Vincere non è l’unica cosa che conta. Lo dice il Napoli di Sarri
TRE A ZERO E TRE DOMANDE…
Ultima spiaggia, ma per chi? La gara con l’Inter, per il Napoli, si presentava come lo spartiacque della stagione, come l’ultimo appello per Sarri, divenuto di colpo principale colpevole e quasi unico responsabile del tracollo, sorpassando finanche De Laurentiis, sempre primo in questa speciale classifica. Il tre a zero è ossigeno e rivoluzione del giorno dopo; di nuovo felici e sorridenti, come se il passato, con i tutti i suoi carichi, non fosse mai esistito. Equilibrio mai, non esiste, non è contemplato nella visione onirica e un po’ scanzonata del calcio: sogno o incubo.
E adesso, tanto per partecipare al gioco messo in piedi dicotomia dopo dicotomia, ci si chiede: c’è ancora spazio per sognare o si è destinati a convivere con gli spettri di Higuaìn, di Milik e (da iersera) finanche di Balotelli, improvvisamente avvicinato al Napoli per un tweet? Perché la via di mezzo non esiste e prova ne è l’ultimo accostamento mediatico, suggestivo e pericoloso, per questo affascinante. La domanda apre il dibattito sulle potenzialità del Napoli e ne suggerisce ancora un’altra: dove si può arrivare?
L’ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA
La risposta muta settimana dopo settimana, col Sassuolo Sarri ha parlato di squadra adolescente, introducendo quell’ottica del ridimensionamento che fa storcere il naso un po’ a tutti, in primis al Presidente, a maggior ragione dopo aver investito un gruzzoletto di oltre 120 milioni sul mercato. E’ il gioco delle parti, l’allenatore difende sé stesso e il gruppo, il “padrone” pensa ai suoi investimenti e all’impresa, tenuta in piedi dalla crescita dei ragazzi giovani (da vendere nel prossimo futuro) e dai risultati sportivi, eccellenti sotto la sua gestione. Con l’Inter (tocca dar ragione all’allenatore) si è vista una squadra bella ma piena di difetti e difatti Sarri non si è nascosto: “tocca migliorare la fase difensiva”. Il Napoli ha concesso la bellezza di otto palle gol all’Inter, non capitalizzate per l’imprecisione degli avanti nerazzurri e per gli interventi di Reina.
La squadra di casa ha meritato, ha prodotto di più, col pallone tra i piedi ha incantato ma, allo stesso tempo (ed è questo il difetto più grande, il limite da superare) ha denunciato una preoccupante distanza tra i reparti, già nota ed evidente sin dalle prime uscite stagionali. E non basta l’assenza del centravanti per spiegare il perché di una simile involuzione nel concetto di squadra corta, solo in minima parte legata al punto di riferimento mancante in attacco. Il Napoli dà sempre la sensazione di essere sfilacciato e si presta, con una facilità disarmante, alle ripartenze avversarie, cosa che lo scorso anno accadeva di rado.
PORTOGALLO SENZA PARI
Il tre a zero con l’Inter dà fiducia, induce all’ottimismo e delinea il confine tra sogno e incubo, tra possesso e fase difensiva, tra possibilità di pensare in grande oppure no, di accontentarsi di quello che viene. Prossimo episodio martedì, a Lisbona. Due risultati su tre ma Sarri non vuol nemmeno sentire la parola pareggio, fiero della mentalità trasmessa alla squadra che dovrà scendere in campo con l’obiettivo di vincere la partita. Un mattone fondamentale per costruire il sogno ideale.