Quattro regole di swag firmate Juan Guillermo Cuadrado

Micaela Catalano
21/02/2017

Quattro regole di swag firmate Juan Guillermo Cuadrado

Il mondo del calcio con i suoi protagonisti è sicuramente una delle case dello swag. A bussare alla sua porta, tentando di riprodurre con il campanello le hit di Michel Telò, è stato, per nostra fortuna, un riccioluto colombiano: Juan Guillermo Cuadrado.

Tradurre il termine swag con stile è estremamente limitante. Più che uno stile lo swag è un’attitudine, lo swag è un modo di vivere. Non basta indossare uno snapback, non basta risvoltinarsi anche il non risvoltinabile, non basta tentare di essere Justin Bieber. Lo swag o ce l’hai nel sangue o non sei nessuno.

Prima regola del Cuadrado swag: il prescelto non deve mai parlare dello swag

Cuadrado arriva in italia all’età di 21 anni grazie al sempre ottimo lavoro di scouting effettuato dall’Udinese ma è già nella sua prima esperienza all’Independiente di Medellin che comincia a far intravedere i primi barlumi di swag.

L’esile giocoliere che salta avversari come fossero birilli è un giovane Cuadrado. Ciò che risalta subito agli occhi è una delle caratteristiche principali del gioco del colombiano: la velocità di gambe. Il primo dribbling è pura fantascienza. Primo tocco di esterno destro per far correre il pallone e doppio passo fulminante per saltare il raddoppio. Il secondo, senza ombra di dubbio, è il primo mattone del Cuadrado swag. Il campo è aperto, con ogni probabilità ci sarebbe un appoggio facile sulla sinistra per l’accorrente compagno. Tuttavia una delle idee di fondo del gioco di Cuadrado è quella di complicarsi la vita per dimostrare ancora una volta la sua superiorità.

Pausa di un paio di secondi per far uscire l’uomo della squadra avversaria e cambio di registro. Se prima la sequenza era stata destro-sinistro ora è il contrario. Solidarietà per gli avversari e prima regola del Cuadrado swag confermata: non decantare lo swag, fallo.

Seconda regola del Cuadrado swag: si combatte anche più per volta

Per dimostrare di essere i migliori nello swag come nella vita, affrontare ad uno ad uno i propri avversari non basta. La scalata risulterebbe essere eccessivamente lunga. Nel mondo di Cuadrado l’obiettivo è uno solo: avere tutto e subito.

 

10 non è il numero del colombiano ai tempi di Lecce. 10 sono i secondi che passano dal momento in cui il pallone arriva sui piedi di Cuadrado a quello in cui termina in porta. Se precedentemente la velocità era quella di gambe ora viene in risalto un’altra caratteristica del gioco del colombiano: la velocità di punta. Cuadrado fa degli strappi e dei cambi di passo repentini un’arte. Visto lo spazio l’opzione è solo una: correre. Seminati quattro avversari, “facile” per uno con quello scatto, è arrivato il momento di alzare l’asticella.

Ubriacato Rossettini (e anche se stesso con un doppiopasso robotico) Cuadrado fa in tempo a farsi recuperare da un avversario per poi, con apparente naturalezza, infilarsi in un pertugio che neanche Lupin nella migliore delle sue fughe e scavalcare il portiere con un morbido pallonetto di destro. Se avete un’età superiore ai 60 anni e la parola swag rappresenta per voi qualcosa che si mangia arrivate al termine dei consigli, avrete qualcosa da insegnare anche ai vostri giovani nipoti.

Terza regola del Cuadrado swag: i combattimenti durano per tutto il tempo necessario

Purtroppo per gli avversari Cuadrado combatte sui campi da calcio italiani da oramai 8 anni, intervallo al Chelsea permettendo. Se l’Udinese è la squadra che lo ha portato in Italia e il Lecce quella che lo ha fatto conoscere al grande pubblico, la Fiorentina rappresenta la squadra della consacrazione. La seconda stagione in viola è stata la migliore, statistiche alla mano, dell’intera carriera del colombiano. 4 dribbling riusciti ogni 90 minuti (su 7 tentati), 11 goal in campionato e 2 passaggi chiave a partita. Cifre importanti che il colombiano sta nuovamente raggiungendo nelle ultime 2 stagioni bianconere dopo aver passato un periodo non felicissimo in quel di Londra.

Cuadrado espulso, da notare il terrore sul volto di David Pizarro

Se si parla di swag non può evitarsi un riferimento all’abbigliamento. Il colore preferito da Cuadrado, in tal senso, è il giallo. Dal 2009-2010, anno del suo esordio nel calcio europeo, tra campionato e coppe, Cuadrado ha accumulato ben 50 cartellini gialli e 2 rossi. Chiellini, che è universalmente riconosciuto come un difensore rude, nello stesso periodo e con più competizioni sulle spalle, tocca quota 49 gialli e 2 rossi. Si combatte per tutto il tempo necessario e, se combattere implica anche l’essere duri, Cuadrado risponde presente.

Quarta regola del Cuadrado swag: se qualcuno si accascia, è spompato, sbanda sulle tue finte, fine del combattimento.

Ultimo, ma non per importanza, dei consigli di swag firmati Cuadrado è dedicato alla comprensione nei confronti dell’avversario. Bisogna capire quando e come farla finita. Bisogna dominare, ma bisogna sempre farlo nel rispetto dell’avversario. Qual è, allora, il significato di rispetto per Cuadrado?

Rispetto vuol dire non far capire al tuo avversario che lo ritieni un debole. Rispetto significa comportarsi con tutti gli avversari allo stesso modo anche quando il risultato finale è la loro umiliazione. Se qualcuno si accascia ed è spompato (Lazaar ti vogliamo bene), sbanda sulle tue finte (Andelkovic vogliamo bene anche a te), fine del combattimento. La campanella è suonata, lo swag ha il suo nuovo re: Juan Guillermo “la Vespa” Cuadrado.

di Gianmauro Calabrese

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