Skip to main content

Milan Berlusconi – Il 20 febbraio 1986 Silvio Berlusconi cominciò quella che fu una vera e propria rivoluzione nel mondo del calcio. L’acquisto da parte dell’imprenditore milanese di un Milan ridotto sull’orlo del fallimento, fu accolto dai tifosi con celebrazioni da scudetto o Coppa dei Campioni. Letteralmente “disceso dal cielo” con il suo elicottero, si autoelesse rischiosamente salvatore della patria; annunciando, anzi garantendo, un ritorno del Milan sul tetto del mondo in tempi brevi. L’aver tradotto le parole in fatti così velocemente è stato senza dubbio il momento chiave della gestione Berlusconi: galvanizzato dai successi immediati, “Sua Emittenza” (come veniva chiamato all’epoca) ha investito per circa 20 anni sempre più energie e sempre più denaro, contribuendo sensibilmente alla crescita del Milan ma anche del calcio italiano.

Berlusconi e il modello Milan

A Berlusconi va dato atto di avere sempre avuto la capacità di vedere oltre. Il che non implica il fatto di avere sempre e comunque l’idea migliore, ma è un dato di fatto che spesso e volentieri il Cavaliere ha avuto ragione su tutta la linea. Oltre alla cascata di miliardi che ha investito per anni infatti, la chiave del successo del Berlusconi proprietario di una squadra di calcio è stata l’aver impostato il club come se si trattasse di un’azienda. Circondandosi di collaboratori fidati – Galliani in primis – Berlusconi ha creato un “modello Milan” esportato ed imitato in tutto il mondo che per 20 anni è stato alla base di tutti successi rossoneri. Tra colpi di mercato come i Van Basten e i Kakà pagati due lire, colpi al cuore dell’amico/rivale Moratti come gli scambi Pirlo/Guly e Seedorf/Coco e qualche colpo “elettorale” dal 1994 in poi, il Milan di Berlusconi ha sempre rispecchiato la caratteristica principale del suo presidente: sempre un passo avanti rispetto alla concorrenza. Campionati, coppe e palloni d’oro sono lì per certificarlo, ma anche per imporre un paragone impietoso con quanto accade da 10 anni a questa parte.

Il lento declino

Il Milan di Berlusconi post ventennale è profondamente cambiato rispetto a quello degli albori. Il modello di società tanto imitato e tanto esportato nel mondo è diventato improvvisamente antiquato, inadeguato. Vent’anni di successi hanno forse portato in casa rossonera qualche certezza di troppo, un eccesso di sicurezza che è sfociato nella miseria di titoli vinti dopo Champions League del 2007, vinta per altro senza i favori dei pronostici e certamente non con la squadra migliore, in senso assoluto, tra quelle iscritte alla competizione. Escluso in sussulto dello scudetto di Ibrahimovic – l’attribuzione allo svedese è volontaria – il declino rossonero, e soprattutto la totale negazione dello stesso da parte della società, hanno trasformato l’atterraggio all’Arena stracolma con sottofondo di Wagner nel San Siro deserto con sottofondo di cori rabbiosi da parte della curva. La situazione economica è drasticamente cambiata, ora sceicchi e magnati vari spendono cifre impensabili per le casse della famiglia Berlusconi – che per anni, va detto, ha recitato lo stesso ruolo dei ricconi di oggi – ma se i tifosi devono eterna riconoscenza al presidente per quanto fatto in 30 anni,  altrettanto onesto dovrebbe essere il diretto interessato nell’ammettere il ridimensionamento, non solo sul campo ma anche nelle intenzioni, dell’ultimo decennio. La vera falla nell’ultimo decennio berlusconiano si è rivelata essere la poca flessibilità ai cambiamenti di un club che ora prova a rimettersi in carreggiata, affindandosi ai milioni cinesi e tentando, perchè no, di ricalcare il modello Juventus in un futuro più o meno prossimo. Forse il taglio netto con il passato sta proprio qui: il Milan di Berlusconi ha abituato a indicare la rotta, non a seguirla.


Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita al SEO non posso più farne a meno

Lascia una risposta