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Non siamo ancora arrivati ad una lunghezza di stagione tale da poter tacciare la mancanza di gol per un attaccante come un’onta tremenda difficile da scacciare. Dopo dodici giornate di campionato è però lecito aspettarsi, da un parte o dall’altra, verdetti sullo stato di forma dei protagonisti della Serie A. In fondo, ogni anno la storia si ripete: sorprese inattese, conferme importanti ma soprattutto giocatori deludenti, che non hanno saputo mantenere le aspettative di inizio stagione. Quello degli attaccanti poi è un mondo complesso e sotto una lente di ingrandimento costante. Per una punta la questione principale è solo una: segnare. Non farlo equivale spesso al fallire il proprio obiettivo. C’è da dire che quest’anno i numeri degli attaccanti sono molto positivi: tutti i giocatori offensivi con un minimo di 10 partite giocate hanno siglato almeno un gol. Molti sono però i protagonisti mancati di questo inizio di torneo: ne abbiamo scelti 5 (più uno “bonus”), analizzandone momenti e contesti di squadra.

Cinque attaccanti che ancora non hanno segnato in Serie A (e perché non l’hanno fatto)

Alessio Cerci

In assoluto il meno attaccante – di fatto è un esterno d’attacco – tra i calciatori presi in considerazione, Cerci arrivava a Verona con la fama di calciatore che aveva sprecato le due grandissime opportunità che la carriera gli aveva concesso, quelle con Atletico Madrid e Milan. Completamente assente in Spagna, estremamente fallace a Milano, Cerci necessitava di una piazza ambiziosa ma relativamente tranquilla per ripartire, una squadra nella quale magari potesse risultare come l’uomo di punta o quantomeno con il maggior tasso tecnico. Probabilmente sulla carta è ancora così ma per adesso l’ex giocatore di Torino e Fiorentina non è ancora andato a segno, anche a causa di una non eccellente manovra offensiva di squadra. D’altronde Pecchia, sin dalla prima partita, ha sempre affermato come il massimo campionato sia molto diverso dalla cadetteria, giustificando la sua necessità di restare più coperto. In altre parole, ha voluto mettere subito in chiaro la volontà di giocare soprattutto all’italiana, dunque nell’equilibrio ormai storico tra difesa e contropiede. Cerci attualmente ha una media voto di 5,72 (quindi non sufficiente) accumulata dopo 9 partite. Ha fatto un assist nella partita pareggiata contro il Torino e questo è stato l’unico bonus regalato ai fantallenatori che hanno scelto di credere in lui. Perché non segna? Fondamentalmente, come dicevamo prima, perché non è un attaccante puro. O meglio, vorremmo che fosse solo questa la motivazione. Perché Cerci in queste partite ha sì giocato da laterale a centrocampo e in attacco ma anche da seconda punta, senza però mai convincere del tutto. I suoi movimenti sono diventati ormai leggibili per le difese avversarie e il wannabe Robben, avendo anche perso la velocità di un tempo, risulta decisamente meno impattante che in passato. L’unica soluzione per ovviare a questa mancanza di reti sarebbe quella di farlo giocare più vicino alla porta ma sembra che il tecnico dell’Hellas non abbia questa necessità, soprattutto perché può vantare due attaccanti comunque validi nel ruolo di prima punta come Kean e Pazzini.

André Silva

andré silva calhanoglu

Fonte: twitter @hakanc10

Il più giovane e il più giustificabile. Pagato dal Milan a peso d’oro per un presente importante ma soprattutto un futuro radioso, fino ad ora non ha ancora dimostrato di sapersi adattare perfettamente al calcio nostrano. Se in Europa League reti e prestazioni sopra la sufficienza sono arrivate non si può dire lo stesso per il campionato: Montella, che evidentemente non lo vede ancora pronto a battagliare contro le difese italiane, lo ha utilizzato col contagocce sia sotto l’aspetto delle presenze che del minutaggio. Tra i calciatori tenuti in considerazione è infatti quello che ha giocato di meno (solo 4 partite) mantenendo però la media voto del 6 pieno, la migliore del sestetto. Le qualità sono evidenti e prima o poi il ragazzo esploderà, sicuramente non lo ha aiutato l’aria di eccessiva tensione e di necessaria rivoluzione aleggiante nel club rossonero. Inoltre, André Silva paga certamente anche l’hype venutosi a creare per il suo arrivo al Milan: quando persino Cristiano Ronaldo ti considera un suo protetto vuol dire che evidentemente vali qualcosa (anche se Ronaldo è anche uno dei migliori amici di Miguel Veloso, e tutti abbiamo visto com’è andata a finire con lui). L’assenza di gol è quindi da ricercare soprattutto nel poco utilizzo ma anche nella manovra offensiva non proprio esaltante del Milan: nel gioco di Montella la prima punta regge quasi da sola il peso dell’attacco, giocando spesso di sponda per esterni e trequartisti. Silva non possiede caratteristiche del genere e dovrà assimilarle per integrarsi nel calcio dell’ex tecnico di Catania e Fiorentina, a meno di altri cambi di modulo e filosofia.

