Higuain: “Sono stato educato contro il Napoli. Alla Juventus conta vincere”

Claudio Cafarelli
01/12/2016

Higuain: “Sono stato educato contro il Napoli. Alla Juventus conta vincere”

Una lunga intervista de ‘Il Corriere della Sera’ a Gonzalo Higuain, attaccante della Juventus. L’argentino ha parlato dei suoi sogni, del suo momento a Torino, di Napoli e del “problema” con il gol.

“Andare al Real Madrid era il sogno di tutti. Io l’ho realizzato grazie alla forza mentale che ho e che mi ha fatto arrivare fin qui. Oggi il sogno è vincere tanti trofei con la Juventus, per la fiducia che ha avuto in me: voglio ricambiare con tanti gol e vittorie. Come persona vorrei formare una famiglia, trovare la moglie giusta. E diventare ogni giorno una persona migliore. Quando lascerò il calcio vorrei essere ricordato per quello che ho fatto”.

Il rapporto con il gol

“I gol sono come il ketchup, me lo disse Van Nistelrooy, in un periodo in cui non segnavo. Ed è vero: ci provi, ma non escono. E quando escono, lo fanno tutti insieme, come il ketchup. È una bella immagine. Credo che nessuno sia perfetto, neanche il migliore del mondo. Per cui io voglio sempre imparare. A volte è difficile accettare le critiche. Però ci vuole l’umiltà di ascoltare, per cercare di crescere ancora. È importantissimo segnare sempre, ma non sempre si riesce. Allora bisogna aiutare la squadra a vincere. Il gol può farlo anche il difensore, mentre l’attaccante può salvare un tiro avversario sulla linea. Ho fatto più di 300 reti in carriera, non era una liberazione. Ma è stata un’estate dura. Mi hanno massacrato. Hanno detto che stavo male e tante altre cose. Poi sono entrato, ho segnato e per tutti ero in grande forma, questo a volte non lo capisco proprio”.

Alla Juventus c’è fame

Le critiche sul peso non mi hanno dato fastidio. Ma se qualcuno ha dei dubbi può chiedere i dati fisici al preparatore, che è molto contento del mio lavoro. Da fuori dici della Juventus sono forti, hanno fatto 25 vittorie di fila, eccetera. Poi arrivi qui e dici: cazzo. Ci sono giocatori che hanno vinto tanto eppure ancora hanno questa fame di vincere ancora. È una cosa che ti contagia e ti dà la voglia di migliorare ancora. Vedere Buffon o Barzagli dare tutto per il calcio fa la differenza: è questa la mentalità che ti porta lontano. Sono arrivato in una squadra dove compagni, allenatore e modulo per me sono nuovi e sta andando come immaginavo: ho fatto 9-10 gol in 19 partite, ho giocato quasi sempre. E quando mi è toccato andare in panchina, sono andato in panchina. Sono decisioni dell’allenatore e devo fare gruppo e avere l’umiltà di capire. In ogni caso, siamo l’unica squadra d’Europa prima in campionato e in Champions: non mi sembra poco”.

Napoli e la Champions

Non ho esultato contro il Napoli. Sono stato educato in un certo modo e avevo già deciso prima della partita di reagire così. Non vuol dire che non volevo vincere. Però sono un uomo che non dimentica quello che ha fatto e quello che ha ricevuto. E a Napoli mi hanno dato tantissimo e mi hanno fatto crescere. È stato un segno di ringraziamento alla squadra, all’allenatore, ai tifosi. Dopo la partita ho esultato con quelli della Juve, perché lo meritano anche loro per il rispetto e l’amore che mi stanno dando. Adesso dipende da noi vincere o perdere. Siamo primi con 4 punti. Se lo perdiamo, è perché abbiamo fatto male. È semplice. In Champions dobbiamo migliorare tanto nel modo di giocare, perché abbiamo calciatori fortissimi per poterlo fare. E dobbiamo scendere in campo sempre con l’atteggiamento giusto. Al contrario di quello che abbiamo fatto col Genoa. Una squadra come la Juve non può prendere 3 gol in mezz’ora. Questo è sicuro”.

L’abitudine al gol

“L’importante è vincere il campionato, sono qui per questo. Poi se faccio tanti gol, è molto meglio. Ma per fortuna ho superato il record di 35 reti, che resisteva da 50 anni. Il calcio è arte. Quando fai un gol bellissimo, una giocata di cinque-sei tocchi che l’avversario non riesce a fermare, questa è arte. Che parlino bene o parlino male di me, l’importante è che se ne parli, me lo dice sempre mia madre. Poi mi dice anche che con 36 gol in 35 partite l’anno scorso ho abituato male tutti e adesso se non segno per 4 partite è un macello… Ma tutto questo alla fine mi fa bene. È un motivo per dare ancora di più”.