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All’età di ventuno anni solitamente i ragazzi frequentano l’università o se non hanno un lavoro, si impegnano nel trovarne uno. Al massimo qualcuno sceglie di vivere all’estero e continua la sua esperienza di vita fuori dal proprio Paese. Solo pochi eletti a poco più di vent’anni capita di essere pagati per correre dietro a un pallone e poco importa se questo vuol dire meno discoteca e niente fast food: il mestiere più bello del mondo è una realtà che si concretizza solo in poche e fortunate occasioni. Vivere con addosso le pressioni di una star, il dover sostenere rimproveri e responsabilità fuori dall’ordinario può intralciare il processo di crescita di molti giovani calciatori, che magari, inizialmente, sembravano aver superato quello scoglio così grande chiamato celebrità. Ci sono casi di intoppi clamorosi in tutti i campionati, e puntualmente, la critica mediatica si divide in chi prende le difese del ragazzo giudicando l’età troppo precoce per determinati palcoscenici oppure gli si oppone aspramente attaccando i suoi procuratori e chi incaricato di farlo giocare. Ad ogni modo, scegliere la via del calcio è difficile per un ragazzo anche se rimane comunque un bel sogno; tutto sta nel saper avere la testa sulle spalle e calarsi nella mentalità fin da subito, un concetto che a molti non è stato molto chiaro e che ha portato le “future star” a intraprendere percorsi alternativi.

Baby fenomeni: quel Gabigol così bravo …

In un intrigo internazionale in cui si destreggiarono Manchester United, Inter e Real Madrid, l’acquisto neroazzurro di Gabigol è stato talmente tanto esaltato in Italia che tutto poteva essere tranne che una meteora. Vent’anni, fisico robusto ma in evoluzione, un curriculum che preludeva a un futuro da Pallone d’oro: ovviamente non mancarono i paragoni con l’altro ex Santos Neymar, una proporzione che doveva in qualche modo giustificare i trenta milioni di euro spesi da Suning per l’attaccante brasiliano. Era l’agosto del 2016, eppure spostando le lancette in avanti di un anno si ritrova Gabigol presentato al Da Luz di Lisbona con la maglia del Benfica. Ma come, non era all’Inter ? Purtroppo con i neroazzurri di Milano Gabigol non è andato oltre una rete in campionato e nove presente totali: uno score da aggregato della Primavera più che il rendimento di un baby fenomeno da trenta milioni. Accolto come una star e giunto a Malpensa con tanto di bodyguard e famiglia, Gabriel Barbosa ha prima sofferto l’approccio iper passionale e da divo nella Milano calcistica lamentando problemi di inserimento e poi, dopo le prime presenze, divenne palese che Pioli non era incapace di capirne le qualità, anzi era il ragazzo a non riuscire a esplodere nelle gerarchie dell’Inter. Il prestito in Portogallo è stata la soluzione scelta per ovviare alla grottesca situazione del brasiliano in Italia, eppure, oggi le cose non sembrano andare meglio. Gabigol con il Benfica è sceso in campo quattro volte in tutte le competizioni dei lusitani, segnando un solo gol in Coppa di Portogallo. E’ evidente che i video su You Tube e i numeri da circo del campionato brasiliano abbiano imbambolato un po’ troppo i dirigenti europei rifilando in verità un giocatore insicuro di se e che non sembra, apparentemente, in procinto di integrarsi con le difficoltà dei campionati europei.

Odegaard, Sanches e Inheanacho

Quando il Real Madrid ti cerca non ha senso non rispondere, nemmeno se si è infortunati: la chiamata del club più ricco e famoso del mondo non può essere qualcosa di ordinario. L’occasione è toccata a Martin Odegaard, che non ci ha pensato due volte prima di dire di si al Madrid e farsi acquistare dai Galacticos per quindici milioni di euro. Il suo arrivo in Spagna è stato sponsorizzato in lungo e in largo dai media castigliani e per loro, senza ombra di dubbio, il ragazzo era stato pagato tanto ma era comunque promettente. Oggi Odegaard gioca titolare nell’Herenveen, in Eredivieise, e a quanto pare sta facendo meglio di come era andata a Madrid. Zidane lo ha allenato nel Castiglia, la formazione di B del Real, e lui stesso ha dichiarato come le prestazioni del giovane non fossero all’altezza. Il ragazzo si allenava costantemente con la prima squadra, quella di Ronaldo e Ramos, eppure quando scendeva con i pari età sfigurava e non poco. Il prestito, al contrario di Gabigol, pare gli abbia fatto bene e oggi sembra già un giocatore più maturo e responsabile di quello che era apparso incolore a Valdebebas. Spostandosi a Swansea, nel Galles del Sud, si trova invece uno dei nomi più implorati e adorati della recente sessione di calciomercato: Renato Sanches. La nuova icona in stile Seedorf aveva vinto da protagonista l’Europeo con il Portogallo insieme a Cristiano Ronaldo ma alla fine, nonostante l’acquisto da parte dei bavaresi, l’esperienza di Sanches in Germania è stato un fiasco. In un anno di Bayern Monaco il giovane centrocampista ha giocato solo diciassette volte senza mai segnare, e dopo le aberranti prestazioni nelle amichevoli estive, Rummenigge ha deciso di traslarlo in prestito verso una situazione calcistica più tacita e meno complessa di quella dell’Allianz Arena: lo Swansea. L’ambientamento in Premier League non è stato facile e per ora i gettoni del portoghese in Galles sono soltanto cinque. Certo la situazione in classifica non è delle migliori dato che i Cigni sono diciannovesimi, eppure, il ragazzo è sicuramente molto più disteso e lontano dai riflettori di quando era a Monaco, dove la pressione della stampa e l’onere dei trentacinque milioni di euro spesi per il cartellino schiacciavano pesantemente la crescita del giovane centrocampista. Sempre parlando di grandi club impossibile non citare il caso di Kelechi Ihneanacho, giovane bomber nigeriano del Manchester City in prestito al Leicester. Alla prima stagione da convocato dal City Inheanacho sembrava veramente in procinto di esplodere con ben venticinque presenze complessive e ben quattordici reti considerando anche le Coppe. Poi venne Guardiola e tutto cambiò: quel trentacinque si trasformò in ventotto e i quattordici gol si ridussero a sette. Not bad, certo, eppure i risultati erano insufficienti per Pep Guardiola che spinse per un suo prestito fuori dalla contea di Manchester; se l’è preso il Leicester confidando che quei gol e quelle giocate che avevano tanto esaltato il ragazzo alcuni mesi fa si potessero ripetere al King Power Stadium. Invece, Inheanacho ha raccolto sono nove gettoni in tutta la stagione mentre i gol sono fermi a zero. Uno score indegno per un giocatore da cui la dirigenza si sarebbe aspettata molto di più, e alla fine, il nigeriano rischia di diventare più un peso che un vantaggio per l’organico del Leicester. Il campionato è lungo, ma ancora, nessun grido di gioia per Inheanacho.

Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita al SEO non posso più farne a meno

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