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Dopo la sfortunata parentesi Sannino, la Salernitana riparte da Bollini: un uomo-Lazio con le idee chiare e la voglia di spaccare.

Dall’alto dell’ultimo anello dell’Arechi probabilmente i tifosi  non noteranno più di tanto la differenza, ma al di là del (non) taglio di capelli, Bollini ha una voglia matta di rimettersi in gioco provando a risollevare la Salernitana dopo le troppe incomprensioni della gestione Sannino. Ma chi è il nuovo tecnico scelto da Lotito? Probabilmente non è mai stato sulle prime pagine dei giornali, ma tutti i giocatori che ha allenato ne hanno sempre e comunque detto un gran bene. Carattere burbero ma gran lavoratore, adora plasmare i giovani e la gavetta fatta al seguito di Reja l’ha reso molto ferrato sulla tattica ed i diversi moduli da adottare in base al materiale a disposizione.

Andata e ritorno

Una carriera avviata al meglio partendo dalla terza categoria, fino ad arrivare al mondo in cui più si sentiva a suo agio: quello delle giovanili. Il vero exploit di Bollini è arrivato con la Primavera della Lazio nel 2001, anno in cui vince lo scudetto di categoria lanciando giocatori come Berrettoni e Domizzi. Poi un tentativo nel mondo dei “grandi” con Valenzana ed Igea Virtus, ma dopo pochi anni il richiamo delle giovanili si fa troppo forte e Bollini riparte dalla Primavera della Sampdoria. I suoi risultati sono sempre ottimi, a testimonianza che il lavoro fatto sui giovani calciatori è di livello non solo per i singoli, ma anche per il gruppo nel suo complesso.

Dopo blucerchiati e Fiorentina, Bollini torna alla Lazio godendo della completa fiducia di Lotito. Arriva un altro titolo e poi la promozione in prima squadra, al fianco dell’esperto Edy Reja. Il tecnico ex Napoli apprezza moltissimo le competenze ed il lavoro di Bollini, tant’è che vorrà portarlo con sé anche nella successiva avventura all’Atalanta.

Grinta e nuove idee

Bollini è di certo un uomo caro a Lotito, ma è lungi da essere un mero “Yes Man”. Ha le sue idee e le persegue in maniera netta e coerente. Per quanto riguarda il campo, non ha gli schemi mentali tipici della old school, ma il lungo lavoro fatto con i giovani lo ha aiutato a migliorare la flessibilità e la lettura delle partite in base ai suoi uomini e agli avversari. Per semplificare potremmo chiamarlo trasformista, ma in realtà nulla di ciò che avviene in campo è affidato al caso.

I tifosi sapranno apprezzarne il carattere forte ma condiscendente, mai cocciuto ma determinato, aperto al dialogo ma sempre e comunque con un proprio obiettivo da raggiungere. La sua personalità si adatta alla perfezione alla piazza e la gestione dei giocatori per lui non è mai stata un problema. Dai senatori come Rosina ai giovani come Mantovani, saprà trovare la collocazione giusta a tutti. Riuscirà a risollevare la città si Salerno e riportarla dove merita?

Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita al SEO non posso più farne a meno

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