Sarri a ruota libera: da Higuain a Sacchi, fino ad Arezzo

Sarri a ruota libera: da Higuain a Sacchi, fino ad Arezzo

Sarri Higuain – Il tecnico del Napoli parla del rapporto con l’argentino in una lunga intervista.

Maurizio Sarri è stato protagonista di una lunghissima intervista rilasciata a Sky Sport, nella consueta rubrica riguardante gli allenatori. Il tecnico del Napoli, ormai uno dei migliori in Serie A, si è confessato su tutti gli argomenti fondamentali della carriera.
Ovvio inizio con il periodo pre calcistico: “Quando lavoravo in banca giravo l’Europa, era divertente. Poi ho voluto iniziare col calcio. La mia famiglia per fortuna ha saputo capire la decisione, dicendomi che se avevo bisogno di serenità era giusto farlo”. All’inizio non fu tutto facile ma il talento già si intravedeva: “Il primo anno vinsi la Coppa Italia di Serie D e i playoff, andando in C2. Poi da lì subito in C1. In quel momento ho pensato che potevo fare veramente questo lavoro”.
Da anni ormai Sarri viene paragonato a Sacchi: “Arrigo è uno che ha vinto tutto, il paragone si può fare solo riguardo l’esordio nei dilettanti. Registravo in VHS le partite del suo Milan, rivedendo i movimenti difensivi. Se ho iniziato ad allenare è perché ero innamorato del suo modo di fare calcio, del suo gioco”.

Il Conte di Arezzo

Forse non tanti lo ricordano ma Sarri condivide un destino comune con Antonio Conte: la retrocessione dell’Arezzo. “Ha avuto difficoltà lui, poi io, poi è tornato lui e nonostante un discreto finale arrivò la retrocessione ma con i punti sul campo sarebbe arrivato decimo. C’erano i punti di penalizzazione. In quella squadra c’erano Ranocchia, Floro Flores, tecnicamente non poteva retrocedere”, spiega.

L’obiettivo del tecnico era però arrivare ad allenare una particolare squadra: “Da bambino e da ragazzo ero tifoso del Napoli, a 26 anni guardavo le partite con Maradona. Quando ero piccolo a Figline ero l’unico tifoso del Napoli, poi per fortuna siamo diventati di più!”.

Figliol prodigo?

“La chiamata del Napoli mi ha emozionato”, rivela. “E’ stato un segno del destino”. Il primo impatto con lo spogliatoio fu particolare: “Erano tutti silenziosi, non capivo. Mi dava la sensazione di essere un gruppo triste. Ma nel calcio bisogna andare in campo divertendosi. Piano piano ho visto quello che volevo…Insigne mi fa anche l’imitazione, urla come faccio io. Lì capisci che l’aria è cambiata”.

Inevitabilmente, nonostante tutto, Sarri è rimasto legato ad un giocatore ormai lontano da Napoli: “Higuain è un ragazzo particolare, ha bisogno di dare sempre il massimo. In allenamento lo rimproveravo spesso ma pubblicamente l’ho sempre elogiato. L’abbandono è stato un brutto momento: mi aspettavo andasse in Premier, non alla Juve. Per un po’ non ci siamo sentiti, anche perché non volevo sentirlo. Come un figlio che ti fa arrabbiare, per qualche giorno lo sbraneresti. Ma è sempre tuo figlio e quindi continui a volergli bene. Ha fatto una scelta discutibile ma questo non vuol dire che non sia una brava persona”.