difficile da cancellare, eppure decisivo esattamente come i propri compagni di squadra. Andrea Masiello, a distanza di quasi due anni dal suo ritorno in campo dopo la lunga squalifica in seguito allo scandalo del calcio scommesse, è oggi tra i migliori difensori del torneo per rendimento e personalità, la stessa che gli ha permesso di riappropriarsi del suo mondo, riconquistando stima e credibilità agli occhi di quanti auspicavano per lui la fine anticipata di una carriera più che dignitosa.
IL JOLLY DEL GASP
Riannodare le fila della storia costa fatica ma è utile per comprendere il percorso verso la redenzione intrapreso dal trentenne nato a Viareggio e cresciuto nel vivaio della Lucchese prima di approdare ancora giovanissimo alla Juventus. L’esordio in serie A contro l’Inter e tanta gavetta in giro per la provincia italiana per quello che Fabio Capello definì frettolosamente come “Thuram bianco”, soprannome che appartiene alla prima fase del Masiello calciatore. Avellino, Siena, Genoa e soprattutto Bari, dove diventa un punto fisso, conquistando con Conte in panchina la promozione nella massima serie al termine della stagione 2008/2009.
Duttile e tremendamente efficace, oltre che tatticamente disciplinato, Masiello è il classico giocatore per cui gli allenatori stravedono, consci del fatto che qualunque modulo decidano di adottare, sarà molto difficile decidere di rinunciarvi. C’ha provato Gasperini, che l’aveva avuto anche a Genova, salvo poi decidere di tornare sui propri passi facendone uno degli imprescindibili assieme a Gomez e Kessiè, gli unici ad aver disputato più minuti fino a questo momento. 1010 quelli in cui è stato impiegato, riuscendo ad andare a segno per ben tre volte (Torino, Inter e Bologna).
Amuleto infallibile, incarna alla perfezione il tipico uomo del Gasp, spesso abituato a modificare a gara in corso l’atteggiamento tattico dei suoi, passando da una difesa a 3 a una a 4 e viceversa. Un jolly preziosissimo che non difetta di personalità, al cui sviluppo ha certamente contribuito Ventura all’epoca del Bari, che gioca e si disimpegna da veterano, senza far mancare il proprio apporto in termini numerici (67% di contrasti vinti) e di quantità. La crescita dell’Atalanta, attesa sabato sera dalla sfida alla Juventus, è anche quella di Masiello, il meno pubblicizzato, nonostante stia vestendo i panni dell’assoluto protagonista già da un pezzo.

INVISIBILE
“Masiello rimane, peraltro, calciatore professionista in attività (anche se all’Atalanta di fatto era fuori rosa, ndr) sempre in grado di attivare il protocollo illecito monitorato, contattare colleghi calciatori per addomesticare, con la lusinga del denaro, l’esito degli incontri di calcio, ricevere e veicolare informazioni “privilegiate” inerenti le singole partite” scrissero i magistrati di Bari nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, eseguita il 2 aprile 2012. Pochi mesi prima, con la Lazio, quella che sarebbe potuta essere l’ultima partita della carriera, aveva visto scendere in campo un uomo in preda a fantasmi e paure su cui già aleggiavano pesanti sospetti di combine, crollato di lì a poco, reo confesso di aver volutamente alterato l’esito del derby Bari-Lecce del 15 maggio 2011 con un grottesco autogol destinato a restare impresso indelebilmente nella memoria degli appassionati.
Una vita in trincea quella di Masiello, inviso alla stragrande maggioranza di tifosi italiani, traditi nel profondo dell’anima per piegarsi alle regole di un gioco squallido e pericoloso. “Tolleranza zero e processi sportivi in tempi rapidi per fare pulizia e individuare tutte le responsabilità”, auspicava l’allora presidente della Figc Giancarlo Abete per tutti i calciatori coinvolti. 2 anni e 5 mesi al minimo sindacale previsto dal suo contratto (2 mila e 200 euro netti al mese), trascorsi impegnandosi in un percorso di lavoro solidale in favore dei meno fortunati, senza mai perdere del tutto il contatto con il pallone, la sua vita. Poi, il ritorno, che ancora divide l’opinione pubblica, legata a vecchi stereotipi, e appassiona i romantici, quelli secondo cui la parabola dell’ex reietto è la testimonianza che dagli errori si può anche ripartire e tornare più forti di prima, non senza aver pagato il proprio debito con la giustizia. Silenzioso protagonista della favola Atalanta, Masiello segna e randella, sempre un passo indietro agli altri. In copertina del resto, è meglio ci vadano i giovani, piuttosto che uno come lui.