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L’eco del ko rimediato dall’Italia contro la Spagna si fa ancora sentire: addio Mondiali da prima del girone, dopo svariati anni la nostra Nazionale sarà costretta a giocarsi le possibilità di andare in Russia ai playoff. Una sfida che non deve fare troppa paura, perché sicuramente tra tutte le possibili seconde da affrontare l’Italia è la squadra più forte e solida. Una sfida che, però, andava evitata con una partita perfetta al Bernabeu, impianto nel quale invece però venuti fuori tutti i limiti ed emerse tutte le paure di una selezione nazionale ancora in divenire, nel pieno di un progetto ma al tempo stesso in totale confusione riguardo l’identità che dovrebbe tracciare lo stesso.
Nonostante le lacune, negli ultimi giorni si parla soprattutto di una componente che avrebbe mutato il tutto: la sfortuna. Un fattore che però, in tutta onestà, non può e non deve essere considerato come parametro decisivo per il percorso degli Azzurri.

Sfortuna o meno, l’Italia può fare di più: Ventura, ecco cosa non funziona.

Sia chiaro: l’Italia resta una Nazionale forte e prima della sconfitta roboante contro la Spagna aveva giocato un ottimo girone di qualificazione. Ventura peraltro era il C.T. con la migliore media punti nella storia italiana della qualificazioni al Mondiale. Si parlava poc’anzi di sfortuna, quella che teoricamente avrebbe impedito all’Italia di battere la Roja. L’unica vera sfortuna, se vogliamo, può essere stata quella di aver pescato proprio gli spagnoli nel girone. Ma è una sfortuna che proprio la nostra Nazionale si è creata di riflesso, a furia di pessime prestazioni nei tornei degli anni passati, quasi una “sfiga autolesionista” di Tafazziana memoria. Lo stesso Tafazzi avrebbe probabilmente avuto da imparare dall’atteggiamento che il nostro C.T. ha portato avanti contro le Furie Rosse: giocare con un modulo come il 4-2-4 in casa dei padroni del tiki-taka (peraltro con giocatori fuori ruolo) è stato quasi come mandare un manipolo di soldati a morte contro un intero esercito nemico.
A fine gara Ventura si è giustificato spiegando che si è iniziato un progetto e che lo si vuole finire per comprendere cosa si vuole diventare. Tutto molto bello a livello ideale ma la pratica ha mostrato che questo si può fare contro avversarie di livello modesto – magari già contro Israele – e non certo contro la Spagna. Analizzando ad esempio la prestazione di due dei giocatori più criticati, ovvero Insigne e Verratti, si può facilmente notare come entrambi abbiano giocato fuori ruolo, trovandosi così completamente avulsi dal senso della gara. Insigne, nonostante tutto, è riuscito a costruirsi un paio di tiri da fuori mentre Verratti nel centrocampo a due risulta completamente insufficiente e spesse volte è stato umiliato da Isco e Iniesta nel corso della partita. Se Ventura vorrà davvero valorizzare questi calciatori e renderli decisivi anche contro le grandi squadre, un cambio di modulo (magari un 4-3-3) sembra essere l’unica soluzione plausibile.

Baciati dalla sfortuna?

Nonostante tutto, comunque, non solo il C.T. ha posto l’attenzione sul fattore della poca fortuna. Anche il suo ex pari ruolo Arrigo Sacchi ha parlato di sfortuna riferendosi al fatto che ormai i top club sono pieni di stranieri. Una considerazione giusta ma che non può fungere da giustificazione perenne per ogni sconfitta importante a cui l’Italia va incontro. Adesso l’importante sarà ottenere almeno il pass per i playoff, un’impresa di certo non impossibile data la qualità della Nazionale. Ben vengano il progetto e il coraggio ma quando qualcosa non va meglio prendersela con sé stessi. Perchè la fortuna è cieca ma la sfiga, come si sa, ci vede benissimo.

Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita al SEO non posso più farne a meno

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