Dzeko ricorda i tempi di Garcia: pochi allenamenti, tutti stanchi
Dzeko Roma – Dopo l’addio di Garcia, Spalletti ha rianimato l’ambiente.
A quota 14 gol in compagnia di Higuain e Belotti, ad un’incollatura da Gabriel Omar Batistuta. Edin Dzeko è tutto questo e molto più. L’attaccante bosniaco, considerato fino a questa estate come un “pacco” rifilato alla Roma dal Manchester City, si è preso le “luci della ribalta” consentendo alla sua squadra di rimanere incollata alla super Juventus “arraffa-tutto”.
Proprio la punta ex Citizens si racconta quest’oggi al quotidiano capitolino Il Messaggero: “Roma è una città meravigliosa, specie per chi ha vissuto non in posti eccezionali come Manchester o Wolfsburg. Certo, muoversi in macchina diventa un problema: le strade sembrano quelle di Sarajevo dopo i bombardamenti. Si vede che è una città in difficoltà, in crisi”.
La Serie A e le critiche
Edin ci scherza su, ma non le manda a dire: “In Inghilterra c’era meno pressione, se non giochi bene è normale che ti critichino. Ma le critiche fanno parte del gioco, le accetto. Roma è simile alla Bosnia: non ti criticano, ti insultano”. Un’accusa, seppur velata, alla stampa italiana: “Se faccio bene tutta la partita e poi sbaglio un’occasione, tutti parlano solo del gol sbagliato – poi ricorda – L’anno scorso hanno finito per influenzare anche Spalletti che dopo non mi ha fatto giocare”.
Dzeko ha rischiato di approdare alla Juventus, grazie a Silvano Martina (procuratore di Buffon): “Silvano è una persona importante per me, mi confronto con lui su tante situazioni. E’ vero, c’è stata la possibilità di andare in bianconero. Ma alla fine sono qui e sono felice di questa scelta”. Tra Spalletti e Garcia, il bomber giallorosso chiarisce: “Sono diversi. Prima di venire qui tanti giocatori mi dicevano che in Italia si ci allenava tanto. Avevo scherzato con Mancini che mi aveva avvertito di prepararmi a correre. E la stessa cosa mi ha confermato Jovetic. Poi sono arrivato a Roma e con Garcia non era proprio come mi avevano preannunciato. Era anche colpa nostra, molti di noi erano stanchi, avevano problemi e anche Rudi non voleva fare molto in allenamento. A quel punto diventava difficile giocare bene per novanta minuti. Dopo settanta eravamo tutti stanchi. Lui doveva essere un po’ più duro, proprio come Spalletti. Bisognava evitare che qualcuno si rilassasse troppo”.
(fonte Il Messaggero)