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Erano i primi anni ’90, gli anni dei grandi investimenti, gli anni in cui l’Italia calcistica era invidiata in tutto il mondo e il sogno di ogni calciatore era calcare i campi di serie A.  Un campionato ricco ed equilibrato e lo scudetto era una storia a sette.  C’erano una volta le “sette sorelle”. Si, perché a Milan, Inter, Juve, Roma e Lazio, si accodavano anche il Parma di Tanzi e la Fiorentina di Cecchi Gori. Più che sorelle, queste ultime due, erano le “sorellastre” scomode di un dell’elite italiana.  Da una parte le grandi del Nord, a rappresentare – da sempre – il triangolo del potere, dall’altra il “nuovo che avanza” : incoscienza e denaro che alimentano la folle idea di far saltare il banco. Nel 1993 la Fiorentina è appena tornata in serie A, il nuovo corso parte sotto la guida del “mecenate” Vittorio Cecchi Gori: figlio d’arte, imprenditore, produttore cinematografico e con la Viola nel dna. E’ l’anno zero, risultati e campioni non tardano ad arrivare. Firenze sembra tornata all’epoca del Rinascimento, Cecchi Gori veste abilmente i panni di Lorenzo il Magnifico e al posto di Pico, Brunelleschi e Masaccio, a corte si accomodano gli artisti del pallone Toldo, Rui Costa, Batistuta, Edmundo e Oliveira. Per i tifosi gigliati è solo l’inizio della scalata al successo; grandi calciatori guidati da grandi – o aspiranti tali – allenatori. Sulla panchina del Franchi si alterneranno Ranieri, Malesani e Trapattoni.
Nelle stagioni successive, arriverà due volte al terzo posto (nel 1995-1996 e nel 1998-1999) e vincerà Coppa Italia e Supercoppa italiana nel 1996. Nella stagione 1999-2000, la Fiorentina tornò nella massima competizione internazionale dopo trent’anni e, nell’annata seguente, vinse la sua sesta Coppa Italia.

Fiorentina: il fallimento e la rinascita

Ma non tutto è rosa e fiori e nell’estate 2001 il Rinascimento fiorentino esaurisce la sua corsa. La parola fine è scritta sui fascicoli del Tribunale Civile di Firenze: c’è una procedura fallimentare a carico della Viola, che non riesce a far fronte ai debiti nonostante le cessioni di Batistuta, Rui Costa e Toldo. A questa grave situazione finanziaria, nel 2001-2002, si aggiunge il penultimo posto e la conseguente retrocessione nel campionato cadetto. Gli sperperi di Cecchi Gori , i mancati pagamenti degli stipendi ai calciatori e l’impossibilità di sostenere gli sforzi economici relativi alla partecipazione al successivo campionato rappresentano l’impedimento per la società ad iscriversi alla Serie B. Il fallimento ora è ufficiale! Punto e a capo. Leonardo Domenici, allora Sindaco di Firenze, il 1 Agosto 2002 fonderà la “Florentia Viola”, la nuova società, che venne iscritta alla Serie C2 e acquistata da Diego Della Valle. Il campionato venne vinto dai Gigliati, che, in seguito al “caso Catania”, vennero promossi direttamente in Serie B per meriti sportivi e per bacino d’utenza. Il 15 maggio 2003, Della Valle ne (ri)acquistò marchio e colori: l’A.C. Fiorentina è tornata. Nel 2003-2004 è di nuovo serie A, ma nulla è più come prima: non ci sono più le 7 sorelle, o comunque iniziano variarne i protagonisti. I campioni non smaniano dalla voglia di Italia e soprattutto Della Valle tutto è fuorchè un mecenate. La gestione societaria è – opposta a quella di Cecchi Gori – decisamente imprenditoriale: nessuno spreco, niente follie, acquistare bene per vendere meglio. Non molto “trascinante” per i tifosi fiorentini, che a più riprese esprimeranno il loro dissenso verso la politica intrapresa e verso la timidezza in termini di ambizione che ormai caratterizza la città del giglio. La Fiorentina, oggi, è un trampolino di lancio, la tappa obbligatoria verso altri lidi, un aereoporto in cui aspettare il charter per Londra, Madrid, Torino o Milano. Mai come ora può parlarsi di anno della fuga, scappano tutti, anche i Della Valle.

