Pazzini, dagli stadi ‘ignoranti’ al doppio volto di Prandelli
Pazzini Prandelli – Il bomber si racconta ai microfoni de ‘La Gazzetta dello Sport’.
16 reti in appena 18 presenze in Serie B con la maglia del Verona. Giampaolo Pazzini si è calato alla perfezione nel campionato cadetto trascinando l’Hellas a suon di reti, belle, pesanti e decisive. Il bomber dopotutto non ha mai perso il vizio del gol ed appare fin troppo strano vedere un calciatore del genere relegato in Serie B. La cadetteria non è però stata una scelta casuale. A parlarne è stato lo stesso Pazzini ai microfoni della Gazzetta dello Sport. “Sono tornato in B invece di scappare perché quella sarebbe stata la strada più semplice: l’avrebbero fatto tutti. Una squadra di A l’avrei trovata, ma non potevo lasciare un ricordo così brutto. Mi è scattata una molla: far ricredere tanta gente e farne tacere altra. Non mi sono mai sentito un giocatore di B, ma sono qui per scelta e non per caso: la B può far bene anche a 32 anni, non solo a 19 come quando debuttai. Allora era una Serie A-2, ora contano di più corsa, agonismo e cattiveria, si gioca in stadi “ignoranti”, ci sono meno telecamere, vale tutto. C’è anche meno qualità, sì: ma il livello tecnico si è abbassato pure in A.”
La storia di Pazzini sarebbe però potuta essere differente: “Si parlò di Everton e West Ham, e tornassi indietro magari ci penserei: lì arrivano tanti cross, i difensori sono molto grossi ma io so come si fa a rubare il tempo. Il denaro è importante, – dice il Pazzo sull’ipotesi Cina – essere contento di più: non puoi fare una cosa solo per guadagno, altrimenti non te la godi. Però oggi loro ricordano l’Italia di trent’anni fa: i soldi spingono sì“.
Il miglior allenatore
Il Pazzo prosegue svelando il nome del suo miglior allenatore: “Al primo posto Allegri e lo ribadisco: è quello che ricordo con più piacere. Da toscani ci si intendeva e aveva un’enorme serenità nel gestire lo spogliatoio. Inzaghi mi usava 5’-10’ anche se stavo benissimo e da un centravanti come lui non mi sarei aspettato che giocasse senza punte.”
Pazzini e Prandelli
L’ex Fiorentina e Milan ha inoltre svelato un curioso retroscena su Cesare Prandelli: “Sul campo uno dei più bravi, poi però diceva una cosa in sala stampa e ne faceva un’altra: male, io preferisco un bel ‘Non mi piaci, non ti faccio giocare’. Speravo che il feeling si riaggiustasse in Nazionale e invece lì se possibile si comportò anche peggio. Vedere l’Europeo 2012 in tv fu dura: non lo meritavo, e non perché avevo segnato il gol-qualificazione, ma perché ero parte di quel gruppo e avevo fatto sempre il mio dovere. E invece: neanche nei 30, e senza una parola di spiegazione di Prandelli. C’è di più: tre mesi dopo feci una tripletta con il Milan, mi convocò di nuovo, e poi mi mandò in tribuna: da diventare matto. Io non ho mai preso da parte qualcuno per chiedere spiegazioni, non ho mai telefonato a un presidente, a un d.g. o a un d.s.: ne sono orgoglioso ma, tornando indietro, forse avrei dovuto dirgli qualcosa invece di ingoiare, lavorare e basta”