Luca Toni & Co: quando fare il ds è meglio che l’allenatore

Luca Toni & Co: quando fare il ds è meglio che l’allenatore

Dopo il ritiro, una nuova veste nel calcio. Non quella di allenatore ma di direttore sportivo: è questa la scelta di Toni e di tanti altri ex calciatori.

“Sono 42 gli allievi che hanno superato gli esami finali del corso di Coverciano per poter diventare Direttore Sportivo: a loro è stato rilasciato il Diploma, che costituisce il presupposto necessario per l’iscrizione nell’Elenco Speciale dei Direttori Sportivi.”

Questo il comunicato rilasciato nella giornata del 30 novembre dal sito ufficiale del settore tecnico della FIGC. Tra i novelli diplomati, due volti noti del calcio di Serie A: Pasquale Foggia e, soprattutto, Luca Toni. L’ex bomber, ad oggi dirigente e consulente per l’Hellas Verona, ha preso parte lo scorso settembre a questo corso, superandolo brillantemente nella giornata di ieri. Sembra strano vedere un calciatore che ha vissuto in campo i suoi momenti migliori preferire un ufficio all’odore quotidiano dell’erba. In effetti la più immediata conseguenza per una carriera di successo come calciatore che ci viene in mente è il passaggio dall’altra parte del campo nel ruolo di allenatore.

Tutto sommato, però, sono diversi i motivi che potrebbero dissuadere da questo tipo di evoluzione. Eccesso di adrenalina, pressione per il tutto e subito, problemi nel saper gestire un gruppo, incapacità nel rimanere al di fuori di uno spogliatoio senza prenderne parte come giocatore. Il ruolo da direttore sportivo prevede maggiore distacco dal campo, ma permette di rimanere in un mondo che è impossibile abbandonare da un giorno all’altro.

Certo, non tutti sono in grado di occupare questo ruolo. Bisogna studiare, conoscere, adattarsi ad un’altra dimensione. Toni non si è spaventato e, come lui, tantissimi altri giocatori del panorama italiano ed europeo. Proviamo a rintracciarne qualcuno.

Studenti italiani

Toni è certo tra i migliori bomber che il panorama italiano ha mai visto, ma non è l’unico attaccante che ha intrapreso la carriera da direttore sportivo. Tra i più attivi al momento in Serie A possiamo identificare Igli Tare, centravanti tra le altre di Bologna e Lazio che oggi proprio alla Lazio sta lavorando per costruire una squadra competitiva. Fino a poco tempo fa tra i quadri dell’Inter figurava Marco Branca, ex bomber giramondo che per anni ha gestito (bene o male che si voglia) il mercato dei nerazzurri, mentre da segnalare soltanto nella sfortunata stagione 2013 con il Palermo in B un altro dei cannonieri indimenticati del nostro campionato: Nicola Amoruso.

Non è italiano ma lo è d’adozione Igor Budan: lo ricorderanno con piacere a Bergamo e Palermo, mentre oggi, dopo essere stato direttore sportivo dello Spezia, è uno dei quadri di riferimento della dirigenza ligure. Italiano a tutti gli effetti, invece, è un altro Igor: Protti è nei cuori di napoletani e livornesi e, l’anno scorso, insieme al suo amico Lucarelli si è lanciato nell’avventura chiamata Tuttocuoio. Dopo l’esonero, è tornato a casa occupando il ruolo di club manager del Livorno che vuole riemergere dalla Lega Pro. Anche i difensori, però, non sono da meno: basti pensare a Vittorio Tosto, ex ds del Messina, e Fabio Galante, attualmente in carica al Chiasso.

Che campioni!

Ampliando i nostro orizzonti al panorama estero, notiamo che la tendenza non è soltanto circoscrivibile al nostro paese. Una dimostrazione lampante è quella di Manuel Rui Costa: chi non avrebbe visto una mente così geniale seduta in panchina ad insegnare calcio? Ed invece eccolo in giacca e cravatta difendere gli interessi del suo Benfica, comprando giocatori e rivendendoli a peso d’oro. Stesso discorso per Leonardo che, pur testando la carriera da allenatore, ha preferito di gran lunga quella da dirigente. In vista del Clasico, possiamo ritrovare diversi ex protagonisti di vecchi Barcellona-Real Madrid nelle vesti di direttori sportivi. Nel mondo blaugrana abbiamo Patrick Kluivert e Marc Overmars, attualmente ds di PSG ed Ajax, per non parlare di Zubizarreta, fino all’anno scorso in carica proprio al Barcellona. Nell’universo blancos troviamo invece Pedrag  Mijatovic e sua maestà Jorge Valdano, entrambi ex direttori della squadra che li ha consacrati come giocatori.

Tuta o completo?

Escludendo coloro che si lanciano nel mondo del giornalismo, il futuro dei calciatori dopo il ritiro si biforca se questi intendono rimanere concretamente nel mondo del calcio. Come abbiamo visto, non è scontato accantonare l’idea di allenare preferendo una carica “istituzionale” e molti dei giocatori che hanno fatto la storia di questo sport hanno preferito una vita dietro le quinte che però incarnasse maggiormente i loro interessi e le loro abilità. Abbiamo provato a ricordarne qualcuno, e voi? Aiutateci a ricordare ex giocatori che hanno preferito la giacca e la cravatta alla tuta da allenatore, da aggiungere alla lista insieme a Toni ed i suoi colleghi “direttori”.