Dal Grande Torino al Chape, nove tragedie aeree nel mondo del calcio

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Il Grande Torino 1949

Con il nome Grande Torino si indica un intero ciclo sportivo durato otto anni, una squadra capace di vincere 5 scudetti di fila (dal 1944 al 1949), la squadra più forte e più famosa al mondo in quell’epoca. Con Grande Torino si indica una leggenda che è scolpita nella storia del nostro paese, una squadra troppo bella per invecchiare e che alla fine non è mai invecchiata. Il Grande Torino è una filastrocca: “Bacigalupo – Ballarin – Maroso – Grezar – Rigamonti – Castigliano – Menti – Loik – Gabetto – Mazzola – Osso”. Il Grande Torino è un allineamento di pianeti che ha tracciato la strada per l’eternità.

Nello stadio Filadelfia i granata non persero una partita per quasi sei anni, in cinque campionati gli avversari portarono via solamente otto punti. E quando quella squadra mitica si lasciava un po’ andare c’era un trombettiere che suonava la carica e i giocatori, guidato dall’immenso capitano Valentino Mazzola, iniziavano a giocare un calcio inarrestabile. Proprio Valentino Mazzola organizzò una partita amichevole Francisco Chico Ferreira, capitano del Benfica. Il portoghese aveva problemi economici. La partita si disputò il 3 maggio e il giorno seguente il Grande Torino prese l’aereo per tornare a casa. Il tempo a Torino non era ottimale, l’atterraggio era previsto a Malpensa ma i giocatori convinsero il pilota Meroni ad atterrare nel campo dell’aeronautica di Torino. L’altimetro impazzì: segnava 2000 metri anziché 200 e, complici le nuvole basse, l’aereo sfondò i muraglioni di sostegno del giardino dietro la basilica di Superga. Non si salvò nessuno. Indro Montanelli, più di chiunque altro, dipinse la realtà: “Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto in trasferta”.

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