Mattia Destro

Il rendimento del Destro degli ultimi anni sembra piuttosto costante, nel senso che in ogni stagione riesce spesso a scontentare quasi tutti i suoi sostenitori. Rimasto al Bologna con la volontà di rendersi utile, sta pian piano perdendo il posto da titolare per via di una combo letale: infortuni + Palacio. Troppi guai fisici ma soprattutto grande esperienza e voglia di riscatto per l’ex attaccante dell’Inter, desideroso di mostrare che i vecchietti sanno ancora dire la loro. I problemi di Destro si riflettono tutti sulla sua media voto, un disastroso 5,5 in 7 partite di Serie A. La via del gol non dovrebbe essere difficile per uno come lui ma Donadoni sembra orientato a mantenere un 4-3-3 con il falso nueve Palacio (o con Petkovic) se non a cambiare spesso il modulo in un 4-2-3-1, uno schema relativamente nuovo per Destro. La sensazione è che, tra gli attaccanti del Bologna, il ragazzo sia sicuramente quello meno in forma e meno in fiducia. Invertire la tendenza è possibile ma stavolta potrebbe essere più dura del previsto.

Gregoire Defrel

La situazione di Defrel è molto singolare. Arrivato finalmente in una grande squadra dopo anni di buone prestazioni in club di medio-basso rango, è stato quasi subito beccato dai tifosi della Roma per la sua poca freddezza sotto porta e i tanti errori in fase d’appoggio. Di Francesco ha insistito molto per portarlo nella Capitale e conoscendolo pretende da lui il triplo del lavoro voluto dagli altri. Ad oggi le partite di Defrel con la Roma non sono state molto incoraggianti: gol sbagliati, qualche fischio preso e soprattutto molti acciacchi fisici, anche se non di gravissima entità. Di base bisogna però tenere conto di come Defrel non sia una punta pura ma abbia spesso giocato, sia al Cesena che al Sassuolo, da ala destra o addirittura trequartista. Inoltre l’agguerrita concorrenza romana – Dzeko su tutti ma anche Perotti, El Shaarawy e da ieri Gerson – non gli ha reso proprio facile l’inserimento in rosa. E non è un caso, dunque, che Defrel abbia la peggiore media voto tra gli attaccanti presi in considerazione: 5,42 su 5 partite giocate.

Gianluca Lapadula

Lapadula, Italia

Fonte: @NubeDeportes

Questo è forse il caso più eclatante di tutti. Una buonissima stagione al Milan, la nuova proprietà che lo scarica non ritenendolo materiale di primo pelo, la possibilità di esplosione totale in un club glorioso come il Genoa. Le buone premesse c’erano tutte, Lapadula era il candidato principale a diventare l’attaccante rivelazione del campionato. I numeri, però, dicono altro: media di 5,7 in 5 partite, un infortunio che ne ha frenato lo slancio, tanto movimento ma anche non molta precisione sotto porta (come visto anche nel Derby della Lanterna). Lapadula può essere il fulcro offensivo del Genoa ma ora bisognerà capire come il nuovo allenatore – che dovrebbe essere Ballardini – deciderà di schierare la squadra in campo. Lapadula è abituato soprattutto a giocare con un compagno di reparto ma al Milan, da prima punta solitaria, si è comunque fatto valere. Certamente il suo digiuno dipende anche dal terribile momento di squadra ma finora il calciatore non si è saputo ergere da leader in mezzo al campo: un passo necessario per prendere in mano il Genoa e tornare a segnare per dimostrare, ancora una volta, di valere la Serie A.

Bonus: Diego Farias

In molti potrebbero pensare a un nome inserito quasi per caso. La verità però è che Diego Farias nella stagione scorsa ha segnato 7 gol in 20 partite, dando un grosso contributo alla salvezza del Cagliari, mentre adesso in 10 match non è ancora riuscito a timbrare il cartellino. Anche per lui media voto sul 5,7 e la consapevolezza di poter fare molto di meglio nonostante la concorrenza e un po’ di assestamento dopo un cambio di tecnico che sta comunque iniziando a portare dei frutti positivi. Da jolly offensivo che può svariare su ogni lato dell’attacco Farias rappresenta una mina vagante. Che però va azionata, altrimenti si tratterà di tempo perso e le difese avversarie continueranno a dormire sogni tranquilli.

Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita al SEO non posso più farne a meno

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