Il mercato è affidato al “cavallo di ritorno” Pantaleo Corvino, esperienza da vendere nel settore ma probabilmente quella che gli si sta prospettando sarà l’estate più rovente della sua carriera. Borja Valero, Kalinic e Bernardeschi, tutti vogliono lasciare il club e la città è spiazzata. Sono partenze certe, perché annunciate direttamente al D.S. e l’elemento più grave sta nella motivazione (proprio quella che rimproverano i tifosi): la voglia di compiere il definitivo salto di qualità. Ognuno lo ha mostrato in modo differente, ma il risultato non cambia! Attraverso un messaggio audio registrato su WhatsApp (probabilmente destinato ad un tifoso della Fiesole), Borja Valero annuncia: “Mi hanno rotto le pa**e, mi hanno fatto piangere, me ne vado!” Amareggiato e commosso – visto il suo legame con tifosi e città, testimoniato anche da un tatuaggio in cui sono rappresentate le coordinate geografiche di Firenze – preannuncia l’addio e una conferenza in cui spiegherà a tutti i tifosi cosa è successo. Lo spagnolo parlerà a giorni, i contatti con l’Inter sono ben avviati, piccoli dettagli e Spalletti avrà il suo regista. Sempre in direzione Milano, questa volta però sponda rossonera, partirà Kalinic. L’attaccante croato è uscito allo scoperto, ha parlato chiaro con Corvino e dopo aver rifiutato la Cina si accaserà allo corte di Montella. Allo spagnolo e al croato si aggiunge un italiano: Federico Bernardeschi. Reduce dalle ottime prove con l’under 21, ormai già parte integrante della maggiore di Ventura, l’esterno mancino ha comunicato alla società la sua intenzione di non prolungare il suo contratto. Al danno si aggiunge la beffa: il 10 viola al 90%, raggiungerà Allegri a Torino; uno sgarbo che – a detta dei tifosi – può eguagliare quello del “ Divin Codino”. Il ragazzo di Carrara sa bene che in caso di addio al Franchi sarà sommerso da un’ondata di fischi. La stessa sinfonia che nel tempo ha accolto Montolivo, Ljaic, Cuadrado e Salah. La Viola dal canto suo sa di avere per le mani un ragazzo in fase di “esplosione”, monetizzare ora può esser una mossa razionale, ma la razionalità non è del calcio, a Firenze ancor di più. Non solo partenze certe, l’ombra del mercato, infatti, sta calando anche su Vecino e Badelj (oltre che sull’ormai atalantino Ilicic). E’ sempre Milano la città del flirt e la Fiorentina rischia di doversi rifare completamente il look sulla linea mediana.

Viola di rabbia

Gli striscioni di contestazione ai Della Valle si susseguono sulle cancellate del “Franchi” una notte dopo l’altra e gli abbonamenti sottoscritti per la prossima stagione sono appena un migliaio. Da Firenze non fuggono solo i giocatori e i tifosi, ma anche i Presidenti. Della Valle, stufo delle critiche, con una nota sul sito ufficiale ha palesato la sua volontà di cedere la società. Scrive: “Si faccia avanti un fiorentino vero!”, leggiamo: “Vediamo se è in grado di far meglio di noi!”. La vecchia culla della cultura è diventata la “terra di mezzo” del talento calcistico. Prendendo in prestito il titolo di un film – del toscano d.o.c – Leonardo Pieraccioni, la Fiorentina, oggi è “un fantastico via vai”. Fantastico si fa per dire, anche perché ai tifosi di viola è rimasta solo la rabbia!

 

Di Domenico Marcuccilli

Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita al SEO non posso più farne a meno

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