Sincero, profondo, diretto: così Lucarelli ha stregato il web
Il dolce sapore della vittoria ha il potere di nascondere l’amaro retrogusto di sofferenza che ogni traguardo, obiettivo, successo, comporta. Sempre così, il percorso verso la vittoria prende avvio da una cocente sconfitta. Lottare sempre, mollare mai, nello sport come nella vita di tutti i giorni. Facile a dirsi, dirà giustamente qualcuno. Alessandro Lucarelli, capitano e leader indiscusso del Parma neo promosso in serie B, ha commosso tutti con le parole di incitamento rivolte ai propri compagni nello spogliatoio del “Franchi” prima della finale con l’Alessandria, captate da un cellulare e divenute ben presto virali. Un discorso sulle orme di Al Pacino, alias Tony D’Amato in “Ogni maledetta domenica”, che ha lasciato particolarmente il segno in quanti sostengono che solo chi ha fatto parte di un gruppo è in grado di comprendere fino in fondo le emozioni che uno sport come il calcio è in grado di suscitare.
2008-2017, le gioie e i dolori del capitano Lucarelli
Dopo due promozioni consecutive il Parma è tornato in serie B. Nel mezzo, il fallimento della vecchia società al termine della stagione 2014/2015, la vittoria del campionato di serie D e l’ultima travagliata annata, conclusasi con il successo nella finale playoff. Alessandro Lucarelli, 308 presenze con i Ducali, è rimasto l’unico superstite della squadra allenata da Roberto Donadoni, anello di congiunzione tra vecchia e nuova proprietà, simbolo di longevità e attaccamento alla maglia, indossata senza sosta dal lontano 2008. Con lui, all’epoca, anche il fratello maggiore Cristiano, che in un’intervista concessaci due anni fa disse: “Alessandro è chiaramente sotto pressione, si è caricato tutto sul groppone, non è sereno e penso si sia visto anche in occasione dell’espulsione di qualche settimana fa. Lui è Parma da sette anni, e ha un attaccamento particolare a quella maglia”. Non un periodo semplice per Lucarelli, chiamato a svolgere il doppio ruolo di giocatore/sindacalista per difendere i diritti di compagni e addetti ai lavori da mesi in attesa degli stipendi che la proprietà Ghirardi non era più in grado di garantire. Un destino segnato quello di quella squadra, capace l’anno precedente di conquistare l’Europa, salvo poi scoprire la reale portata di un dissesto finanziario che avrebbe portato qualche mese più tardi al sequestro di tutti i trofei conquistati dal club emiliano nella sua storia. Il 22 marzo 2015 durante Parma-Torino, Lucarelli perse letteralmente la testa, espulso per somma di ammonizioni dall’arbitro Mariani dopo una gomitata a Quagliarella. Assistere alle sue reiterate proteste nei confronti del direttore di gara, significò ammettere il disfacimento tecnico e morale del capitano di un gruppo ormai allo sbando, mestamente retrocesso sul campo qualche settimana più tardi.
Alessandro Lucarelli, prima l’uomo e poi il calciatore
Ricordi lontani nella memoria quelli vissuti in riva all’Adriatico nel corso della prima fase di preparazione al campionato 2013/2014, concluso con un sorprendente quanto meritato sesto posto alle spalle dell’Inter. “Capitano, dov’è che vi allenate oggi?”. Disponibile, sorridente, cordiale, Lucarelli faceva gruppo assieme a parte del blocco storico del Parma (Gobbi, Parolo) giocando a bocce sulla sabbia, pronto a tirare il gruppo nella seduta atletica pomeridiana. Professionista come pochi, difensore vecchio stampo, da buon livornese ha sempre avuto personalità da vendere, lasciando un ottimo ricordo in tutte le tappe della sua lunga carriera. Sabato pomeriggio in campo è stato impeccabile, non ha mollato un centimetro, dissinescando i tentativi di Gonzalez, Fischnaller e dell’ex compagno Evacuo. Ancora integro fisicamente a dispetto della carta d’identità (a luglio compirà quarant’anni), ha messo assieme 80 presenze nelle ultime stagioni, confermandosi come uno dei più presenti dell’intera rosa, trascinatore di nome e di fatto della risalita del Parma ai vertici del calcio italiano. Troppo semplice rifarsi al tenore del suo discorso per spiegare il successo ottenuto negli ultimi 90’ della stagione. Anche in caso di sconfitta, l’uomo Lucarelli sarebbe uscito a testa altissima, simbolo del calcio di provincia giocato lontano dalle luci dei riflettori, fatto di sudore, fatica e integrità morale, la stessa sulla quale nessuno potrà mai sindacare.