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EDER PERSONALITA INTER / Un finale amaro, con un futuro tutto da decifrare. Le due vittorie consecutive ottenute dall’Inter negli ultimi due turni di una stagione fallimentare, non fanno altro che aumentare i rimpianti nei riguardi di una squadra costruita con il chiaro intento di raggiungere la zona Champions League. Speranze di rimonta vanificate dalla sconfitta interna subita per mano della Roma a fine febbraio e definitivamente naufragate a causa della striscia negativa di 8 partite senza successi a cavallo tra marzo e maggio. Due mesi tra i più cupi della recente storia nerazzurra, nei quali sono emersi tutti i limiti di una rosa con pochi ricambi e scarsa personalità, beffata dal Milan (una sola vittoria nelle ultime 7 giornate) nella corsa all’ultimo posto utile per l’Europa. Il rompete le righe dopo la cinquina interna all’Udinese, era in realtà già stato decretato qualche settimana fa, quando ormai senza più traguardi da raggiungere, i buoi erano già scappati ben prima che qualcuno tentasse tardivamente di chiudere la stalla. Un fuggi fuggi generale che ha coinvolto alcuni degli uomini più rappresentativi dello spogliatoio (Icardi e Miranda su tutti), mettendo in mostra quanti avevano avuto poco spazio fino a quel momento, gli stessi che in queste ultime uscite potrebbero aver guadagnato credito agli occhi della nuova dirigenza impegnata in quella che si preannuncia come un’autentica rivoluzione.

EDER, IL LEADER CHE NON T’ASPETTI

Il nome di Eder resta in bilico, sospeso tra una possibile riconferma e una probabile cessione a fronte di quei milioni di euro necessari a realizzare una plusvalenza utile in ottica FPF. Eppure, a ben guardare, l’italo-brasiliano è stato tra i più positivi quando è stato chiamato in causa, andando a segno quattro volte nelle ultime 3 gare (Sassuolo, Lazio, Udinese). Una dimostrazione di professionalità e attaccamento alla maglia difficilmente replicabile all’interno di uno spogliatoio spaccato e diviso, nel quale l’assenza di un blocco storico di giocatori ha finito per sfaldare le certezze accumulate nella gestione Pioli (9 vittorie in 10 partite) quando ormai le possibilità di raggiungere il terzo posto erano sfumate. Lo spaccato descritto dal ds Ausilio non più tardi di qualche giorno fa (“Il vero problema è che manca il senso di solidarietà, non sono riusciti a creare il gruppo per questioni di etnia, di età, ma anche di personalità e valori umani.  Ci sono tanti gruppetti e tanta gente che pensa a se stessa. Ognuno non fa più del suo, non c’è grande personalità e forza d’animo”) resta tra i principali problemi in prospettiva futura ma non assolve dalle proprie responsabilità colui che, prima dell’avvento di Sabatini, era considerato a tutti gli effetti l’artefice principale del mercato nerazzurro. Un quadro preoccupante in cui vanno inserite le dichiarazioni mai banali di Eder, che testimoniano una volta di più la totale assenza di leader carismatici da seguire nell’ottica della significativa crescita che resta nelle mire della nuova proprietà cinese.

“Chi non vuole rimanere deve avere la personalità di dire che non vuole rimanere e anche la società deve avere la personalità di dire su chi deve puntare o no. Solo così, essendo sincero, puoi ripartire: serve gente che vuole lavorare, lavorare, lavorare e basta”

USATO SICURO

Arrivato a Milano nel gennaio 2016 dalla Sampdoria nel momento migliore di una carriera tutta in crescendo (a segno 12 volte in 19 presenze), Eder non è mai riuscito a ritagliarsi stabilmente spazio nell’undici titolare, soprattutto a causa dei continui avvicendamenti tra panchina e sistema di gioco. Seconda punta di movimento con il vizio del gol, è stato spesso utilizzato come esterno d’attacco di un 4-3-3 o 4-2-3-1, tendendo ad accentrarsi piuttosto che allargare il campo sulla fascia. Eppure, in questa stagione il rapporto tra minuti disputati e gol realizzati resta largamente positivo (44,6’ a partita, 8 reti), così come il suo contributo in termini di assist decisivi (3). Nonostante l’infortunio occorso a Icardi, Eder era rimasto inizialmente in panchina anche nel match con il Sassuolo, salvo entrare nel secondo tempo e mettere a segno la rete dell’inutile 1-2 finale, la prima della mini serie positiva. Proprio attorno alla presenza al suo fianco di Icardi si snoda l’interrogativo più grosso, con il centravanti argentino a fagocitare tutti i rifornimenti offensivi e Eder costretto ad agire lontano dalla porta avversaria. Nessuno tra i tecnici avvicendatisi in questi ultimi mesi sulla panchina nerazzurra ha pensato tuttavia a un modulo con due punte, probabilmente perché questa soluzione avrebbe comportato l’esclusione di uno tra Perisic e Candreva, fiore all’occhiello della scorsa campagna acquisti. Per queste ragioni, resta difficile ipotizzare quale sarà il futuro di uno dei giocatori di maggior affidamento del nostro calcio, costantemente nel giro della Nazionale dal giorno del suo esordio (con gol) alla Bulgaria.

Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita al SEO non posso più farne a meno

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