Dalle stelle alle stalle, il declino di Zaccardo: ora scalda la panca al Vicenza
C’era una volta Cristian Zaccardo. Uno forte che i posteri definiranno scarso. Del resto la memoria umana non è onnisciente, tende a ricordare solo determinati eventi. E così sarà per il povero Cristian, celebre ai più per quel rozzo autogol del lontano 17 giugno 2006. Proprio lui, campione del mondo, ingiustamente protagonista di un lento declino: dalla vetta del mondo alla Serie B. Ora lo vogliono in America.
DAGLI ALBORI ALLA NAZIONALE, L’ASCESA DI CRISTIAN
Cristian germoglia in contesto rossoblu. Era il Bologna di Mazzone, quel Bologna curiosamente prestigioso capace di vincere l’Intertoto e fare strada in Coppa Uefa. Nel 2001, un ancor giovane Guidolin lo fa esordire in Serie A, in un Lecce-Bologna 1-0. Tempo un mese e Cristian mette subito le cose in chiaro, arriva il primo gol da professionista; una rete di quelle che ti fanno impazzire: decisiva, all’Olimpico, a quindici dalla fine, e il giorno dopo il compleanno. Il regalo perfetto, insomma. Il suddetto gol sancisce di fatto l’avvento di un volto nuovo nel panorama calcistico italiano: Cristian Zaccardo, per l’appunto.
A 23 anni approda in terra sicula, in quel di Palermo nello specifico. E’ proprio con la maglia rosa che il giovanotto da il meglio di sé. Un centinaio di presenze che ne determinano l’affermazione. Perché, obbiettivamente, Zaccardo era un fior fior di difensore: polivalente, ordinato, diligente coi piedi e intelligente dal punto di vista tattico. Un difensore top, ai tempi. Tanto che nel 2004 tale Marcello Lippi lo fa esordire in Nazionale maggiore: è il 17 novembre (si ponga particolare attenzione al numero 17, piuttosto invadente fra le date azzurre di Cristian), si gioca l’amichevole Italia-Finlandia.
IL DUALISMO CON BARZAGLI E I DESTINI DIVERSI
Il compagno di reparto, fra l’altro, è sempre lo stesso, uno sbarbato Andrea Barzagli. E pensare che, ai tempi, il primo era considerato di maggiori prospettive rispetto al secondo; col senno di poi pare quasi una burla. Gli anni passano e nel 2006 c’è il Mondiale. Cristian appare legittimamente nella lista dei 23 convocati. Si vola in Germania. Ma insieme a chi? Insieme a Barzagli ovviamente, anch’egli convocato.
Se lo ricorderanno in pochi ma in Italia-Ghana, primo match del Mondiale, Zaccardo è titolare e occupa la corsia destra. L’Italia vince e tutto va bene. In Italia-Stati Uniti, seconda del torneo, viene confermato in qualità di terzino: è il 17 giugno (ancora quel dannato 17) e Cristian sbaglia porta, siglando un autogol che purtroppo per lui rimarrà indelebile nella memoria dei posteri. Il gesto tecnico, effettivamente, è piuttosto maldestro: il povero Cristian la vede all’ultimo, liscia di mancino venendo colpito dal pallone sul polpaccio destro.
Il resto è storia. Sembrerà riduttivo ma, di fatto, qui inizia il lento declino di Cristian Zaccardo. Prima, però, c’è tempo per giocare un’ultima partita ai Mondiali, il quarto di finale vinto a mani basse contro l’Ucraina. E, soprattutto, per il godimento di Italia-Francia. L’immaginazione tramutata in realtà, il sogno divenuto concreto: l’Italia è campione del mondo, Cristian è ufficialmente entrato nella storia del pallone. Con quella macchia, tuttavia, disgraziatamente indelebile.
Dopo il Mondiale, non a caso, gioca solo due volte in nazionale. L’ultima apparizione azzurra è datata 17 ottobre 2007. Già, ancora una volta quello sciagurato 17. Intanto lo prende il Wolfsburg. Ma insieme a chi? Iniseme a Barzagli, ovviamente. Due destini apparentemente simili ma profondamente diversi. Andrea diventa punto fisso dei tedeschi, Cristian con la Bundes c’entra ben poco. Ragion per cui il primo rimane in Germania, il secondo fa ritorno in Italia, a Parma. Il Parma e poi il Milan.
L’IMMERITATO DECLINO E QUELLA PECULIARE PERSONALITA’
Approda in rossonero in uno scambio che coinvolge giocatori di tutt’altro che alta caratura: Djamel Mesbah e Rodney Strasser al Tardini, Cristian Zaccardo a San Siro. Eppure forse era proprio un palcoscenico come quello di San Siro che avrebbe dovuto fare da sfondo alla carriera di Cristian. Peccato che la sua posizione nelle gerarchie rossonere sia a dir poco pleonastica: scalda la panchina con clamorosa costanza, salvo occasioni particolari. Vedi quel Milan-Parma del febbraio 2015: il più classico dei gol dell’ex, incredibile.
Cristian in campo viene alle volte fischiato per le qualità che ormai vanno scemando, anche se contestualmente riscuote una particolare simpatia da parte dei veri amanti del pallone. Fra l’altro sceglie la maglia numero 81, bizzarro: otto più uno fa nove e probabilmente non è un mero caso. Ma si vedrà successivamente. Dopo l’esperienza a Milano approda a Carpi ed infine a Vicenza. Pensi a Zaccardo al Vicenza e pensi al numero dietro alla maglia. Già, perché la scelta del numero è questione di personalità e quella di Zaccardo è evidentemente peculiare. Il buon Cristian si aggiudica la numero nove, facendoci intendere che quell’ 81 di qualche anno prima non era un semplice caso, bensì un chiaro monito degli eventi futuri.
Ora il buon Cristian, che ai tempi conquistava la fiducia di Lippi, non riesce a conquistare quella di Pierpaolo Bisoli. Quindi, con ogni probabilità, a gennaio lascerà l’Italia: lo vogliono Osasuna, Grasshopper e Lorient e lo cercano anche in America.
Non sarà ricordato per gesta eroiche, Cristian Zaccardo, ma di certo sarà ricordato. E già questo basta. Del resto “la dimenticanza è sciagura, la memoria è riscatto”.