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Un nome, Aleksandar, il cui significato è tutto un programma ma per una volta non dice tutto riguardo le caratteristiche tecniche del nuovo padrone della fascia sinistra giallorossa. Sì perché “uomo che difende” è una delle interpretazioni del nome greco Alexandros, ma non racchiude al suo interno il complessivo valore di un giocatore come Aleksandar Kolarov, settimo rinforzo di mercato della nuova Roma targata Di Francesco-Monchi. Un colpo non esattamente in linea con lo stile del ds spagnolo, in grado tuttavia di rappresentare un’ottima occasione in termini di rapporto qualità/prezzo, garantendo solidità ed esperienza in un ruolo divenuto certamente delicato dalle parti di Trigoria.

Kolarov: il rinforzo d’esperienza per combattere la maledizione

Antidoto per sconfiggere la maledizione della fascia sinistra giallorossa – cominciata con il grave infortunio occorso a Mario Rui durante le prime fasi del ritiro precampionato lo scorso anno, proseguita con il crac di Emerson Palmieri, culminata con il dramma sportivo vissuto dal giovanissimo Luca Pellegrini nell’amichevole con i cechi dello Slovacko – l’arrivo di Kolarov via Manchester City ha colto di sorpresa un po’ tutto l’ambiente, lasciando interdetti i tifosi per via del passato biancoceleste del serbo classe ’85. Tre anni intensi a cavallo tra il 2007 e il 2010, 104 partite con la maglia della Lazio, 11 reti, 9 assist. A portarlo in Italia fu una delle famose intuizioni di Walter Sabatini, allora direttore sportivo del club biancazzurro, che riuscì a bruciare la concorrenza staccando un assegno di 800 mila euro. Un affare rivelatosi clamoroso nell’estate 2010, quando il Manchester City dovette sborsare 23 milioni di euro, cifra che ancora oggi resta la più alta mai incassata dalla Lazio per un suo giocatore. Strapotere fisico, corsa, sinistro violento e preciso. Diamante grezzo da affinare, soprattutto in fase difensiva, Kolarov è cresciuto in modo esponenziale, finendo nel mirino dei migliori club europei. In Inghilterra sette anni di successi (2 Premier League, 1 FA Cup, 2 Coppe di Lega) e delusioni (specie in campo europeo), 267 presenze complessive con i Citizens, 21 reti e ben 37 assist, una costante nella carriera del difensore serbo. Insostituibile per Mancini e Pellegrini, quasi un peso per Guardiola, con cui nonostante la concorrenza di Clichy ha messo assieme 40 partite. Numeri che confermano il valore assoluto di uno dei leader riconosciuti dello spogliatoio del Manchester City, possibili soprattutto grazie all’applicazione di una delle tante idee dell’ex tecnico del Barcellona, che in ventitré occasioni l’ha schierato come centrale difensivo, anche in una linea a tre.

OMNES VIAE ROMAM DUCUNT

Difficile stabilire se l’estro di Guardiola riuscirà in futuro ad allungare la carriera ad alti livelli di Kolarov, nel frattempo tornato al ruolo originario nella città che in qualche modo è nel suo destino. “Omnes viae Romam ducunt” è la frase che il serbo si era fatto tatuare all’altezza del gomito, e che oggi ritorna a suggellare il ritorno in Italia. Manfredonia, Mihajlovic, Fuser, Peruzzi, Muzzi, la lista dei doppi ex di Roma e Lazio è lunga, e non sempre racconta storie a lieto fine. In attesa del ritorno in campo di Emerson, che sta recuperando dopo la rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro, dovrà garantire costanza di rendimento e spinta in fase d’attacco, come imposto dai dettami dell’idea di calcio di Di Francesco. Sguardo da duro, capello brizzolato, volto segnato da mille battaglie sui campi di mezza Europa, Kolarov è pronto alla nuova sfida, nonostante la diffidenza di parte della tifoseria, dovuta solo in parte al suo passato con la Lazio. Del resto, il ricordo di Ashley Cole – arrivato a parametro zero nell’estate 2014 dopo gli anni al Chelsea, capace di mettere assieme soltanto 11 presenze con la maglia giallorossa prima dell’inevitabile rescissione del gennaio 2016 – è ancora stampato nella memoria di tutti, anche se resta davvero difficile fare peggio dell’ex terzino sinistro della Nazionale inglese. Corsi e ricorsi, storie e aneddoti, in grado di rivivere nella sconfinata passione del tifo capitolino, lo stesso in cui anche un ex laziale può rappresentare una preziosa risorsa. A patto ovviamente di lasciare il segno.

Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita al SEO non posso più farne a meno

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