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GUARDIOLA CITY TROFEI – La scorsa estate il Manchester City ingaggiò Pep Guardiola con un solo obiettivo: arrivare fino in fondo e lottare per la vittoria finale in Champions League. Un tecnico vincente per un obiettivo di alto livello come quello di portare a casa la coppa dalle grandi orecchie, mai neanche sfiorata dalla truppa inglese. Il palmares di Guardiola parla infatti chiarissimo e la scelta del club di Manchester sembrava la migliore possibile: ingaggiare un tecnico in grado di rivoluzionare il calcio degli anni 2000 e di portare a casa addirittura un leggendario ‘Triplete’ al suo primo anno alla guida del Barcellona. Con lo stesso scopo finale lo aveva ingaggiato però anche il Bayern Monaco esattamente tre anni prima come post-Heynckes. Nonostante una squadra formidabile sotto ogni punto di vista, le cose in Baviera non sono andate come previsto: solo titoli nazionali e piazzamenti non oltre le semifinali in Champions League. Un primo campanello d’allarme per un allenatore che partito con la sesta marcia si è poi ritrovato a fare i conti con il peso ingombrante di fenomeno della panchina.

Guardiola, la prima da ‘zeru tituli’

Se in Germania i supporters teutonici sono rimasti delusi dall’operato dell’ex Barça, le cose in Inghilterra sono andate anche peggio. Arrivato in estate a rivoluzionare dall’interno un club profondamente radicato sulle proprie posizioni, Guardiola ha provato sin dai preliminari di Champions a proporre la sua idea di calcio anche grazie ad un paio di innesti mirati. Col senno di poi però la campagna acquisti estiva non basterà per rendere attuabile al 100% lo spumeggiante Tiki-Taka di barcelloniana memoria. L’equivoco portiere risolto con l’arrivo di un Bravo poi rivelatosi flop, una difesa spesso colta in fallo nonostante un investimento milionario per il giovane Stones e una fase offensiva bellissima ma meno concreta del previsto hanno creato la miscela ‘perdente’ del City. Dopo il KO nelle semifinali di FA Cup di domenica scorsa è arrivata infatti l’ufficialità più inaspettata nella metà blu di Manchester: la stagione del City si chiuderà infatti senza nuovi trofei da mettere in bacheca. Non una grossa novità dalle parti di Etihad Stadium. Al contrario in casa Guardiola si tratta della primissima annata con ‘zeru tituli’, per dirla come il rivale di sempre, Josè Mourinho. Al momento la compagine di Pep naviga al quarto posto in classifica in Premier League con una qualificazione Champions ancora tutta da sudare; peggio ancora è andato nelle coppe dove detto dell’eliminazione nelle semifinali di FA Cup, gli Sky Blues hanno salutato la coppa di lega addirittura al quarto turno e la Champions a sorpresa agli ottavi contro il Monaco, dopo una vittoria per 5-3 maturata all’andata.

Bacheca vuota

Alleno da nove anni e questa è la prima stagione che chiuderò senza un trofeo. Doveva succedere ed è successo. E succederà di nuovo se allenerò ancora a lungo. Ma ci sono tante squadre in Europa che non vinceranno nulla in questa stagione. Il Manchester City non ha una storia e un albo d’oro come quello di Barcellona, Bayern Monaco, Real Madrid, Inter, Juve o Milan. Qui per vincere trofei bisogna migliorarsi, in modo da arrivare al livello dei club più blasonati e vincenti”. Così alla vigilia del derby di Manchester pareggiato giovedì sera aveva parlato un deluso Pep Guardiola. Il tecnico spagnolo si ferma dunque agli ultimi trofei alzati in Germania la scorsa stagione. Eppure il catalano in carriera si è aggiudicato complessivamente 21 ‘tituli‘: tre titoli nazionali su quattro in Liga, 3 su 3 addirittura in Bundesliga con il Bayern, 3 Supercoppe Uefa, record condiviso con Carlo Ancelotti, ma anche 3 Mondiali per Club, due al Barça e uno in Germania, senza dimenticare due Champions League e la bellezza di 7 fra coppe e supercoppe nazionali. Il curriculum di un vincente assoluto che però almeno nella sua prima annata in Premier non è riuscito ad incidere come da copione.

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I momenti della resa

Riavvolgendo il nastro di una stagione con più bassi che alti, è possibile individuare alcuni momenti chiave, simbolo della disfatta. I primi senza dubbio in estate quando Guardiola mise ai margini veterani come Hart, poi sostituito dal disastroso Bravo, e soprattutto Yaya Tourè, reintegrato poi solamente in seguito. L’annata inglese invece tra coppe e campionato è sintetizzabile in tre sfide: i tre confronti diretti con i rivali guidati da Mourinho. Il primo in avvio di campionato rappresentò l’illusione del popolo citizens di poter realmente lottare per la vittoria finale. Il secondo al quarto turno di coppa di lega invece è un vero e proprio peccato di presunzione del tecnico catalano che ‘regalò’ di fatto il passaggio del turno a Mourinho schierando un City imbottito di riserve. Lo stesso Manchester United alla fine alzerà il trofeo a Wembley. Infine arriviamo al derby di ritorno, giocato giovedì e nel quale il calcio spumeggiante di Guardiola è stato messo faccia a faccia con i propri limiti. Nonostante l’annata di alti e bassi infatti i Red Devils si ritrovano quasi a braccetto con i più quotati cugini per un posto nella prossima Champions. Lo scontro diretto dell’Etihad ha però evidenziato una squadra, quella di Guardiola, quasi impotente di fronte alla maggiore organizzazione difensiva avversaria. Un pari che di fatto fa contento Mou e spedisce Guardiola di fronte ad uno specchio davanti al quale troppo spesso la sua squadra adora ammirarsi.

Il paradosso di Pep

Nonostante una stagione senza dubbio da dimenticare e ancora tutta da concludere, lo stesso Guardiola ha incassato un riconoscimento a sorpresa. L’Equipe ha infatti pubblicato la classifica dei 50 migliori tecnici in attività, votati da 33 giornalisti del quotidiano francese. A trionfare è, appunto, il catalano, davanti ad Antonio Conte e Diego Pablo Simeone. Riconoscimento forse più alle idee di gioco e alla carriera piuttosto che all’annata o più semplicemente un attestato di stima e fiducia verso un allenatore che non può assolutamente essere quello ammirato quest’anno.

Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita al SEO non posso più farne a meno

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