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Dopo Borini, Kessié, Andrè Silva, Musacchio e Ricardo Rodriguez, il Milan – per 20 milioni di euro più 4 di bonus – mette a segno il sesto acquisto del calciomercato: sbarca a Milanello il talentino turco Hakan Calhanoglu. Il “tuttocampista” – ormai – ex Bayer Leverkusen è un classe ’94 nato a Mannehim, con la Turchia nel cuore e la Germania sul passaporto. Cresciuto calcisticamente nel Karlsruhe – giovane società tedesca – nel 2011 verrà acquistato dall’Amburgo con cui farà il suo esordio in Bundesliga l’11 Agosto del 2013 in un pareggio per 3-3 contro lo Schalke 04. I primi gol in maglia bianco-blu metteranno in mostra quello che di lì a breve diventerà il suo marchio di fabbrica: il tiro da fuori. Nel match Amburgo – Eintracht Francoforte finito 4-0 Hakan la insacca due volte, prima con una girata in area di rigore e poi con una pennellata su punizione da 30 metri. Il 4 Luglio 2014 per Calhanoglu è già il momento dei saluti, il Bayer Leverkusen si aggiudicherà le prestazioni del ragazzo per 14,5 milioni di euro e lo renderà una pedina fondamentale nello scacchiere di Roger Schmidt. Nonostante sia nato e cresciuto – anche calcisticamente – in terra tedesca, Hakan non ha mai nascosto il suo amore per la Turchia, Nazionale per cui ha deciso di giocare nonostante le avances di Joachim Löw. Una scelta di cuore e di religione. Musulmano praticante, ha fatto della fede un dogma. Nel 2015 si è recato per alla Mecca e alla Sacra Moschea di Al-Masjid al-Haram per vedere da vicino la Kaʿba, la “scatola nera” che di fatto costituisce il luogo sacro per l’Islam. Un buon motivo per legarsi definitivamente alla Nazionale di Terim.

Hakan Calhanoglu, colpi di genio da bravo ragazzo

Molto attaccato alla famiglia, in particolare alla madre Naime (che chiama sempre prima di ogni partita per tranquillizzarsi), il profilo che ne viene fuori è quello del tipico bravo ragazzo, capace di genio ma talvolta anche sregolatezza. Basti pensare che Calhanoglu ha appena scontato una squalifica di quattro mesi (per cui è stato anche multato per 100.000 euro). Perché? Nel 2011, ancora 17enne, siglò un contratto con il Trabzonspor, per poi cambiare idea – senza “valide” motivazioni – e rimanere in Germania con la maglia del Karlsruhe. In questi 120 giorni di purgatorio, però,  Hakan ha scelto – in controtendenza rispetto a molti suoi colleghi – di non danneggiare ulteriormente il club e ha deciso di rinunciare allo stipendio. In termini strettamente tecnici definirlo semplicemente centrocampista può esser riduttivo. La grande duttilità e la versatilità tattica gli hanno permesso di garantirsi sempre un posto negli 11 titolari, nel club e in Nazionale. In mezzo al campo può rivestire ogni ruolo: sa esser un buon regista dotato di grande visione di gioco, ma anche un abile mezzala o trequartista. Senza dubbio, se chiedessimo a lui in che zona del campo preferisca muoversi, la sua scelta cadrebbe proprio su quest’ultima posizione. E’ il ruolo ideale per un calciatore con queste capacità di calcio, che da lì può fornire supporto alle punte e avere lo spazio adeguato a tirare da fuori.

Quale posizione nel Milan di Montella

La palla passa ora a mister Montella, che dovrà cucirgli addosso l’abito giusto in base al sistema di gioco con cui vorrà schierare il suo Milan. In base alle caratteristiche appena descritte, il modulo che forse sarebbe più consono al suo stile potrebbe essere il 4-2-3-1: con Borini o Bonaventura da un lato e Suso dall’altro, comporrebbe un trio di grande qualità alle spalle della prima punta. Sarebbe poi da identificare la coppia ideale per reggere questa mole offensiva, con Kessie sicuro del posto e forse un nuovo acquisto (Biglia) a coadiuvarlo nel compito di regia. L’alternativa potrebbe essere un 4-3-3 in cui andrebbe a ricoprire il ruolo di mezz’ala, ma forse si esalterebbe molto di più in caso di difesa a 3: la grande libertà che Montella ha sempre concesso ai centrocampisti tecnici in questo sistema di gioco (vedi Borja Valero, Mati Fernandez o lo stesso Bonaventura nei rari frangenti in cui il Milan si è schierato in questo modo) potrebbe adattarsi alla grande al suo modo di vedere il calcio, facendo impennare il rendimento dei compagni di reparto e della punta centrale. Insomma, il diavolo ha il suo 10: un turco, con la Germania sul passaporto e l’Italia nel destino!

di Domenico Marcuccilli

Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita al SEO non posso più farne a meno

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