Gerard Deulofeu, il predestinato creato da Dio
Deulofeu Milan – Alla scoperta di Gerard Deulofeu, talentuoso spagnolo ad un passo dal Milan.
La notizia rimbalza da qualche ora e acquista sempre più credibilità. Il primo colpo del mercato di gennaio del Milan sarà Gerard Deulofeu. Si tratta di un affare inaspettato, di un nome che non era mai stato accostato ai rossoneri prima d’ora. A poche ore dal secco no da parte di Sino Europe a Riccardo Orsolini, ecco concretizzarsi il rinforzo tanto richiesto da Vincenzo Montella per il proprio reparto offensivo.
L’acquisto di Gerard Deulofeu resta comunque entro i canoni stabiliti per il mercato di riparazione dai vertici milanisti: “Costo zero” è il mantra da seguire per Galliani e soci. E infatti il giovane talento spagnolo arriverebbe a Milano con la formula del prestito secco dall’Everton, club nel quale non sta più trovando molto spazio nonostante una prima stagione di ottimo livello.
Deulofeu, classe 1994, rispecchia anche quei parametri di gioventù e talento tanto cari al nuovo corso rossonero. A 22 anni però, quello che da tutti era indicato come un predestinato è forse all’ultima chance di imporsi nel panorama calcistico internazionale.
CREATO DA DIO
Cresciuto nel Barcellona, il background di Deulofeu è il migliore che si possa avere nel calcio degli ultimi 10 anni. Quando si parla di Masia infatti è lecito aspettarsi come minimo di trovarsi di fronte ad un giocatore dalle qualità tecniche sopra la media. Un biglietto da visita già più che sufficiente per una squadra come il Milan che da tanto tempo viene accusata di avere troppi muscoli e troppo poco estro. Se poi il giocatore in questione vanta anche una trafila in blaugrana da primo della classe si ha tutto il diritto di cominciare a sognare.
Del resto quando di cognome fai Deulofeu (in catalano “Creato da Dio”) e sei cresciuto all’ombra di Leo Messi per certi versi il tuo percorso è già segnato. Non a caso negli 8 anni trascorsi nel settore giovanile del Barcellona il ragazzino di Riudarenes ha lasciato come ricordo valanghe di goal, un livello di gioco di qualche spanna superiore al resto dei coetanei e delle movenze che inevitabilmente gli sono costate il fardello di essere considerato il nuovo Messi, ma anche un contratto con Nike dall’età di 12 anni.
Una reputazione che almeno sino ai 18 anni non ha leso minimamente il suo rendimento, talmente esagerato da portarlo a vincere due Europei U19 e da renderlo ben presto uomo simbolo dell’U21, di cui tra le altre cose è il giocatore con più presenze (32) e reti segnate (16) della storia. Nel mentre, tre stagioni al Barcellona B tra i 16 e i 19 anni e l’esordio con i grandi per mano di Pep Guardiola, uno che di giovani se ne intende eccome.
SLIDING DOORS
Proprio l’addio del maestro Pep ha probabilmente segnato il primo spartiacque della carriera di Deulofeu. Un altro anno, seppur da comprimario, con l’artefice dell’epopea blaugrana gli sarebbe valso con ogni probabilità un futuro differente. Invece il destino ha voluto che l’anno dell’affermazione coincidesse con una stagione di passaggio per il Barcellona, quel 2012/2013 tormentato dalla battaglia di Tito Vilanova contro il cancro.
Nel marzo 2013 Deulofeu sta trascinando il Barcellona B in Liga Adelante a suon di goal (saranno 18 a fine stagione), mentre Messi e compagni privi del loro allenatore incappano in una striscia negativa di 3 sconfitte in 4 partite ed il quotidiano catalano “Sport” riporta la volontà dei tifosi: “Vogliamo Deulofeu”. Ma la situazione all’interno del club catalano è talmente surreale che il treno alla stazione di Deulofeu neanche si ferma.
Da qui la decisione di tentare con il ragazzo la strada già percorsa con i pezzi da 90 Pique e Fabregas. Esilio in Inghilterra, nella speranza di poterlo riavere nel giro di qualche tempo pronto per far innamorare il Camp Nou insieme a Leo Messi, che di Dio non è una creazione ma piuttosto una declinazione. Il prestito all’Everton effettivamente giova all’ex fenomeno della Masia, che ben presto si prende la maglia da titolare per non lasciarla più.
IL RAGAZZO SI FARA’
Pur non mantenendo una media realizzativa all’altezza del suo passato spagnolo, Deulofeu disputa un ottima stagione che sembra il preludio ad un ritorno in pompa magna alla casa madre. Peccato che nell’ultimo anno e mezzo (siamo nell’estate del 2014) siano arrivati, alla corte di Martino prima e di Luis Enrique poi, due signori chiamati Neymar e Luis Suarez. Di nuovo sul mercato dunque, con il cacciatore di talenti Monchi che non si lascia scappare l’occasione di portarlo a Siviglia.
Nel capoluogo andaluso però Deulofeu trova anche il tecnico dei miracoli Unai Emery, il primo a riportarlo coi piedi per terra dopo una vita intera passata ad aspettare un’investitura divina che sembra spettargli di diritto. Qualche battibecco via social e qualche tribuna, conditi dalla gioia della vittoria in Europa League, gli costano la conferma nel Siviglia dominatore della seconda competizione europea per club.
Ha qualità incredibili ma anche tante carenze. Non ha ancora la maturità necessaria, lo spirito di sacrificio – Unai Emery
LA MAGLIA NUMERO 7 NEL DESTINO
Con tanti pezzi da novanta tra campo e panchina, in casa Barcellona decidono che è meglio monetizzare finchè ce n’è tempo. L’Everton lo riporta a Goodison Park per la modica cifra di 6 milioni di euro. Ad aspettarlo c’è ancora Roberto Martinez, col quale ripete le gesta di due stagioni prima, ma ancora una volta il destino si frappone tra Deulofeu e la sua ascesa al vertice del calcio mondiale.
Il 2016 vede i Toffees rimpiazzare Martinez con Koeman e l’incantesimo si spezza. Da qualche mese a questa parte Deulofeu non è più al centro del progetto del club inglese ed il mercato di gennaio è l’occasione per riprendere quel discorso lasciato a metà con il destino. La nuova occasione si chiama Milan, una squadra in ricostruzione che si coccola Suso, altro spagnolo passato dalle parti di Liverpool, sponda Reds.
A Milano Deulofeu potrebbe ritrovare se stesso e anche il feeling con la maglia numero 7, talismano sin dai tempi delle giovanili che sembra averlo abbandonato nel momento del bisogno. E chissà che con la partenza di Luiz Adriano verso la Russia la numero 7 rossonera possa ritrovare finalmente un padrone di livello mondiale, spezzando l’incantesimo del dopo-Shevchenko che solo Pato per un breve periodo è riuscito a mettere in discussione.