Vettel e la grande occasione: come Schumacher nel ’97 per sfatare il tabù Montecarlo

Vettel e la grande occasione: come Schumacher nel ’97 per sfatare il tabù Montecarlo

VETTEL SCHUMACHER / L’ultima vittoria Ferrari sul glorioso circuito di Montecarlo è datata 27 maggio 2001: alla guida della rossa all’epoca c’era l’immenso Michael Schumacher, che grazie anche ai problemi tecnici delle McLaren di Hakkinen e del poleman Coulthard dominò a suo modo la gara festeggiando la doppietta con il fido Rubens Barrichello. Fu la quinta vittoria di Schumi sulle strade del Principato, ma incredibilmente fu anche l’ultima, nonostante un dominio Ferrari che si sarebbe protratto per altre tre stagioni.

Vettel, come Schumacher nel 1997

Da quel 27 maggio 2001 la rossa di Maranello non è più riuscita ad imporsi sul circuito monegasco, uno dei pochi che non vede il Cavallino primeggiare per numero complessivo di vittorie e/o pole position conquistate. Non ci è più riuscito Schumacher, che non ha potuto così raggiungere il record di vittorie di Senna, ma nemmeno il campione del mondo 2007 Kimi Raikkonen. Dopo di loro sono rimasti a bocca asciutta anche Felipe Massa, che nel 2008 sfiorò il titolo, e persino fuoriclasse assoluti come Fernando Alonso e Sebastian Vettel. L’attuale leader della classifica iridata sembra poi avere un vero e proprio punto in comune con la scuderia della quale difende i colori. Nonostante abbia 4 titoli mondiali consecutivi e ben 44 vittorie all’attivo, il tedesco della Ferrari è riuscito ad imporsi una sola volta sul circuito di Montecarlo, battuto per due volte dal compagno Mark Webber e – nel 2013 – dalla Mercedes di Nico Rosberg. Per la prima volta dopo diversi anni però, la Ferrari sembra avere la grande chance di togliersi il peso di quello che sembra essere diventato un vero e proprio tabù.

Il sogno del campione tedesco è quello di emulare le gesta del suo mentore Michael Schumacher, che nel 1997 ottenne il suo primo successo al volante di una Ferrari sulle strade del principato. Come spesso accaduto nel corso della carriera del Kaiser, Monaco ’97 è una corsa circondata da un’aura leggendaria. Si trattò, complice il meteo ballerino, di una vera e propria corsa ad eliminazione che vide Schumacher bruciare le Williams del poleman Frentzen e del futuro campione del mondo Jacques Villeneuve. Presa la testa della corsa, Schumi vinse rifilando la bellezza di 53 secondi al secondo classificato Rubens Barrichello – autore di una clamorosa rimonta dal 21° posto in griglia al volante della debuttante Stewart – e oltre un minuto sul compagno di scuderia Irvine, concedendosi anche il lusso di un lungo alla St. Devote. Dei 22 piloti schierati sulla griglia di partenza, ben 12 furono beffati dalle difficili condizioni della pista, compresi lo stesso Villeneuve e i due piloti McLaren Hakkinen e Coulthard. Soltanto in 10 videro la bandiera a scacchi e soltanto in 4 – i tre piloti a podio più Olivier Panis – chiusero a pieni giri. Con quel successo Schumacher interruppe un digiuno Ferrari che a Monaco durava – proprio come oggi – da 16, ovvero dal successo del compianto Gilles Villeneuve datato 31 maggio 1981.

Passo lungo o passo corto?

Nel week-end che vedrà l’assenza di Fernando Alonso, impegnato alla 500 miglia di Indianapolis, Sebastian Vettel – e con lui Kimi Raikkonen – ha la grande chance di centrare un successo di vitale importanza. Per blasone e per storia, certo, per sfatare il tabù Montecarlo – suo e della Ferrari – senza dubbio, ma anche e soprattutto per dare un segnale forte dopo le due brucianti sconfitte consecutive rimediate dai piloti Mercedes in Russia ed in Spagna. Dopo la sportellata rifilatagli in pista, Vettel ha la necessità di dare una spallata a Lewis Hamilton anche in classifica mondiale, onde evitare che il morale del britannico raggiunga quei picchi che poi lo rendono una sorta di semidio travestito da pilota di Formula 1. L’occasione gli si presenta su un piatto d’argento, o almeno così dovrebbe essere le previsioni d’inizio campionato dovessero rivelarsi veritiere. In quel del Principato dovrebbe infatti palesarsi la tanto decantata “differenza di passo” tra Ferrari e Mercedes. Per passo non s’intende il ritmo gara ma l’interasse, ovvero la distanza tra l’asse della ruota anteriore e l’asse della ruota posteriore.

F1 passi 2017
Fonte: formula1.com

Il passo è una delle poche specifiche tecniche che in Formula 1 non è soggetta a restrizioni particolari: ogni scuderia è libera di progettare la propria auto come meglio crede sotto questo punto di vista, ovviamente tenendo conto di una serie di fattori che rendono spesso necessario trovare un compromesso tra i cosiddetti “passo lungo” e “passo corto”. Da inizio stagione non si fa che parlare delle direzioni opposte prese da Mercedes (passo lungo) e Ferrari (passo corto), i due team attualmente in lotta per il mondiale. Una differenza di pochi centimetri che determina però il comportamento della vettura in determinate circostanze. Nello specifico, il passo corto dovrebbe favorire la Ferrari in circuiti stretti e dalle numerose curve a bassa velocità, come appunto Montecarlo. Per spiegare meglio la differenza sostanziale tra le scelte operate da Mercedes e da Ferrari tornano buone le dichiarazioni rilasciate a formula1.com da Paddy Lowe, direttore tecnico della Williams arrivato quest’anno dopo aver lasciato proprio il team tedesco.

Una macchina dal passo lungo rende meglio su piste come Spa e Silverstone, dove porta benefici in frenata e nelle curve veloci. Il passo corto invece rende le vetture più manovrabili a bassa velocità, favorendole in posti come Singapore, Ungheria e, naturalmente Monaco.

Tenendo conto del sostanziale equilibrio che sin qui ha regnato sovrano in termini di prestazioni, il piccolo, piccolissimo vantaggio determinato dal passo è dunque sulla carta l’arma in più in casa Ferrari, che a maggior ragione dovrà fare attenzione a non farsi beffare dal muretto box avversario per quel che riguarda le strategie. Le incertezze – e la sfortuna – del muretto Ferrari sono costate a Vettel due vittorie alla sua portata negli ultimi due gran premi. A Montecarlo sarà necessario dare una svolta alla stagione anche da questo punto di vista. Per mandare un segnale a Lewis Hamilton e alla Mercedes, ma anche per consentire a Vettel di sentirsi almeno per un giorno all’altezza di un mito. Per permettergli di poter dire per la prima volta “Io, Sebastian Vettel, come Michael Schumacher” e di colorare nuovamente di rosso le strade del principato.