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All’inizio del millennio in corso, il firmamento calcistico era dominato dall’impero dei Galácticos del Real Madrid, che a colpi di assegni praticamente in bianco aveva messo in piedi un esercito di fenomeni del pallone. Qualche anno dopo, arrivò la risposta del Barcellona: prima con il sorriso di Ronaldinho, poi con le scommesse di Guardiola sui giovani della cantera, tra i quali spiccava un certo Lionel Messi. I successi di cui si perse rapidamente il conto erano la riprova della rivincita del modello blaugrana, che faceva leva sulla crescita dei talenti in casa, su quello blanco, più incline ad acquistare fenomeni già pronti all’uso. A cavallo tra il 2008 e il 2012, ossia durante gli anni di Guardiola al Camp Nou, a Messi, Piqué, Xavi, Iniesta e Valdés si opponevano, invano, Ramos, Kaká, Ronaldo, Benzema, Higuaín e Ozil, questi ultimi pagati fior di milioni di euro. Poi, una volta certificato l’addio di Pep, nonché l’arrivo di Sandro Rosell alla presidenza, il Barcellona ha smesso di scommettere.

Il cambio di mentalità del Barcellona

Gli ultimi calciatori mediocri esaltati dal gioco di Guardiola, tra i quali Tello, Cuenca e Bojan, iniziarono a diventare pesi morti nello spogliatoio con Vilanova e Martino, che non riuscirono a continuare con il modello di calcio di stampo cruyffiano tanto caro all’ex calciatore di Roma e Brescia. L’arrivo di Neymar, attraverso una serie di manovre piuttosto oscure di Rosell in Brasile, sancì in qualche modo la trasformazione del Barça in quello che fu il Real anni prima, ossia una società che punta agli acquisti mediatici e pompati per vendere quante più maglie possibili e, soprattutto, continuare a vincere. Da quel momento in poi si è prediletta una linea di comportamento diversa, con il solo Sergi Roberto come canterano nell’undici titolare e comunque adattato in un ruolo non suo. La MSN, per la quale tra Neymar e Suarez sono stati sborsati quasi 200 milioni, ha chiuso le porte a Pedro che ha abbandonato la Liga per la Premier League, mentre in mezzo al campo si cerca ancora con ansia un sostituto di Iniesta, con André Gomes che non giustifica neanche un quarto degli oltre 50 milioni spesi per il suo cartellino. Umtiti è un acquisto azzeccato, ma per il quale sono stati cacciati 30 milioni, ossia il triplo di Varane.

Cartera e non cantera

Usare il portafogli prima dei giovani. Questa sembra essere la tendenza ora di moda nella società blaugrana, la quale deve fare i conti con una mozione di censura da parte di alcuni soci e che necessita di un rinnovamento nella rosa. In mezzo al campo si cerca ancora l’erede di Xavi e Alená, centrocampista di grande proiezione, sta titubando riguardo al suo futuro in blaugrana. Le voci che vedono il Barça vicino a Verratti previo un esborso di 100 milioni lasciano intendere quali siano le strategie della dirigenza. Così come per il caso di Dembelé, per il quale ancora non sono arrivate offerte ufficiali ma che difficilmente il Borussia Dortmund lascerà partire a prezzi modici. Ecco quindi che i 30 milioni spesi l’anno scorso per Paco Alcácer, oscurato dal ‘cannibale’ Suárez, fanno quantomeno riflettere, dato che in rosa c’era un Munir che poteva venir rivalutato. Per non parlare poi di Héctor Bellerín, le cui cifre per farlo tornare a casa si aggirano intorno ai 40 milioni. Un déjà vu con Fabregas. Un poco come quando il padre disperato chiede in ginocchio il ritorno del figliol prodigo, dopo averlo fatto partire quando era ancora un’incognita, spenderebbe una cifra blu per aprirgli le porte di casa. Sono queste le incongruenze di un Barça ormai troppo Galáctico.

Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita al SEO non posso più farne a meno

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