Cavani esulta con dedica alla Chapecoense: ammonito
Bel gesto di Edinson Cavani durante la gara del PSG contro l’Angers. Purtroppo la sua dedica non è stata apprezzata dall’arbitro.
Riguardo la tragedia della Chapecoense è davvero difficile trovare una persona che non sia stata colpita dall’accaduto. Tutti stanno esprimendo il loro cordoglio con gesti differenti. Un esempio è quello delle squadre del campionato brasiliano, che hanno deciso di inserire come immagine del profilo dei loro account Twitter il logo del club.
Anche in Europa, però, qualcuno ha avuto un pensiero particolare per i ragazzi che non ci sono più. Stiamo parlando di Edinson Cavani, che ieri ha messo in atto un bel gesto. Ed è stato, però, ricompensato con poco buon senso.
Dedica e ammonizione
Ieri il PSG ha sfidato l’Angers e per Cavani è stata una serata speciale. El Matador ha infatti siglato, su rigore, il gol numero 100 con la maglia dei francesi. Una rete che Cavani ha pensato di festeggiare in maniera solidale, evidenziando una maglietta dedicata alla Chapecoense.
Un bel gesto, che sarà stato apprezzato anche in Brasile. Un’esultanza, però, punita dall’arbitro dell’incontro. Il fischietto ha voluto infatti ammonire Cavani per aver palesato la particolare casacca. Una scelta che pare indiscutibile, in base ai regolamenti odierni. Ma che indubbiamente poteva essere evitata, anche tenendo conto del momento attuale e dello stato emozionale del calciatore, anch’egli sudamericano e quindi forse più coinvolto di altri.
Una regola che fa discutere
L’ammonizione dopo l’atto di togliersi la maglia è una regola di cui ancora oggi molti non comprendono l’utilità. Il cartellino giallo dopo una tale situazione, che spesso non riguarda nemmeno il gioco attivo, viene ritenuto quasi inutile ed è da sempre molto contestato.
In Italia, ad esempio, balza alla mente un episodio del campionato 2000-2001. La gara è Napoli-Inter: Matuzalem segna il gol dell’1-0, il primo in carriera in Serie A. Esulta e si toglie la maglia. Già ammonito, verrà espulso e costringerà gli azzurri a giocare in 10 il resto del secondo tempo, senza conseguenze in termini di gol. Dopo quell’episodio la regola fu accantonata per anni, salvo poi ritornare successivamente.